15 agosto 1943: vigili del fuoco da Lecco e Valmadrera nella Milano bombardata dagli Alleati

I vigili del fuoco di Lecco, Valmadrera e Merate vennero mobilitati per fornire squadre di rinforzo nei soccorsi dei terrificanti bombardamenti su Milano del 15 e 16 agosto 1943. Sono trascorsi 75 anni; le vittime furono circa 2000, ma un numero preciso non esiste. Ondate di bombardieri anglo-americani, valutati in diverse centinaia, sottoposero la metropoli ad un mortale, spietato martellamento dal cielo, con ordini ad alto potenziale, seminando venti di morte e di cenere.
    Lo storico Arrigo Petacco, nel suo libro “L’Italia in guerra 1943” scrive, a proposito dei bombardamenti su Milano “Sono durissimi, tanto che i giornali invitano la gente a stare lontana e a non intralciare l’opera di soccorso. Vi sono morti e feriti a centinaia”. Petacco ricorda che il coprifuoco era in vigore anche in città, come in tutto il territorio del Regno, dalle 20.30 sino alle 6 del mattino. Circolavano solo le pattuglie armate.

Milano bombardata

    Nell’agosto 1993 un’interessante testimonianza sui vigili del fuoco di Lecco mobilitati per le operazioni di soccorso a Milano venne resa dal brigadiere in congedo Paolo Mazza, classe 1908, residente in quartiere Belledo. Dichiarò: “Milano chiese aiuto a tutti i reparti della Lombardia. Da Lecco partimmo con dieci vigili e due automezzi; restavano nella caserma allora in via Roma un solo mezzo ed una squadra di quattro uomini. Ricordo la strada nella notte, nei paesi oscurati, e poi, verso Milano, il buio rotto dal vistoso rosso delle fiamme alte verso il cielo”.

Pompieri lecchesi nel 1950

    Mazza aggiunse: “Vi erano scene da fine del mondo; bruciava tutto sotto le folate di fuoco degli spezzoni incendiari. Il comando di Milano dirottava le varie squadre nei settori più colpiti; bruciavano intere vie, palazzi, quartieri; crollavano cornicioni, balconi, tegole. C’era il dramma dei senza tetto, della gente che cercava di venire vicino alle case in fiamme per sapere la sorte di parenti e di conoscenti. Avevamo ordini precisi, nel caso di nuovo allarme aereo con sirene, di abbandonare subito la zona e di salvare la squadra e gli automezzi, raggiungendo la periferia di Milano in punti prestabiliti”. Era una disposizione, aggiunse Mazza, che sarà in vigore anche a Lecco, dopo i primi bombardamenti del gennaio ’45. Al suono delle sirene automezzi e squadre dovevano subito lasciare la caserma di via Roma e raggiungere il piazzale antistante il monumento ai Caduti, fuori, quindi, dal centro urbano, con possibilità di muoversi in tutte le direzioni.

Altro scatto di Milano dopo le bombe

    Anche Valmadrera mobilitò i suoi vigili del fuoco per i soccorsi a Milano. “L’allarme venne dato a mezzanotte – ricordò nell’agosto ’93 Luigi Mandelli, classe 1924, giovanissimo pompiere non ancora ventenne”. Disse: “Per chiamare i pompieri era subentrata la campana alla sirena che serviva solo per gli allarmi aerei. Mi diressi velocemente alla caserma di via Volta, dove c’era pronto un automezzo di Como per Milano. Partimmo in sei con il brigadiere Giuseppe Castelnuovo, alla volta del comando di settore di via Benedetto Marcello”.
Sempre Mandelli aggiunse “Restammo tre giorni a Milano, tra fiamme e macerie. Riposavamo sugli automezzi anche la notte, ma c’erano sempre interventi, chiamate di soccorso. Erano giunte a Milano squadre di vigili del fuoco di tutti i reparti di Lombardia, ma anche di altre città, come quelli di Alessandria, che incontrammo in una zona devastata. Della nostra zona, oltre Como, Lecco e Valmadrera, c’erano squadre di Lomazzo, Cantù, Appiano Gentile e Merate. La squadra di Merate, mi dissero, aveva avuto una vittima, il pompiere Dozio, travolto da un cornicione mentre cercava con il getto d’acqua di entrare in un edificio in fiamme, colpito da spezzoni incendiari”.
Era, invece, un ragazzo di 14 anni il lecchese Angelo Spreafico, ora pensionato, residente in zona viale Turati. Nato a Lecco nel gennaio 1929, lavorava a Milano alla Siemens di viale Abruzzi. I collegamenti ferroviari erano precari nell’estate ’43 e Spreafico si fermò a dormire nel capoluogo meneghino presso una zia. Visse così gli allarmi aerei, le corse al rifugio, i bombardamenti con morti, feriti, incendi e la gente disperata, senza casa. Dichiarò: “Ricordo il tempo passato in rifugio, tra scoppi e sibili, tenendo il fiato, nel buio, con la paura e le urla di spavento di tante persone”.

 Addestramento di soccorso per i vigili del fuoco di Lecco

    Il bollettino di guerra n. 1177, diramato il 15 agosto, scriveva: “Aerei avversari hanno sganciato questa notte bombe su Milano, determinando il crollo di numerosi fabbricati e molti incendi; tre bombardieri sono stati abbattuti dalle batterie della difesa ed uno dalla caccia notturna”.
Il 16 agosto il menzionato bollettino scriveva “Incursioni sono state compiute nuovamente questa notte su Milano ad opera delle artiglierie contraeree; l’avversario ha perso tre aerei a Milano, dove i danni risultano gravi”.
Aloisio Bonfanti
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.