Lecco: rimangono sotto sequestro preventivo allargato i beni dell'odontotecnico Sorrentino, 'un contribuente non virtuoso'

Francesco Sorrentino
Nell'affrontare la questione dell'eventuale dissequestro dei beni dell'ex consigliere comunale del Carroccio nonché candidato sindaco di Calolziocorte - appendice al procedimento penale che si aprirà il prossimo 1 dicembre - l'avvocato Stefano Pelizzari, dopo aver presentato per iscritto le sue tesi in una memoria difensiva prodotta congiuntamente a una consulenza tecnica di parte, ha spiegato come il patrimonio del proprio assistito si sia - a suo giudizio - formato in maniera legittima mentre l'evasione fiscale contestata allo stesso, sarebbe subentrata in seguito (e "si combatte con altri strumenti"). "Che Francesco Sorrentino non sia un contribuente virtuoso lo provano plurimi elementi" ha spiegato il penalista riferendosi alle informative girate dalla Guardia di Finanza alla Procura il 14 agosto e il 22 agosto nonché l'ultimo accertamento fiscale depositato solo nella giornata di ieri (tanto da far chiedere a inizio mattinata i termini a difesa e quindi il posticipo di qualche ora della seduta) ma anche all'attività del medesimo tipo già svolta nel 2007 della Fiamme Gialle che avrebbe portato alla luce quanto evaso da Sorrentino dal 2003 in qualità di socio di uno studio dentistico, evidenziando "omessi ricavi per circa 700.000 euro" di cui la metà imputabili al lecchese. 288 i pazienti allora sentiti dai finanzieri che avrebbero dichiarato di aver ricevuto prestazioni presso il centro senza vedersi corrisposto la documentazione fiscale. "Il patrimonio è frutto di attività lecita ma non tassata" ha continuato Pelizzari citando anche le dichiarazioni allora rese dalla signorina Cristina Castelnuovo ex fidanzata di Sorrentino e giudicando anche come frutto della riscossione dell'attività svolta in "nero" anche i versamenti effettuati dal padre dell'odontotecnico sui conti del figlio, giustificati ufficialmente come il trasferimento "dei risparmi di una vita".
Ha ribaltato la frittata il pubblico ministero Silvia Zannini che, dopo aver ascoltato il difensore, ha chiesto a sua volta una breve pausa per poi tornare alla carica a tambur battente. Gli oltre 700.000 euro citati da Pelizzari sarebbero, a detta dalla pubblica accusa, "il valore astratto relativo alla contestazione iniziale della Guardia di Finanza, superata dalla Agenzia delle Entrate" che, tramite i propri mezzi, avrebbe ricalcolato tale cifra in poco più di 176.000 euro, evidenziando poi come fosse "abitudine dell'imputato avvalersi di intestatari" elevando ad esempio la stessa Cristina Castelnuovo citata dal penalista quale prestanome per l'acquisto, insieme alla madre, di alcune autovetture. Il compianto padre dell'odontotecnico con la passione per la politica avrebbe poi "versato somme ingentissime, in tagli grossi, incompatibili con i risparmi di una vita e compatibili con le banconote trovate al momento della perquisizione". Tra il 2003 e il 2012, Sorrentino avrebbe così dichiarato poco meno di 550.000 euro disponendo invece di un patrimonio accumulato di 1.400.000 euro: "ingente la differenza", ha sottolineato la dottoressa Zannini che ha poi focalizzato la propria attenzione sulla villa con vista strepitosa sul Lago di proprietà dell'imputato, il cui valore catastale dichiarato in 692.000 euro sarebbe assai lontano dal valore di mercato come sarebbe provato anche da un'intercettazione telefonica in cui "Sergio Colombo, presidente degli agenti immobiliari lecchesi la valuta in 2.500.000/2.700.000 euro". Nella sua "arringa" il magistrato non ha mancato di citare anche l'esercizio abusivo di professione contestato - a suo tempo - a Sorrentino che avrebbe fatto il dentista seppur odontotecnico. Da qui la replica dell'avvocato Pelizzari che ha ricordato come a tal proposito sia stata emessa una sentenza di non doversi procedere per intervenuta prescrizione. Da segnalare poi, per completezza, come l'evasione contestata a Sorrentino fino al 2007 sia stata "sanata" per accertamento in adesione.
In questo quadro, fatto di grosse cifre e di vicende che si concatenano, con la pm pronta a sostenere che sussistano tutti i quesiti per l'applicazione del sequestro preventivo allargato citando anche i "gravi indizi di colpevolezza che graverebbero su Sorrentino", il Tribunale ha scelto di lasciare le cose come stanno, rigettando l'istanza e condannando il ricorrente al pagamento delle spese.
A.M.