In viaggio a tempo indeterminato/66: un tuffo nel passato a Bundi

E chi l’aveva mai visto come si riempie a mano un materasso? Noi, in 30 e più anni, non l’avevamo mai visto fare. Ma poi siamo arrivati a Bundi, una piccola cittadina nello stato del Rajasthan. E come per magia ci è sembrato di fare un viaggio indietro nel tempo. Tra le viette del centro che conducono all’imponente e maestoso forte, abbiamo scoperto delle piccole botteghe di artigiani.



Così, ci siamo immaginati cosa volesse dire vivere nel passato, che poi in questa cittadina dell’India in realtà è il presente. Ecco una giornata tipo a Bundi.

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La mattina ci svegliamo di buon’ora grazie al “melodioso” canto che proviene dal tempio indù in fondo alla strada. Una giornata in India non inizia bene senza un chai, il tradizionale tè speziato. Così ci dirigiamo nel piccolo negozietto che lo vende. Il rumore del latte che bolle sul fuoco, le chiacchiere degli altri clienti e sulla strada un via vai di moto, con tanto di brocche dorate attaccate ai lati. Consegnano il latte in tutta la cittadina sfrecciando e suonando il clacson... Altro che “fatti mandare dalla mamma a prendere il latte...”, qui a Bundi te lo consegnano a domicilio! Finito il chai, ci incamminiamo per le vie del colorato bazar tra le case dalle mura rosa e blu.



Un rumore attira la nostra attenzione più degli altri. E’ un suono continuo, un martellare incessante e costante... Ci avviciniamo come fosse un richiamo e noi fossimo ipnotizzati. E ci troviamo davanti degli artigiani che incidono quei vasi di latta che servono per consegnare il latte. Stanno seduti dentro degli stanzini un metro per un metro e non alzano mai la testa dal loro lavoro, concentrati e attenti ad ogni martellata. Ma non sono gli unici a fare rumore... pochi passi e un altro signore è intento a tirare colpi. Questa volta a un blocco di argento che prima sembra invincibile ma che a poco a poco si spezza trasformandosi in due piccoli lingotti. Quanto deve essere fastidioso abitare in questa via... Tutto questo martellare alla fine fa decisamente rimpiangere il suono dei clacson! Continuiamo a camminare per i vicoli con i tamburi e la musica di un matrimonio in sottofondo. Chi ha detto che “il silenzio è oro” era sicuramente stato in India! Raggiungiamo il mercato della verdura, con la merce esposta in modo ordinato e preciso su dei banchetti di legno o direttamente su dei teli a terra.



E tra una pila di carote e una cesta di piselli, notiamo delle signore che incollano brillantini su dei bracciali. Fanno sciogliere leggermente la plastica su del carbone ardente e poi incollano uno a uno quei piccoli specchietti che sembrano brillanti. Le donne qui li amano moltissimo e ne indossano una ventina per braccio. Dopo la verdura e la bigiotteria ecco che compaiono i calzolai. Seduti sui marciapiedi, riparano le suole delle scarpe con pezzi di pneumatici. La gente fa la coda e attende il suo turno per trasformare delle vecchie scarpe rotte in nuove e fiammanti calzature. Pochi passi ed ecco che compaiono i sarti. Sono tutti uomini e stanno seduti dietro delle bellissime macchine da cucire a pedali. Quel gesto e quel rumore ci riportano immediatamente alla nostra infanzia, quando la nonna ci sistemava l’orlo dei vestiti con quella stessa macchina.



Ma in India, neanche il tempo di fermarsi e lasciarsi avvolgere dai ricordi, che subito succede qualcosa di inaspettato... Come notare delle dentiere messe in esposizione in un banchetto a lato della strada... Perché?!? Cosa ci fanno lì?!? La gente si fa fare la dentiera mentre aspetta l’autobus? Ecco, una risposta a queste domande non l’abbiamo trovata. Ma alla fine è giusto così. Ormai abbiamo capito che in India certe cose è meglio che rimangano misteri irrisolti!

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Angela e Paolo
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