Lecco perduta/100: il 'Gaudeamus igitur' degli Studenti Universitari

Un quotidiano ha recentemente dedicato un ampio servizio alla rinascita delle “Confraternite” universitarie travolte, come superate e lontane dai tempi nuovi di lotte sociali, durante la grande “rivoluzione” del ’68. Nel novero delle Confraternite di una volta poteva, in un certo senso, rientrare anche l’A.S.U.L., l’Associazione Studenti Universitari Lecchesi, che ebbe intensa, anche se breve, esistenza a cavallo degli anni ’60 del Novecento. E’ sorta praticamente ai tempi del boom economico per spegnersi nel periodo della contestazione giovanile studentesca, quando gli studenti occupavano scuole ed università, invadevano strade e piazze. Gli aderenti A.S.U.L. portavano ancora la classica, antica feluca goliardica, che aveva diversi colori secondo la facoltà frequentata. La festa delle matricole terminava all’alba di una lunga notte di animazione, sovente accompagnata dall’inno classico “Gaudeamus igitur”, inno internazionale della goliardia. Il suo testo latino ricordava le scanzonate considerazioni di studenti medioevali, che celebrava una gioventù da vivere intensamente, giorno per giorno, in libertà, invitando tutti a godere della vita e ad essere felici nel fiore degli anni. Nel 1959 il “Gaudeamus igitur” era divenuto anche l’inno ufficiale dell’Universiade.


L’A.S.U.L. di Lecco, che aveva sede nella centralissima via Cavour, si distinse, però, anche per un’intensa attività culturale ed artistica. La sede ospitò diverse mostre di pittura: da ricordare, in particolare, quella dell’autunno 1961 con Rosanna Polazzi e Franco Gennari Litta Biumi. Gennari presentava 16 opere; 12 erano, invece, i quadri di Rosanna Polazzi, che dichiarava di essere “alle sue prime esperienze pittoriche”. La cerimonia di apertura vide un breve discorso dell’avv. Eligio Cesana, presidente del Centro Arti Figurative Lecchesi e del prof. Aimone Modonesi. L’A.S.U.L. era rappresentata da Filippo Airoldi e Tino Gnecchi, due componenti del direttivo dell’associazione. Non mancavano tra i presenti alla cerimonia inaugurale, come conferma la cronaca di un settimanale locale del tempo, diversi pittori lecchesi come Dell’Oro, Zoccola, Carissimi, Ronchetti, Tino Stefanoni, Sozzi, lo scultore Silveri, ed anche l’accademico del CAI Giorgio Redaelli. Comunque, oltre l’inevitabile “bagaglio” di giovanile goliardia, l’A.S.U.L. si distinse già, nella primavera 1960, per aver costituito un “centro di lavoro”: liste preparate presso la sede dell’associazione indicavano i nomi di studenti desiderosi di guadagnare qualcosa. Era segnato anche il tipo di lavoro al quale volevano essere preposti; vi erano esempi pratici: negozi in periodi di svendite ed inventari, assistenza studenti, aiuto ai professionisti, temporaneo impegno in qualità di interpreti e traduttori, supplenti in scuole private, smistamento pacchi, custodia di bambini in assenza di genitori... Gli interessati potevano consultare un apposito elenco preparato presso la sede A.S.U.L. sull’esempio di quanto già fatto dal centro lavoro dell’Università Bocconi di Milano. “Gaudeamus igitur” era la prima strofa dell’inno che aveva come titolo “De brevitate vitae”: come tale fu il cammino dell’A.S.U.L.
A.B.
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