Lecco perduta/84: quando si passeggiava fino al vecchio Brick

Il vecchio Brick
La stagione del dolce autunno dei laghi terminava intorno a metà ottobre. Era tempo delle festive e festose passeggiate lungo la riva del lago sino al solitario vecchio Brick, quasi su un poggio non lontano dalle Caviate, dove la strada terminava e c’era solo un mal sagomato sentiero. Oggi li di fronte c’è la Benzina Tamoil con bar, sul lungolago Piave, dove termina il viale alberato e ha inizio il raddoppio della Superstrada 36. Dal distributore si nota l’ingresso al crotto, risalente alla fine dell’Ottocento. L’edificio è comunque quasi interamente coperto, alla vista, da una piantagione robusta sorta lungo il pendio: una piccola “foresta” di alberi. Non è abitato, ormai, da diversi decenni. Giuseppe Milani, nella sua pubblicazione del 1938, “Lecco di mezzo secolo fa”, indica il Brick e quindi la costruzione era già esistente nel 1888.
Nei pomeriggi di soleggiate domeniche autunnali non pochi lecchesi, in anni lontani, camminavano lungo la riva lariana verso la trattoria del Brick, passando dal sentiero della Spirola, che aveva inizio dopo le ultime case della Malpensata e verso le isolate case Ferrovieri.
La denominazione “Brick” è meno usata che nei decenni trascorsi; fra l’altro, sino al 1933 la strada costiera si fermava in quel punto. Il collegamento stradale verso il Lario e la Valtellina transitava sul sovrastante colle di Santo Stefano e scendeva nel tratto costiero verso Pradello Gezzima. Lo sperone roccioso delle Caviate, che affondava nelle acque del lago, imponeva il giro alto; poi venne lo sventramento della roccia in località Caviate. Gli anni belli del Brick, con l’osteria di Noemi Monguzzi, si fermano nel dopoguerra 1945; il locale era ricercato per i pomeriggi danzanti. Viene menzionato nella “Guida di Lecco 1927”, edita da Ettore Bartolozzi, in occasione della seconda Quinquennale. L’oste figura nell’elenco delle trattorie e vendite di vino. Giungevano al Brick gitanti dal milanese, oltre che dal lecchese e dalla Brianza. Nel 1993 Battista Butti, detto “Battistin”, classe 1912, di Valmadrera, dove per decenni era stato parrucchiere, ricordava ancora che arrivava al Brick in bicicletta. Si ballava i lunedì pomeriggio, giorno di riposo per barbieri, sarti e anche sartine. Qualche volta, si navigava sul lago, traghettando dall’antistante località di Parè.
L’edificio della vecchia trattoria c’è ancora. La vegetazione selvaggia sorta intorno non permette la vista di un tempo all’edificio dalle mura robusta e massicce. Non è possibile notare il vasto cortile che ricorda la pista all’aperto per il ballo nella bella stagione. Il vento del lago soffia fra gli alberi e qualche volta sembra sollevare l’eco di musiche popolari che hanno sicuramente animato il vecchio Brick, “strisce” di memoria per una generazione di gente semplice, di una società che non c’è più.
A.B.
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