Lecco: tre classi riempiono il Grassi di slogan, foto e scarpe rosse contro la violenza sulle donne

In una modernità in cui spesso e volentieri ci hanno abituato a combattere la violenza con le armi, per alcune forme di sopruso fortunatamente "l'arma più forte" rimane la parola. A consegnare questo mezzo nelle mani delle giovanissime menti sedute tra i banchi dell'Istituto Superiore lecchese G.B. Grassi, è stata la professoressa Raffaella Perdicchia, che in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne ha guidato i suoi alunni in un percorso di sensibilizzazione, consapevolezza e soprattutto "rottura del silenzio".

Delle tre classi dell'indirizzo Scienze Applicate coinvolte nel grande lavoro di gruppo (nello specifico, le sezioni 1^H, 2^H e 3^E) abbiamo avuto modo di parlare proprio con i riservati ragazzi del secondo anno, che - seppur timidi e silenziosi- hanno saputo dimostrare con il mutismo dei fatti tutto il proprio impegno verso la causa. Armati di dedizione, serietà e dell'input lanciato nei giorni scorsi dalla docente, gli studenti hanno così raccolto le proprie idee, collaborando sia in classe che a casa, per poi vederle fiorire in colorati cartelloni, citazioni ripescate da internet e dagli aforismi di diversi autori, nonché slogan incisivi affiancati da immagini altrettanto difficili da ignorare.

Il tutto, poi, affisso lungo le pareti dei corridoi, sulle rampe delle scale, di fronte all'aula docenti e addirittura all'ingresso dell'edificio scolastico, in un percorso di storie silenziose scandito dai passi di decine di scarpette rosse, vero simbolo della lotta contro la violenza di genere. Tra le biografie raccolte sulle pareti del Grassi, spicca in particolare quella delle storiche sorelle Mirabal, alle quali si deve la scelta del 25 novembre come data nazionale di questa ricorrenza: Patria Mercedes, María Argentina Minerva ed Antonia María Teresa Mirabal furono infatti tre donne dominicane che - a causa della strenua opposizione alla dittatura di Rafael Leónidas Trujillo - furono torturate ed assassinate il 25 novembre 1960 in nome di quella libertà che ancora oggi, a 58 anni di distanza, le donne di tutto il mondo rivendicano.


La loro biografia ha così fatto il giro tra le classi del liceo, passando da un'aula all'altra fino a conquistare il proprio posto su uno dei muri del primo piano, dove da oggi ogni studente dell'Istituto potrà leggerne le eroiche gesta. "Secondo me è stato molto utile il fatto di non aver attaccato queste frasi solo all'interno della nostra classe, ma anche nei corridoi" ha raccontato una delle studentesse della 2^H. "Io personalmente sapevo dell'esistenza di questa giornata ma non conoscevo il giorno specifico in cui cade, per questo il fatto di diffondere frasi ed immagini - a volte anche molto forti - porta questa iniziativa a non poter passare inosservata". Sulla stessa scia, si è aggiunto anche il commento di un'altra compagna, che ha ringraziato la professoressa Perdicchia per l'iniziativa originale e costruttiva. "A scuola non abbiamo quasi mai spazio per parlare di tematiche attuali o dei veri e propri problemi della nostra società" ha chiosato l'adolescente di fronte alla platea di coetanei. "Sebbene abbiamo dedicato poco tempo a questo progetto, è stato importante perché ci ha fatto riflettere su qualcosa di cui non parliamo e sul quale abbiamo potuto confrontarci".

Un momento di grande dialogo, che ha visto le lingue, generalmente timorose, dei ragazzi sciogliersi in un turbine di parole, opinioni e commenti... e non solo da parte del "gentil sesso", diretto interessato. "Tramite la raccolta di immagini siamo riusciti a creare un percorso lungo la scuola che racconta la storia di tutte quelle singole donne che vengono picchiate e maltrattate" ha ammesso infatti uno dei maschi della 2^H. "Sebbene si possa pensare che noi siamo troppo giovani e che queste cose non possano accaderci, esistono situazioni in tutto il mondo, ogni giorno, che personificano queste immagini".
Il commento finale è però spettato di diritto alla docente, vera "burattinaia" nella creazione di quest'opera a 360 gradi, che - ringraziando nuovamente i suoi studenti per il lavoro svolto e complimentandosi per la kermesse di idee - ha sottolineato come "queste manifestazioni servano soprattutto agli uomini e alle nuove generazioni, perché loro sono il futuro e soltanto la scuola può educarli ad essere migliori e a rendere migliore anche la società in cui vivremo".

Un invito che le tre classi del Grassi sembrano aver colto alla lettera, personificando alla perfezione quello slogan che i ragazzi stessi hanno pronunciato oggi per la prima volta ad alta voce e che, più di ogni altro messaggio, rende giustizia a tutto il lavoro svolto: "la differenza la fa chi non resta indifferente".
F.A.
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