In viaggio a tempo indeterminato/79: un picnic in mezzo ai monti del Nepal

Stavamo camminando da ormai 8 ore, con due cani che avevano deciso di fare quel tratto di strada con noi.
Un sali e scendi tra le colline, con i campi di riso e le nuvole sullo sfondo a coprire le montagne.
Eravamo un po' stanchi ma allo stesso tempo felici perché ormai mancava poco, non più di due ore.
Da un lato del sentiero sentiamo urlare "Hello, Hello!!" accompagnati da risate e battiti di mano per attirare la nostra attenzione.
Ci fermiamo e ci guardiamo attorno, finché sedute in mezzo all'erba, all'ombra di alcuni alberi, non notiamo alcune sorridenti signore.
Saranno 7 o 8 ma non capiamo bene cosa stiano facendo perché il sentiero su cui ci troviamo è in basso, mentre loro sono accampate su una specie di collinetta.
Con la mano ci fanno segno di avvicinarci e intanto ci urlano "Come here! Come here!"
Ci guardiamo un attimo perplessi senza sapere bene cosa fare.
Poi ci facciamo conquistare dal loro sorriso e dalla loro allegria e decidiamo di avvicinarci.

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Le signore sedute tra l'erba stanno facendo una specie di picnic. Pentoloni, thermos, piatti e bicchieri, hanno tutto l'occorrente.
"Eat! Khana! (mangia) ci urlano in un mix tra nepalese e inglese.
Siamo un po' preoccupati perché negli ultimi giorni il cibo nepalese ci ha fatto qualche scherzetto e il nostro intestino ancora deve riprendersi.
Ma non sappiamo davvero come declinare l'invito con tutti quegli occhi e quei sorrisi puntati addosso.
Così ci sediamo e dopo un'attenta e ponderata riflessione decidiamo che sarà Paolo a sacrificarsi e io mi concederò solo del tè.
Due minuti e nelle mani di Paolo compare un piatto pieno di una specie di insalata fatta con croccantini tipo patatine e verdure varie tra cui piselli, cipolle ed erbe. È ovviamente piccante, ma volendo si può aggiungere altra salsa. Paolo assaggia, io trattengo il fiato sperando di non dover chiamare subito il numero dell'assicurazione medica.
Le signore lo guardano e... "it's very good! È buono!" E tutti scoppiamo in una risata fragorosa.
Ci offrono anche del liquore fatto in casa ma quello riusciamo a rifiutarlo... ecco spiegato il motivo di tutte quelle risate!
Chiediamo se lavorano nei campi, mimando il gesto perché nessuno parla inglese. 
Annuiscono e invitano Paolo a provare a zappare.
Applauso per la sua performance alquanto scadente e altra serie di risate fragorose.
Stiamo ancora qualche minuto prima di salutarle e ringraziarle per quel picnic improvvisato.
Ci rimettiamo in marcia tra quelle colline, con il sorriso stampato in faccia per quell'invito e quella gentilezza inaspettati. Avevano poco ma l'hanno condiviso con noi e ci sentiamo grati, onorati, felici... qualcuno anche un po' preoccupato per i possibili effetti collaterali!

Il gesto di quelle signore ci ha riportato alla mente tutti gli episodi di generosità inaspettata che abbiamo vissuto in questi 500 e più giorni in viaggio.
E così nelle ultime ore di cammino verso Dhulikhel, ci siamo messi a ripensare a quei due signori sulla settantina che senza che chiedessimo nulla ci hanno accompagnato con la loro auto dalla stazione degli autobus al nostro hotel a Malacca, in Malesia.
A bordo di quel l'auto più vecchia di noi, con musica anni 70 in sottofondo, abbiamo parlato della città, dei suoi festival e dell'Italia che "il calcio non è più quello di una volta".
Poi ci siamo ricordati della signora Suon, in Vietnam, che ogni sera ci invitava alla sua sontuosa "family dinner" facendoci sentire come a casa e coccolandoci come una mamma a suon di piatti prelibati.
Abbiamo parlato di Annamaria, un'italiana trapiantata in Nepal che nel suo ristorante a Kathmandu ci ha offerto una pizza e un tiramisù, ma soprattutto ci ha raccontato la sua storia che dalla paralisi l'ha portata a rinascere tra questi monti.
E poi ci sono stati Mallika e Tom che ci hanno offerto un divano a casa loro per tre notti in Thailandia e ci hanno fatto scoprire da vicino la vita della loro famiglia.

E poi ce ne sono stati talmente tanti di gesti di generosità in questi 500 giorni che alcuni neanche li ricordiamo.
Chi ci ha offerto del cibo, chi ha pagato per noi un caffè, chi ci ha aiutato a trovare un posto per dormire, chi ci ha fatto da interprete, chi ci ha prestato il telefono per fare una telefonata, chi ci ha dato un passaggio, chi ci ha fatto una carezza o regalato un sorriso quando ci ha visto seduti distrutti su una panchina...
E all'inizio non eravamo abituati perché, parliamoci chiaro, questa generosità per noi è qualcosa di strano e inusuale.
Ma il fatto che così tante persone abbiano aiutato due sconosciuti incontrati per caso, che arrivavano da chissà dove, che parlavano una lingua diversa e dall'aspetto per loro esotico ci ha sempre scaldato il cuore e fatti sentire parte di un'unica grande famiglia. 

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Angela & Paolo
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