Lecco perduta/119: quando c'era il Commissariato PS

Era l’estate 1995, quindi oltre vent’anni or sono, quando avevano inizio le prime operazioni di trasferimento del Commissariato di Pubblica Sicurezza dalla sede di Corso Martiri alla nuova Questura di Corso Promessi Sposi. Un periodico locale scriveva: “Vecchio Commissariato: questa è l’ora dell’addio”. Commissariato con le guardie di Pubblica Sicurezza il palazzo di Corso Martiri, a due passi dalla centralissima Piazza Manzoni, era divenuto con la Liberazione 1945; prima la sede della Polizia era in Via Mascari, angolo Via Bovara. Dopo mezzo secolo si cambiava “pagina” o “casa”: erano trascorsi anni bollenti ed altri decisamente più tiepidi. Il dopoguerra 1945, le prime elezioni politiche 1948, il periodo della contestazione studentesca ed operaia erano i tempi delle “temperature” in rialzo. Il boom economico, il consumismo e la motorizzazione, le crescenti vacanze di massa, la stagione della neonata televisione, con “Lascia o raddoppia” o il Festival di Sanremo appartenevano al periodo “senza la febbre”. Le piazze erano piene, nel primo dopoguerra, con il referendum fra Repubblica o Monarchia del 2 Giugno 1946, il voto storico del 18 Aprile 1948, con Alcide De Gasperi, le manifestazioni anti-Nato del 1949 (in particolare in Piazza Garibaldi, a Lecco), il recupero di armi occultate dopo la lotta partigiana ed anche quel diverbio acceso in un’azienda di Via Balicco fra industriali e sindacalisti, che si concluse con molto trambusto in Corso Martiri, proprio davanti al Commissariato. Era, quest’ultima, la fase di transizione, di maturazione verso la democrazia e la libertà. Un settimanale locale scriveva nel 1995: “I lecchesi avvertono con il trasferimento del Commissariato, molto visibilmente, uno dei primi storici cambiamenti dovuti alla nuova Provincia”. Aggiungeva un cronista della stampa locale: “Ricordiamo le serate festive, quando al solitario ed annoiato “piantone” del Commissariato il cronista di nera chiedeva eventuali fatti del giorno e tutto era regolarmente tranquillo. Nel Commissariato c’erano due altri agenti in servizio: era la “riserva” pronta a collaborare al “pattuglione” di ronda in città, dal centro alla periferia. Arrivarono più tardi gli automezzi, le “pantere” del 113, i collegamenti radio, la riforma e la smilitarizzazione della Polizia. Addio, divise grigio-verdi, giubbe bianche d’estate, stellette e quei cartelli che spiccavano nei corridoi “Nello stato democratico della Repubblica la Polizia è al servizio dei cittadini”. I commenti alla notizia aggiungevano che, come era stato nel Commissariato in pensione di Corso Martiri, la Polizia sarebbe stata ancora al servizio dei cittadini nella nuova Questura al Caleotto. E, secondo il cronista, quest’ultima riflessione rendeva meno malinconico il distacco. E’ una storia recente che le nuove generazioni non conoscono e che merita di essere rammentata.
A.B.
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