In viaggio a tempo indeterminato/73: Varanasi, un pugno allo stomaco
"Dovete andare a Varanasi"
"L'essenza dell'India è tutta lì"
"È il posto più pazzesco del mondo!"
Queste frasi ce le avranno ripetute centinaia di volte da quando siamo in India.
VIDEO
Quando arriviamo a Varanasi fa davvero caldo e il traffico riempie le strade.
I clacson e i "tuk tuk sir" echeggiano insistenti nell'aria.
Siamo un po' stanchi dopo una notte sul treno passata a dividere un posto solo in due e quell'afa e quello smog ci colgono impreparati.
Troviamo l'hotel a cui avevamo telefonato ieri per prenotare. Meno di 4€, la camera non è un granché ma è pulita e sul balcone, appese alle ringhiere, ci saranno almeno una decina di scimmie.
Appena ci notano, si mettono a fissarci come a voler dire "che ci fate a casa nostra?!?".
Una doccia veloce e usciamo... siamo troppo impazienti di scoprire questa città.
Temerari attraversiamo quelle strade trafficate che tra motorini, biciclette, mucche, carretti, macchine, tuk tuk sembrano un percorso a ostacoli.
Dopo circa mezz'ora ora talmente intensa da sembrare giorni, raggiungiamo i ghat.
Sono delle enormi scalinate che conducono a lui, il fiume Gange.
Di nuovo, quel fiume sacro che avevamo lasciato limpido e fresco 1000 km fa, qui ha un colore e un aspetto diversi.
Il fondo non si riesce più a vedere e anche l'odore non è per niente piacevole.
In compenso,le persone si comportano esattamente come fossero ad Haridwar dove il fiume era pulito e scorreva veloce.
Si immergono, si bagnano, donano fiori e qualcuno la beve anche quell'acqua!
A Varanasi di ghat ce ne sono un centinaio.
Alcuni imponenti e con enormi strutture color terra, altri più piccoli e con templi minuscoli per pregare.
Ma la particolarità di Varanasi sono i burning ghat, le scalinate su cui avvengono le cremazioni dei corpi.
Morire a Varanasi, per gli indù, è una vera "fortuna".
Terminare la propria vita terrena in questa città vuol dire interrompere il ciclo di reincarnazione dell'anima e raggiungere così la pace eterna.
Siamo stati ore seduti ad osservare questo rito e al solo pensiero ancora ci viene la pelle d'oca.
Decine di persone portano in corteo la salma avvolta in teli arancioni e trasportata su portantine di bambù.
Arrivati al Gange, la immergono nelle acque del fiume sacro e poi la adagiano su una catasta di legna.
Uno dei parenti, in genere il figlio maggiore, compie alcuni giri attorno al corpo, recitando preghiere e poi viene dato fuoco al primo legno.
È davvero impressionante assistere a queste scene ed è difficile per noi spiegare cosa abbiamo provato.
La prima reazione è stata quella di non guardare e girare la testa altrove.
Ma poi un misto tra curiosità e la sensazione di mancare di rispetto voltandoci, ci hanno fatto rimanere lì ad osservare.
Centinaia di cremazioni avvengono ogni giorno a Varanasi. Tutte in silenzio perché le lacrime e la tristezza dei parenti impedirebbero all'anima di raggiungere quello che noi definiamo paradiso.
Tutto si svolge lì, su quelle scalinate, tra le mucche e le capre che sembrano non accorgersi di cosa stia succedendo.
I corpi vengono lasciati bruciare e solo dopo due ore circa, i familiari tornano per raccogliere le ceneri e spargerle nella madre Ganga che le porta via verso una nuova esistenza.
Assurda... questa Varanasi è davvero assurda.
Ci abbiamo messo del tempo a riprenderci dalla visita ai burning ghat.
Abbiamo camminato tanto su quelle scalinate pensando alla vita, a quanto sia breve, al fatto che qui siamo solo di passaggio.
E mentre la testa vagava, lo sguardo impazziva e si perdeva ad osservare tutta quella vita.
Da un lato il Gange.
Dall'altro gli edifici.
Infine le persone, i fedeli, i turisti, la gente del posto.
E poi dei personaggi davvero particolari, i Baba o Sadhu.
Hanno lasciato tutti i loro beni e vivono come eremiti su queste scalinate.
Nudi, con il corpo ricoperto di cenere bianca, se ne stanno seduti con le gambe incrociate a fumare droghe.
È difficile capire cosa facciano qui.
Ci sono storie più o meno vere su queste figure.
Qualcuno dice che ci sia addirittura un italiano tra loro.
Altri dicono che si coprirebbero il corpo con le ceneri delle cremazioni.
E poi c'è chi dice che sull'altra sponda del fiume vivano i "Baba neri" che sotto l'effetto di droghe si ciberebbero dei resti non completamente bruciati dei corpi.
Varanasi è stata un'esperienza forte.
È stata un pugno allo stomaco.
È stata la morte sbattuta in faccia.
È stata la vita che ti travolge.
Dovevamo venirci, qui a Varanasi, perché senza di lei sarebbe mancato un pezzo a questa nostra esperienza in India, nel mondo, nella vita.
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