23 rotonde lungo 'l'anello' Olginate-Lecco-Calolzio-Olginate. Una domanda dopo lo schianto di giovedì: ma sono sicure?
Il grave incidente stradale verificatosi nel primo pomeriggio di ieri in Corso Europa a Calolzio, costato la vita a un 91enne di Brescia, ha fatto emergere non pochi interrogativi in merito al grado di sicurezza delle numerose rotatorie distribuite su tutto il nostro territorio, la cura e la manutenzione delle quali sono a carico della Provincia di Lecco. Non è un segreto che l’ente sovracomunale sia decisamente a secco di risorse economiche, un fatto ormai arcinoto che spesso ha fatto propendere amministratori e tecnici per la scelta di affidare le rotonde stesse, tramite contratti di sponsorizzazione, a soggetti privati, disposti ad occuparsi della loro periodica sistemazione. È proprio per questo motivo che in molti dei rondò in cui ci imbattiamo quotidianamente lungo le nostre strade campeggiano manufatti – a volte anche di una certa grandezza – in grado di sviare l’attenzione degli automobilisti, possibilmente fermi, sul cartello pubblicitario che li accompagna.

Impossibile non notare, ad esempio, l’enorme blocco di pietra sormontato da una piramide presente al centro della rotonda di Airuno, all’incrocio tra la SP 72 e via Kennedy; o ancora, l’albero impiantato all’interno di un “cilindro” sassoso su quella di Pescate, all’intersezione con via Belvedere. Esattamente a metà strada tra le due, difficile non citare il cosiddetto “Cerchio delle emozioni”, una serie di pietre colorate e decorate a mo’ di simpatiche “emoji” frutto di una curiosa idea, in questo caso, dell’Amministrazione Comunale e di alcune associazioni del paese, che hanno coinvolto nella sua realizzazione i bambini della Scuola Primaria.

Tutte iniziative indubbiamente originali, che tuttavia non hanno mancato di sollevare qualche perplessità. Alla luce dell’incidente di ieri, è sembrato quasi inevitabile chiedersi: che cosa sarebbe successo se l’auto condotta dal 91enne bresciano avesse “piombato” in pieno uno di quei manufatti, invece che attraversare come una scheggia impazzita “soltanto” le composizioni floreali allestite tra la ghiaia della rotonda in corrispondenza del Ponte Cantù? Dare una risposta a questa domanda non spetta a noi, che però – prima di passare la parola a chi di dovere – abbiamo scelto di immortalare in un breve tour fotografico le 23 rotatorie distribuite lungo il percorso “ad anello” tra Airuno (raggiungibile in pochi minuti proprio tramite il Ponte Cantù), Pescate e la lunga arteria che dal Bione si snoda fino a coprire tutta l’area “bassa” del calolziese, per poi proseguire verso la bergamasca, così da dare un’idea della situazione attuale anche ai residenti e agli automobilisti meno attenti alle varie installazioni stradali.

Abbiamo scelto come punto di partenza proprio il “Cerchio delle emozioni”, all’incrocio tra via Belvedere e via don Ambrogio Colombo, che conduce verso il centro di Olginate. Proseguendo in direzione di Garlate, ecco, a poca distanza l’una dall’altra, due rotatorie entrambe sovrastate da piante che ormai hanno raggiunto una certa altezza, a differenza del manto erboso di pochi centimetri presente su quella successiva, immediatamente dopo il fast food e la piscina.



Una volta arrivati a Pescate, la già citata rotonda all’intersezione con via Belvedere – l’arteria che porta fino a Galbiate – e il suo enorme cilindro di pietra a mo’ di “vaso” installato a cura di un’azienda del territorio, appunto a scopi pubblicitari. Prima di imboccare il Ponte Manzoni, poi, il rondò con la caratteristica scultura ferrea raffigurante i due protagonisti dei Promessi Sposi a bordo di una tipica Lucia, riprodotta in un formato ulteriormente più grande in quello collocato nei pressi dell’area lecchese in zona Rivabella che in primavera viene solitamente adibita a Luna Park.


Decisamente più spoglia, invece, la prima rotatoria che si incontra percorrendo Viale Brodolini, poco prima del Palataurus, così come quella in corrispondenza del cantiere di Chiuso della nuova Lecco-Bergamo. Esattamente a metà tra le due, invece, al centro di una terza struttura svetta imponente un gigantesco manufatto in legno, anch’esso posizionato grazie a una collaborazione tra la Provincia e un’impresa locale.



Arrivando finalmente a Calolzio dopo aver attraversato tutta via Roma a Vercurago, si incontra una serie di tre rotonde (una delle quali in zona Lavello) sponsorizzate dalla stessa azienda, che dunque presentano un aspetto del tutto simile, con tre pali della luce collocati al centro di una semplice composizione a tre “gradini” riempiti, dall’alto in basso, di terriccio, ghiaia e da un leggero manto di erba sintetica.



Forse ancora più semplici nel loro aspetto le due rotatorie presenti nella frazione calolziese di Sala, la prima delle quali presenta al momento una vegetazione evidentemente più rigogliosa; proseguendo ancora, ecco la rotonda teatro dell’incidente di ieri, seguita – al termine del Ponte Cantù, in territorio olginatese – da altri tre rondò “erbosi”, il primo dei quali un po’ meno curato.



La rotonda nei pressi della quale si è verificato l'incidente


Prima di ritornare al punto di partenza, non poteva mancare una breve incursione sulla strada provinciale ad Airuno, dove si incontrano due rotatorie decisamente “sofisticate”, una delle quali porta su di sé proprio il manufatto in pietra citato inizialmente come una possibile fonte di rischio per gli automobilisti, in caso di incidente. Invertendo il giro, infine, prima di ritrovare il “Cerchio delle emozioni”, ecco le ultime due rotonde olginatesi, la prima in corrispondenza del supermercato – con al centro un albero – e la seconda nei pressi dell’incrocio con la valgreghentinese via Kennedy, in carico a un’azienda che vi ha collocato al suo interno, tra piante di vari colori, un cilindro in legno sezionato diagonalmente.


Tornando ora alla domanda iniziale, abbiamo chiesto un commento di natura tecnica sul tema ad Angelo Valsecchi, il responsabile della viabilità della Provincia di Lecco. “La rotonda, di fatto, è un semaforo a regolazione simultanea, che per sua natura deve favorire la visibilità del conducente di un mezzo soltanto nel momento in cui è fermo” ci ha spiegato Valsecchi. “Tutti i manufatti installati sulle rotonde tramite contratti di sponsorizzazione sono chiaramente pensati in modo tale da essere compatibili, a livello di strutture e materiali, con il contesto in cui sono inseriti: in situazioni normali, dunque, non possono arrecare nessun tipo di danno né ai mezzi né ai loro occupanti”.


“Quando si guida, comunque – ha concluso il tecnico – è fondamentale andare, come si suol dire, “a vista” e non “a spazio”, regolando il proprio movimento sulla base delle condizioni contingenti della strada e delle proprie caratteristiche psico-fisiche, che possono subire variazioni anche rapide e spesso difficilmente prevedibili: a questo punto, però, bisognerebbe fare un ragionamento diverso, piuttosto incentrato sugli autisti dei mezzi, che guidando in condizioni “normali” – come chiunque può comprendere – non corrono mai il rischio di trovarsi “all’interno” di una rotonda, se non appunto per cause esterne come un malore improvviso. L’incidente di ieri – di cui, premetto, non ho ancora avuto modo di accertare l’esatta dinamica – si sarebbe potuto verificare in qualsiasi altro contesto stradale, magari, soltanto per fare un esempio, a due passi da una scuola in concomitanza con l’entrata o l’uscita degli alunni. La domanda, quindi, può essere riproposta: che cosa sarebbe successo in tal caso?”.
Benedetta Panzeri