Lecco: la Procura ci riprova, chiesta la sorveglianza speciale per Sorrentino. E la confisca del patrimonio

Francesco Sorrentino
Il PM ha insistito infatti per l'applicazione della misura di prevenzione della sorveglianza sociale, riproponendo la confisca del patrimonio di Sorrentino dopo aver incassato, in prima battuta, il rigetto dell'istanza di sequestro. A giustificazione della propria posizione, la dottoressa Zannini ha fatto leva sulla presunta pericolosità sociale dell'uomo, descritto come "in vista" in considerazione della propria attività professionale e ai trascorsi in politica. "L'innegabile visibilità di Sorrentino Francesco lo pone in una posizione di spicco nella realtà locale" ha sostenuto il magistrato, ricordando altresì come l'odontotecnico sia stato "coinvolto marginalmente" in altre vicende giudiziarie che lo hanno "sfiorato senza attingere al livello penale". Il riferimento, chiaro, è a Metastasi: citate dunque dal PM le frequentazioni dell'ex candidato sindaco di Calolzio, la quantità e la qualità delle intercettazioni telefoniche che lo hanno riguardato, i legami "vantati e dimostrati" con personaggi ritenuti malavitosi, i toni e i contenuti dei colloqui intercorsi con gli stessi che proverebbero la "non casualità di questi legami".
Rincarando la dose, per sottolineare la necessità di "contenere" Sorrentino sottoponendolo alla sorveglianza speciale con tutte le limitazioni imposte da tale provvedimento, il sostituto procuratore ha citato anche i "precedenti" dell'uomo, a riprova del fatto che avrebbe un'esistenza "non cristallina" e che, nel tempo, avrebbe "mantenuto una condotta di vita sul crinale dell'illegalità". Sotto la lente, dunque, con tanto di citazione della sentenza di marzo, il "modus vivendi" del lecchese, ritenuto "ambiguo" dalla rappresentante della pubblica accusa che, nella propria relazione, ha incluso anche il dossier redatto dalla Guardia di Finanza con la ricostruzione degli incrementi patrimoniali riscontrati tra il 1992 e il 2014.
Ad ogni punto ha ribattuto puntualmente l'avvocato Pelizzari, cominciando dalla presunta "visibilità" del proprio assistito, che, se dettata dall'avere una clientela di buon livello potrebbe mettere in allarme svariati altri rinomati e apprezzati professionisti. L'avere "seguito" ha altresì evidenziato il legale, riprova la formazione lecita dell'ingente patrimonio dell'ex esponente della Lega, tra l'altro già sottoposto a sequestro proprio nell'ambito del procedimento per concussione, con il reato - come detto - "declassato" a tentato all'esito del processo di primo grado e dunque, al momento, messo al riparo, in quel contesto, dall'ipotesi di confisca prevista quale ulteriore "punizione" per l'originale ipotesi accusatoria.
L'unico precedente a carico di Sorrentino, ha precisato inoltre il difensore, risale a quando era ventenne mentre tutte le altre "attenzioni" ricevute non avrebbero a che fare con illeciti che producono reddito, ad esclusione del fascicolo aperto per esercizio abusivo della professione, chiuso per intervenuta prescrizione.
Sorrentino, poi, a detta del proprio avvocato, nelle intercettazioni di Metastasi, darebbe l'idea di "subire le pressioni" degli altri coinvolti, anziché essere in qualche modo vicino agli stessi. "La sua vita è stata attenzionata più volte ma non gli è mai stato contestato un reato di tipo tributario" ha sostenuto Pelizzari, spalleggiato anche da Stefanato che ha usato il paragone dei raggi X per far risaltare come gli affari dell'assistito siano stati a più riprese scandagliati. "Il nostro consulente ha dimostrato come le movimentazioni bancarie siano state molto trasparenti e cristalline" ha sostenuto, replicando alle conclusioni del PM, la cui riproposizione della sorveglianza e della proposta di confisca sarebbe basata "su interpretazioni personali" ha chiosato la toga romana, senza travalicare i confini del rispetto delle parti.
Nei prossimi giorni la decisione dei giudici.
