In continuo aumento le procedure di amministrazione di sostegno. Il 'modello Lecco' spiegato alla Giornata Europea della Giustizia Civile

Al 30 giugno 2018, risultano 1279 le procedure di Amministrazione di Sostegno in pendenza al Tribunale di Lecco, alle quali si aggiungono 29 istanze di interdizione. Numeri, questi, in continuo aumento, come ha avuto modo di argomentare il presidente del Foro dott. Ersilio Secchi chiamato ad introdurre il convegno sul tema organizzato venerdì 16 novembre all'Auditorium della Camera di Commercio in occasione della Giornata Europea della Giustizia Civile.

La dott.ssa Federica Trovò e la dott.ssa Claudia Bonomi

Il Prof. Avv. Mauro Paladini e il dott. Ersilio Secchi

"La nostra è una società caratterizzata dalla presenza di un alto numero di cosiddetti "grandi anziani", tra i quali si rileva di frequente una forte tendenza al risparmio e all'accumulo di patrimoni che possono assumere anche consistenze importanti" ha esordito il dott. Secchi. "L'Amministrazione di Sostegno si configura dunque come un'importante forma di tutela giuridica, un progetto di vita a sostegno delle persone fragili, che sul nostro territorio può avvalersi del lavoro in sinergia di un giudice tutelare e di uno onorario. Grazie alla preziosa collaborazione di magistrati, funzionari, sindaci e altre figure professionali, si sono così potute sviluppare prassi virtuose, esemplari e ben articolate: a partire da queste esperienze, si potrebbe ragionare anche nell'ottica della creazione di uno sportello orientativo per la giurisdizione volontaria, sull'esempio di modelli già esistenti".

L'idea alla base dell'Amministrazione di Sostegno si regge su di una "concezione patrimonialistica dell'incapacità" (di provvedere ai propri interessi e possedimenti) che risale all'epoca romana e si è modificata nel corso del tempo sulla scia delle evoluzioni legislative. L'articolo 1 della Legge 9 gennaio 2004 le attribuisce "la finalità di tutelare, con la minore limitazione possibile della capacità di agire, le persone prive in tutto o in parte di autonomia nell'espletamento delle funzioni della vita quotidiana, mediante interventi di sostegno temporaneo o permanente". Ponendo dunque la "capacità del soggetto" come principio generale, è progressivamente venuto meno il "peso" di istituti tradizionali come l'interdizione e l'inabilitazione, il primo dei quali ha mantenuto una funzione residuale per casi "estremi", nei quali non si riscontrano altre vie d'uscita.
"Per stabilire a quale istituto di protezione fare riferimento è preferibile affidarsi a un criterio "funzionale", che valuta le caratteristiche della "relazione" tra il soggetto debole e il mondo esterno prendendo in considerazione anche i potenziali pregiudizi a cui il beneficiario potrebbe trovarsi esposto" ha spiegato il Prof. Avv. Mauro Paladini, Professore Associato di Diritto Civile presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Brescia. "L'attenzione va concentrata sulle specifiche esigenze di protezione, più che sulla patologia o il problema da cui la persona è affetta, con parallele analisi medico-legali e "sociali", a cura degli enti competenti. L'interdizione, dunque, è da preferire soltanto nei casi in cui si ritiene che non possa essere efficace l'Amministrazione di Sostegno, che può intervenire come istituto "per la fragilità" anche semplicemente per esigenze di cura della persona, nell'ottica di un'emancipazione dalla cultura patrimonialistica".

Gli avvocati Andrea Bonaiti, Elena Barra e Stefania Lingua

Come ha illustrato la dott.ssa Federica Trovò, Giudice del Tribunale di Lecco in "dialogo" con la sua omologa monzese dott.ssa Claudia Bonomi, nel nostro capoluogo il sistema dell'Amministrazione di Sostegno si fonda su di un impegno in sinergia tra giudice tutelare e onorario, quest'ultimo deputato anche all'espletamento di analisi ed esami "esterni" al Foro, sempre con il prezioso supporto del personale della cancelleria. "A differenza di altri territori, a Lecco non esiste un elenco di privati "volontari" disponibili a svolgere il ruolo di Amministratori, che viene ricoperto soltanto da avvocati (o da sindaci e assessori comunali, eventualmente con delega a terzi)" ha chiarito la dott.ssa Trovò. "I rendiconti annuali spettano al giudice onorario - che trasferisce la competenza a quello onorario soltanto nei casi più complessi - e l'indennità varia solitamente sulla base della consistenza patrimoniale e dei flussi economici trattati, sempre però con un minimo di buon senso necessario per valutare adeguatamente l'attività svolta per il proprio assistito. Anche a Lecco, inoltre, i motivi di apertura di un'Amministrazione di Sostegno sono sempre separati dal decreto di nomina, fondamentalmente per ragioni di privacy".

Gli avvocati Elsa Buzzoni, Giulia Facchini e Claudia Morselli

Sempre gravosa, come ha ammesso anche il dott. Ersilio Secchi, è l'attività di monitoraggio dei rendiconti annuali, per la quale "potrebbe valere la pena valutare l'opportunità di intervenire con controlli preventivi in corso d'opera, per agevolare il lavoro di tutti". Lavoro che - come ha chiosato il referente locale degli Amministratori di Sostegno avv. Stefania Lingua, che ha introdotto una tavola rotonda con altri cinque colleghi lecchesi che hanno avuto modo di confrontarsi sul tema - richiede "un dosaggio perfetto tra sensibilità e rigore, perché sui piatti della bilancia ci sono questioni giuridiche non da poco, ma anche emozioni, vissuti ed esperienze umane da affrontare con grande delicatezza, tenendo conto anche della "rete" in cui il soggetto debole è (o non è) inserito". 
Benedetta Panzeri
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