Galbiate: è mancato Mansueto Cesana, per tutti Nino 'Bagat', calzolaio di seconda generazione scelto anche da Celentano
Gli abitanti del paese se lo ricordano come se fosse ieri a bordo della sua "giardinetta" zeppa di calzature di ogni tipo mentre, come ogni lunedì mattina, attraversa Galbiate e Pescate raccogliendo scarpe malridotte e riconsegnando come nuove quelle accumulate la settimana precedente, offerte insieme a parole di cortesia e schietti sorrisi. Eppure sono passati quasi cinquant'anni e proprio questa settimana, quelle immagine sepolte dal tempo, sono tornate d'attualità, nel più triste dei momenti: la comunità porge infatti il suo ultimo saluto a Mansueto Cesana, storico calzolaio noto a tutti come Nino "Bagat" (termine bergamasco che sta appunto per "ciabattino").
Nato nel 1931, quando ancora la manodopera artigiana era un'arte per pochi, Nino eredita dal padre l'amore per questa professione che nel tempo tramanderà anche al figlio Gianluca. Il primo negozio firmato dalla famiglia Cesana era immerso nel cuore del paese, incorniciato dalla piazza Gnocchi che ora fa da sfondo al mercato agricolo: oggi le cose sono un po' cambiate e l'attività, gestita da Gianluca, si è trasferita a Pusiano conservando però il profumo di quella tradizione tramandata da suo padre e da suo nonno prima di lui. Nel suo negozio in via Mazzini si respira l'aria delle calzolerie di una volta ma a primeggiare sono le tre generazioni di ciabattini immortalate nelle foto appese al muro: la più antica ritrae il sorriso in bianco e nero di nonno Ferdinando nel 1935, affiancato da quello di Gianluca che ne imita i gesti a più di mezzo secolo di distanza. Per ultima c'è la foto di Nino, accerchiato da scarpe e arnesi di ogni tipo, con lo sguardo fisso sul suo lavoro certosino da cui nemmeno l'obiettivo della fotocamera riesce a distrarlo.
Una vita, quella di Nino "Bagat", degna di una pellicola, ma che piuttosto che rincorrere la fama ha preferito stringerle la mano: tra i clienti affezionati del calzolaio spicca infatti il cantautore Adriano Celentano, i cui famosi "polacchini" hanno ricevuto ben quattro suolature dalla mano sapiente dell'artigiano galbiatese.
Conosciuto ed apprezzato anche fuori dal circondario, Nino ha sempre "fatto le scarpe" a tutti, ma solo in senso letterale: l'onesta e la bontà d'animo sono infatti le prime qualità che i cittadini galbiatesi associano alla sua figura. A ricordarlo sono per esempio tutti coloro che, da bambini, giocavano a pallone di fronte al suo negozio e che ammettono di aver accidentalmente rotto qualche vetro: molti commercianti si lamentavano, al contrario di Nino che, dimostrandosi paziente e tollerante, aveva optato per sostituire i "cristalli" con delle sbarre più resistenti invece di punire i birbanti. Ma il ciabattino era riuscito a conquistare il cuore anche dei semplici conoscenti, come nel caso della sua assistente domiciliare che l'aveva visto solo in poche occasioni, recentemente: quando venerdì mattina al pronto soccorso lei l'aveva salutato con la promessa di rivedersi il martedì successivo Nino le aveva risposto pacato che temeva non sarebbe andata così. Quasi come se lo sentisse, la morte lo ha raggiunto proprio domenica, lasciando un vuoto incolmabile in quanti lo hanno amato, a cominciare dalla moglie Antonia, dai figli e dai i nipoti ma anche nella stessa collaboratrice domestica che il giorno dopo, profondamente scossa, si è presentata a casa Cesana con una rosa, ammettendo di "non riuscire a staccarsi".
Nino
Un uomo affabile, dotato di quel garbo vecchio stampo raro da scovare oggigiorno: così lo descrivono i suoi compaesani, che nella Santa Messa di martedì hanno gremito la chiesa parrocchiale per rendergli un ultimo omaggio.Nato nel 1931, quando ancora la manodopera artigiana era un'arte per pochi, Nino eredita dal padre l'amore per questa professione che nel tempo tramanderà anche al figlio Gianluca. Il primo negozio firmato dalla famiglia Cesana era immerso nel cuore del paese, incorniciato dalla piazza Gnocchi che ora fa da sfondo al mercato agricolo: oggi le cose sono un po' cambiate e l'attività, gestita da Gianluca, si è trasferita a Pusiano conservando però il profumo di quella tradizione tramandata da suo padre e da suo nonno prima di lui. Nel suo negozio in via Mazzini si respira l'aria delle calzolerie di una volta ma a primeggiare sono le tre generazioni di ciabattini immortalate nelle foto appese al muro: la più antica ritrae il sorriso in bianco e nero di nonno Ferdinando nel 1935, affiancato da quello di Gianluca che ne imita i gesti a più di mezzo secolo di distanza. Per ultima c'è la foto di Nino, accerchiato da scarpe e arnesi di ogni tipo, con lo sguardo fisso sul suo lavoro certosino da cui nemmeno l'obiettivo della fotocamera riesce a distrarlo.
In primo piano un paio di scarponi realizzati dal padre di Nino 70 anni fa, sullo sfondo una foto di Nino. A destra il figlio Gianluca
"Lui era fatto così: se gli portavi degli stivali da cucire e vedeva che erano di pelle te li lucidava senza che nemmeno glielo chiedessi" ricorda il figlio con un sorriso intenerito. "Mostrava amore per i suoi clienti a prescindere dal lavoro e questo era evidente agli occhi di tutti, tanto che quando girava per le sue consegne in paese finiva sempre per tornare a casa tardi perché tutti lo trattenevano a chiacchierare o bere un caffè. Mia madre all'inizio si indispettiva per questo ma poi in famiglia abbiamo iniziato tutti a scherzarci su perché questi episodi ci ricordavano una delle scene del film Benvenuti al Sud".Una vita, quella di Nino "Bagat", degna di una pellicola, ma che piuttosto che rincorrere la fama ha preferito stringerle la mano: tra i clienti affezionati del calzolaio spicca infatti il cantautore Adriano Celentano, i cui famosi "polacchini" hanno ricevuto ben quattro suolature dalla mano sapiente dell'artigiano galbiatese.
Il ciabattino al lavoro
"La prima volta che l'assistente del signor Celentano glieli aveva affidati, mio padre si era rifiutato di sistemarli, rispondendogli scherzosamente "ma non ha vergogna? Con tutti i soldi che ha gli conviene cambiarli invece di portarli a me!" - ha raccontato sempre Gianluca, ricordando come il calzolaio fosse "mansueto" solo di nome. "Dopo 20 minuti è suonato il telefono: era Celentano in persona ed ha insistito fin quando lui non ha accettato l'incarico".Conosciuto ed apprezzato anche fuori dal circondario, Nino ha sempre "fatto le scarpe" a tutti, ma solo in senso letterale: l'onesta e la bontà d'animo sono infatti le prime qualità che i cittadini galbiatesi associano alla sua figura. A ricordarlo sono per esempio tutti coloro che, da bambini, giocavano a pallone di fronte al suo negozio e che ammettono di aver accidentalmente rotto qualche vetro: molti commercianti si lamentavano, al contrario di Nino che, dimostrandosi paziente e tollerante, aveva optato per sostituire i "cristalli" con delle sbarre più resistenti invece di punire i birbanti. Ma il ciabattino era riuscito a conquistare il cuore anche dei semplici conoscenti, come nel caso della sua assistente domiciliare che l'aveva visto solo in poche occasioni, recentemente: quando venerdì mattina al pronto soccorso lei l'aveva salutato con la promessa di rivedersi il martedì successivo Nino le aveva risposto pacato che temeva non sarebbe andata così. Quasi come se lo sentisse, la morte lo ha raggiunto proprio domenica, lasciando un vuoto incolmabile in quanti lo hanno amato, a cominciare dalla moglie Antonia, dai figli e dai i nipoti ma anche nella stessa collaboratrice domestica che il giorno dopo, profondamente scossa, si è presentata a casa Cesana con una rosa, ammettendo di "non riuscire a staccarsi".
Uno scatto storico
Oggi di fronte all'abbarbicato negozio all'incrocio di via Cavour tutto tace, eppure il ricordo di Nino "il ciabattino" è tutt'altro che sbiadito: la ricchezza della sua umiltà e l'amore celato dietro ogni paio di scarpe e dietro ogni sorriso l'hanno reso per sempre parte della storia di Galbiate, a dimostrazione che la vera qualità artigiana che più di tutte rende indelebile una persona è la sua umanità.
Francesca Amato