Lecco perduta/104: c'era il 'Fuori sacco' dei giornalisti, come 'Gigipi'

Cos’era il “Fuori Sacco”? Era una busta “volante”, che tornava provvidenziale ai giornalisti per far pervenire alle redazioni, di quotidiani in particolare, il testo scritto o dattiloscritto di articoli vari. La busta portava in evidenza “Fuori Sacco” e veniva consegnata al vagone postale o al bus automobilistico nelle mani dell’addetto perché venisse portata al deposito di arrivo del mezzo dove un fattorino del giornale passava a ritirarla: appartiene ad un giornalismo lontano, cancellato dalla nuova tecnologia. Era proprio una busta che viaggiava “fuori sacco postale”, per assicurare rapidità di consegna per notizie da pubblicare sui quotidiani del giorno dopo.


Il decano dei giornalisti lecchesi, Giampiero Gerosa, nell’anno 2006 si presentò ad una riunione di colleghi con un tabellone sul quale aveva raccolto le buste “Fuori Sacco” della sua lunga ed intensa attività giornalistica. La foto del tabellone è stata conservata da Giovanni Bartolozzi, presidente UNUCI di Lecco, nonché dalla sezione Arma di Cavalleria, che l’aveva ricevuta dall’amico Giampiero Gerosa con “i più cari e forti auguri di un bel e buon Natale e di un nuovo anno proficuo e sereno 2007”. Giampiero Gerosa, classe 1919, è scomparso da sette anni ed è stato recentemente ricordato dai famigliari. Giampiero Gerosa firmava tanti suoi articoli con la sigla Gigipi; è stato il cronista del Lecco in serie A, è stato inviato speciale al Giro d’Italia, al Giro della Svizzera, ai Campionati del mondo di ciclismo su strada e su pista; ha scritto delle imprese straordinarie del sommergibile C3 dell’inventore Pietro Vassena, delle imbattibili ondine della Canottieri Lecco, anni ’50, delle imprese più famose dei Ragni della Grignetta e di quanto altro delle maggiori vicende lecchese sono entrate nella storia e nella cronaca della città. Ufficiale degli alpini durante il servizio militare di leva, conosceva  e praticava lo sci; scrisse di Zeno Colò, il campionissimo dell’Abetone, recentemente ricordato a Seul per lo storico successo olimpico nella discesa del 1952. Zeno Colò vinse sulle nevi valsassinesi una classica degli anni ’50 dello sci alpino valligiano: il trofeo Vico Fiocchi. Giampiero Gerosa deve essere anche ricordato per due pubblicazioni, ormai introvabili, nel dopoguerra 1945: “Quel borgo che si incammina…” e “C’è città e città”. Entrambe hanno la prefazione del prof Aldo Pedrone, docente di lingua francese al collegio Volta di Lecco. Vi sono disegni dell’architetto lecchese Ugo Sacchi. Il capitolo conclusivo di “C’è città e città” è dedicato a “suor Pierina, classe prima”. E’ lettera aperta all’insegnante di prima elementare del collegio Volta che aveva iniziato ad essere maestra nell’autunno 1918, quando era novizia nelle suore di Maria Bambina, presso la comunità di via Cairoli. Era ancora sulla “breccia” trentuno anni dopo, nel 1949, quando Giampiero Gerosa, scrivendo “C’è città e città” ricordava che, alunno di prima elementare, “in quell’autunno del ’25, mi presentai per iniziare la mia carriera di scolaro, una mano in quella di mia madre e l’altra sorreggendo una cartella di fibra semivuota”. Suor Pierina è rimasta leggendaria come insegnante di prima elementare al Volta, per intere generazioni di lecchesi, concludendo la sua eccezionale, esemplare presenza negli anni del rettore don Franco Longoni. E così, nelle lettere “Fuori Sacco” spicca una di particolare affetto e gratitudine per “suor Pierina, classe prima”, ultima pagina, ma prima, nei sentimenti, del libro “C’è città e città”, edito da Stefanoni.
A.B.
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