In viaggio a tempo indeterminato/53: il rito delle ceneri in mare

Varkala è una piccola cittadina del Kerala, sulla costa ovest dell'India.
La raggiungiamo dopo aver cambiato 4 autobus e aver camminato 2 km con i nostri zaini in spalla.
Un'enorme scogliera rossa, la spiaggia dorata e il mare ci danno il benvenuto.
Ma troviamo anche caffè, ristoranti con cucine da tutto il mondo, negozi di souvenir e tanti tanti turisti...
Oddio ma da dove sono usciti?
Dove sono i tuk tuk asfissianti, il cibo fritto ad ogni angolo e i templi con il profumo dell'incenso?
Per la prima volta dopo un mese in questo Paese, rimaniamo un po' delusi da quello che ci troviamo davanti.
Ma l'India ci mette poco, anzi pochissimo, a farci cambiare idea.
Basta una camminata su quella lunga spiaggia.
La prima parte, quella più affollata, non promette bene.
Tra bagnanti in bikini e bagnini che si divertono come pazzi a suonare il fischietto a chiunque supera anche solo di un centimetro una linea immaginaria oltre la quale apparentemente è pericoloso andare, è difficile riuscire a rilassarsi.
Ma continuando a camminare, su quella stessa battigia, ci siamo ritrovati in un mondo diverso, siamo tornati immediatamente in India.
In quell'India strana, affascinante e per certi versi folle di cui ci siamo innamorati.

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Su un altro lato della spiaggia, nascosti tra due alte scogliere, alcune file di piccoli ombrelloni colorati attirano la nostra attenzione.
Ci rendiamo subito conto che è qualcosa di particolare perché, nonostante il via vai di persone, si sentono solo i suoni delle onde.
Sotto quegli ombrelloni notiamo che sono allestiti dei piccoli altarini e, seduti su dei materassini ricoperti di sabbia, ci sono dei santoni, i cosiddetti "holy men", la casta più alta della società indiana.
Candele, incensi, fiori ognuno sembra aver allestito la sua "postazione" in modo diverso in attesa che qualcuno si avvicini.
Passano pochi minuti e un gruppo di persone raggiunge il primo santone.
Si siedono tutti in silenzio davanti a lui, gli uomini a petto nudo indossando solo il dhoti, un lungo pareo bianco di cotone, le donne nei loro saree colorati.
Comincia la cerimonia fatta di inchini, cantilene, accensione di candele.
Il sacerdote guida con voce calma e pacata ogni rito indicando con un gesto delle mani cosa fare.

La concentrazione è altissima e nemmeno i fischietti dei bagni che risuonano in lontananza, sembrano rovinare quel momento.
Dopo qualche minuto tutto il gruppo si alza e si dirige verso il mare.
Le donne gettano in acqua dei fiori mentre gli uomini spargono le ceneri del parente defunto, contenute in un fazzoletto di stoffa.
Il mare rapidamente porta via tutto con sé e fa sparire ogni traccia.
Il gruppo rimane lì, in silenzio, ad osservare l'oceano mentre il mare gli bagna i lunghi vestiti e i bambini urlano di gioia saltando tra le onde.
Siamo stati ore, in disparte, ad osservare questi riti chiamati puja.
Eravamo affascinati e stupiti dal senso di serenità che tutte quelle persone trasmettevano.
Non abbiamo visto tristezza o sconforto sui loro volti, ma un senso di calma e pace che ci ha sconvolto.
Ancora una volta l'India ci ha scioccato sbattendoci in faccia la cosa peggiore, la morte, ma mostrandocela attraverso la bellezza della vita, l'amore della famiglia, l'immensità del mare.

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Angela e Paolo
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