Lecco: posate due ''pietre di inciampo'' alla memoria dei partigiani Pietro e Lino Ciceri

I famigliari di Lino e Pietro Ciceri

Posate questa mattina, domenica 27 gennaio, in occasione della giornata della memoria le prime due "pietre di inciampo" della città di Lecco. Le due piccole opere sono state installate in via Resegone ad Acquate, davanti al civico 16, dove hanno vissuto Pietro e Lino Ciceri, due personaggi importanti della resistenza lecchese. A ricordare la loro storia è stato il presidente dell'Anpi Enrico Avagnina, che ha raccontato alle tantissime persone intervenute la storia di una famiglia, la famiglia Ciceri, che a Lecco fin da subito "ha scelto da che parte da stare".

Il sindaco Virginio Brivio

Eva Dante, studentessa

I fratelli Vera Ciceri, partigiana, classe 1904, e Pietro Ciceri classe 1892, fin da giovanissimi hanno lavorato nelle dure condizioni della officine metallurgiche di Laorca, Malavedo e Castello dove hanno maturato una coscienza di classe che li porterà a scegliere di partecipare alla lotta per migliorare le condizioni di lavoro e di vita dei più deboli, per difendere i diritti dei lavoratori. Per Pietro, operaio della Badoni, la scelta antifascista lo porterà a partecipare, all'età di 52 anni, agli scioperi del marzo 1944 per il pane e per la fine della guerra, e la repressione per mano dei repubblichini asserviti all'occupante tedesco lo destinò della deportazione insieme ad altre 26 operaie ed operai lecchesi. In 19 hanno perso la vita, Pietro Ciceri morì il 4 gennaio 1945 a Gusen.

"Ma il sacrificio e l'impegno morale di questa famiglia non si limita a questa generazione che conobbe fin dal suo sorgere la repressione del regime fascista" ha continuato Avagnina. Lino Ciceri, figlio di Pietro e Maria Pozzi, nato nel 30 luglio 1923 ad Acquate, nel mese di ottobre del 1943 sceglie subito da che parte stare e raggiunge la brigata Pisacane ai Piani d'Erna accanto alla zia Vera.

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Prenderà parte ad alcune azioni di sabotaggio a danno delle forze armate fasciste, distruggendo una radiotrasmittente e catturando diversi prigionieri, partecipando alla liberazione di alcuni italiani ad Arcore. Dopo la battaglia dei piani d'Erna contro le forze naziste fu costretto a riparare in Valtaleggio e fu arrestato il 23 febbraio 1944 a Lecco dalla guardia nazionale repubblicana e trasferito al carcere di San Vittore a Milano, fu poi mandato al Campo di concentramento di Fossoli dove fu fucilato il 12 luglio del 1944 con altri 66 antifascisti, tre dei quali lecchesi.

Don Davide Milani

Enrico Avagnina di Anpi

"Quello che poniamo oggi - ha aggiunto il presidente dell'Anpi - è un tassello in più del museo diffuso che ormai ci vede impegnati da alcuni anni in collaborazione con i musei civici nella posa di targhe storiche e didattiche sui luoghi rappresentativi della Resistenza lecchese. Acquate con la sua fisionomia di quartiere operaio e popolare alle pendici delle montagne, primo rifugio dei partigiani, ed è un luogo impregnato di memoria. Oggi non solo ricordiamo l'impegno di resistenti ma prima di tutto queste genti: questi sono i dati storici, le memorie di inciampo sono degli oggetti, che chiamano però i soggetti ad un atto di memoria e ad una scelta. La loro parziale invisibilità rispetto alla tradizione della monumentalità mi riporta alla mente il significato del luogo vuoto: ci indica il nostro posto. Questo giorno della memoria accade in un periodo alquanto triste e il mio augurio è che questa giornata non perda di significato ma riallacci fascismo e nazismo alle loro origini violente e persecutorie verso tutte le minoranze".
Alla cerimonia era presente anche l'artista tedesco Gunter Demnig, ideatore del progetto di respiro internazionale "Stolpersteine", che ha posato personalmente le due pietre e spiegato come l'inciampo non è fisico ma visivo e mentale, perché la piccola lucente targa in ottone incastonata nel selciato costringe chi passa a ricordare gli eventi della storia, intrecciando così il passato e il presente, la memoria e l'attualità. Non hanno fatto mancare il loro sostegno a questa importante iniziativa le autorità. Il sindaco Virginio Brivio ha sottolineato come "iniziative come queste facciano vedere che questi fatti sono accaduti, e come di fronte a dei fatti tragici delle persone hanno deciso da che parte stare. In questi anni a Lecco nelle tante vie dedicate a persone o eventi che riguardano la resistenza, con l'aiuto delle scuole e dell'Anpi, abbiamo messo dei pannelli informativi e attivato percorsi nuovi. Oggi è una tappa diversa: poniamo queste pietre nei luoghi dove queste persone hanno abitato, dove sono state tolte dal loro contesto. Da questa dimensione del conoscere le testimonianze possiamo ricavarne tanta volontà di riproporre quei valori, oggi più ancora che nei primi anni del dopoguerra".

Il consigliere provinciale Luigi Comi

Dopo aver ringraziato l'ex assessore all'Istruzione Salvatore Rizzolino, che assieme all'Anpi di Lecco e alla scuola media Don Ticozzi, aveva immaginato questo percorso, la parola è andata a don Davide Milani: "Il segno che è appena stato posta nella terra in greco si chiama ‘scandalon' e vuol dire proprio pietra di inciampo. Auguro a tutti i lecchesi che passando da qui possano inciampare e perdere l'equilibrio davanti a questa pietra, che possano provare scandalo davanti a persone che hanno sofferto perché appartenevano ad un popolo. Ancora oggi abbiamo tanti motivi per provare scandalo, perché ancora oggi ci sono tante persone che vengono perseguitate e soffrono. Non dobbiamo perdere la memoria e dobbiamo avere ancora oggi il coraggio di provare scandalo davanti a tutto questo che ci deve ancora indignare".

Gunter Demnig, artista e creatore delle pietre da inciampo

A chiudere il momento istituzionale il consigliere provinciale Luigi Comi che ha ricordato come sia ancora oggi necessario "allontanare i rigurgiti nazisti e fascisti che in Europa continuano ad esistere. Dobbiamo riprendere i principi della Costituzione: la solidarietà, il rispetto della persona e della sua dignità, l'accoglienza e l'integrazione. Se facciamo tutti quadrato attorno a questi valori avremo tutti un futuro migliore e più sereno, per noi e per i nostri giovani".
E sono stati proprio i giovani a chiudere l'intenso momento ad Acquate sulle note di Bella ciao: le classe 3°E, 2°B e 2°F della scuola media don Giovanni Ticozzi hanno infatti partecipato attivamente al progetto, attraverso un percorso di studio e conoscenza che li ha portati fin qui stamattina, dove una studentessa, Eva Dante, ha letto alcune delle lettere che il giovane Lino Ciceri scrisse dalla prigionia alla mamma Maria e alla fidanzata Agnese.
Manuela Valsecchi
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