La cucina dei Promessi Sposi: stufato della Luna Piena

C’è anche la “cucina” nelle pagine dei Promessi Sposi, il famoso romanzo che ha fatto divenire Lecco la città manzoniana? Sembra proprio di sì, dopo aver sfogliato il recente volume “Le osterie dei classici” di Alberto Barelli, edizioni A. Car. di Lainate. che esplora le pagine dei capolavori dei grandi scrittori del passato, per una collezione di brani su bettole, osterie, locande, alberghi, menzionati nei romanzi più famosi della letteratura di ogni tempo.
    I Promessi Sposi, di Alessandro Manzoni, entrano nelle pagine delle locande grazie ai capitoli della “Luna piena”, l’osteria di Milano dove Renzo trova ospitalità al termine di una giornata agitata dai tumulti, dovuti alla carestia e per l’assalto ai forni del pane. Sono i capitoli XIV e XV, quando l’ingenuo giovane che arriva dal lecchese si trova in una Milano travolta da agitazioni e moti popolari e che finisce nei guai per incauto comportamento da improvvisato tribuno in piazza.
    Nella sera calante, con le ombre sempre più diffuse e penetranti, Renzo cerca una locanda dove poter avere “prima di tutto un buon fiasco di vino sincero e poi un boccone”. Qual è il piatto suggerito dalla cucina della locanda la “Luna piena” al giovane che viene da Lecco? E’ nel romanzo di Alessandro Manzoni che si può leggere “Cosa mi darete da mangiare”, disse poi Renzo all’oste. “Ho detto stufato: vi piace”, disse questo. “Si, bravo; dello stufato”. “Sarete servito” disse l’oste a Renzo; ed al garzone “Servite questo forestiero”- E si avviò verso il camino, ma, riprese poi tornando verso Renzo, “ma il pane non ce l’ho, in questa giornata”. Il pane, come è noto dalle pagine dei Promessi Sposi viene fornito da Renzo, che l’avrebbe trovato “per terra” dopo un assalto ai forni. Un episodio che comprometterà la già sua ambigua posizione di aver partecipato ai tumulti del mattino e che farà sì che all’alba del giorno seguente, dopo una notte di sonno pesante, troverà, in camera. due guardie che decretano il suo arresto. Il seguito è noto: c’è una fuga tra la gente approfittando di una Milano sempre più agitata dai disordini di piazza.
    Il volume che omaggia le locande della letteratura è stato scritto al “Castello di Sorci”, ad Anghiari, Comune di 5.000 abitanti, in alta Val Tiberina, in provincia di Arezzo.. L’autore gestisce con i fratelli il popolare ristorante ed ha voluto evocare una raccolta di brani, con riferimento alle osterie dei capolavori più noti della letteratura mondiale. Nelle note della prefazione, Amos Cartavia sottolinea, “Ce ne sarebbero di storie da raccontare, ambientate alla locanda del “Castello di Sorci” dove, appunto, nacque l’idea di questo volume, come omaggio a tutte le locande della letteratura mondiale e come ringraziamento a Primetto e Gabriella Barelli per aver creato l’Accademia della Tagliatella, esportata ormai nel mondo”.
    Dai Promessi Sposi a don Chisciotte della Mancia, dai Fratelli Karamazov ai Malavoglia, dai Miserabili ai Viaggi di Gulliver, dai Tre Moschettieri alle Avventure di Pinocchio, dall’Isola del Tesoro a Moby Dick, c’è proprio una “cucina” per tutti.
Aloisio Bonfanti
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