Calolzio, anche la ciminiera ai Sali di Bario è della Dalton, in liquidazione: un simbolo della storia della città ha un futuro incerto
Nelle scorse settimanae abbiamo raccontato (http://www.leccoonline.com/articolo.php?idd=29464) le incerte sorti della discarica di rifiuti chimici della ex fabbrica dei “Sali di Bario” a Calolziocorte, gestita – lo ricordiamo – dalla società “Gruppo Chimico Dalton” che si trova in uno stato di liquidazione.
Oggi torniamo ad occuparci della stessa vicenda: se la prima volta abbiamo guardato a ciò che si trova nel sottosuolo, ora alziamo invece gli occhi verso il cielo.
Approfondendo le carte, emerge infatti come la Dalton sia proprietaria non solo del deposito di rifiuti ma anche dell’antica ciminiera dell’impianto, un vero e proprio simbolo di Calolziocorte.
Un enorme cilindro di mattoni rossi, sapientemente disposti uno sopra l’alto, che si staglia verso l’alto.
E’ un monumento all’ingegno, all’operosità, all’industria dei calolziesi. Ma – avendo 100 anni di storia – è anche una struttura che deve essere tenuta costantemente sotto osservazione.
Altre costruzioni simili spesso sono state “amputate” proprio per ridurre il rischio di cedimenti. Ma sarebbe sicuramente una grande perdita monumentale: l’intero complesso dell’ex Sali di Bario – costruito a partire dal 1902 – è un pregevolissimo esempio di archeologia industriale di inizio secolo, con i suoi capannoni di tipo shed, i mattoni in cotto, i richiami a Crespi d’Adda.
Un bene da tutelare e valorizzare, come hanno cercato di fare i ragazzi del progetto Val San Martino che ai suoi piedi hanno posizionato un cartello informativo “intelligente” per far conoscere ai calolziesi una pagina importante della storia di tutto il territorio.
Oltre alla ciminiera, l’atto di vendita prevedeva ovviamente l’acquisto da parte della società della piena proprietà della collina/discarica, che il documento definisce “area nuda destinata a giacimento controllato (discarica di rifiuti non pericolosi)”.
Subentrando alla ICS – si legge ancora nel documento – “La parte acquirente [la Dalton ndr] si impegna a mantenere in efficienza tutti gli impianti di controllo e di monitoraggio del sottosuolo che garantiscano il controllo della sottostante falda freatica, per un periodo non inferiore ai trent’anni dalla data di collaudo avvenuto il 10 agosto 2007 e, comunque non inferiore a quanto previsto dalle legge vigenti”.
Mancano ancora 20 anni alla ipotetica scadenza ma un eventuale fallimento potrebbe complicare non poco lo scenario.
E’ interessante allora guardare alle fidejussioni volute all’epoca come garanzia, di cui il Comune oggi ha chiesto in parte l’escussione. Tra i vari obblighi e impegni finanziari, risulta che furono stipulate a favore del Comune di Calolziocorte anche: una fidejussione di 25.800 euro per l’esecuzione di opere di manutenzione del verde esistente sull’area adibita a discarica; una fidejussione di 258.000 euro a garanzia della manutenzione della discarica e delle attrezzature necessarie al suo controllo; una fidejussione di 246.480 euro per la gestione post operativa della discarica.
Oggi torniamo ad occuparci della stessa vicenda: se la prima volta abbiamo guardato a ciò che si trova nel sottosuolo, ora alziamo invece gli occhi verso il cielo.
Approfondendo le carte, emerge infatti come la Dalton sia proprietaria non solo del deposito di rifiuti ma anche dell’antica ciminiera dell’impianto, un vero e proprio simbolo di Calolziocorte.
L’ex fabbrica dei Sali di Bario e, alle spalle, la grande ciminiera
E’ scritto nero su bianco nell’atto di vendita firmato il 18 dicembre 2009 tra la precedente proprietà – la ICS Industria Chimica Subalpina Spa – e appunto la Gruppo Chimico Dalton che da quel giorno è diventata dunque proprietaria dello storico manufatto (ma solo della ciminiera, non del complesso industriale che la circonda), un piccolo capolavoro di architettura industriale lombardo che è anche sottoposto alla tutela del Beni Culturali.Un enorme cilindro di mattoni rossi, sapientemente disposti uno sopra l’alto, che si staglia verso l’alto.
E’ un monumento all’ingegno, all’operosità, all’industria dei calolziesi. Ma – avendo 100 anni di storia – è anche una struttura che deve essere tenuta costantemente sotto osservazione.
Altre costruzioni simili spesso sono state “amputate” proprio per ridurre il rischio di cedimenti. Ma sarebbe sicuramente una grande perdita monumentale: l’intero complesso dell’ex Sali di Bario – costruito a partire dal 1902 – è un pregevolissimo esempio di archeologia industriale di inizio secolo, con i suoi capannoni di tipo shed, i mattoni in cotto, i richiami a Crespi d’Adda.
Un bene da tutelare e valorizzare, come hanno cercato di fare i ragazzi del progetto Val San Martino che ai suoi piedi hanno posizionato un cartello informativo “intelligente” per far conoscere ai calolziesi una pagina importante della storia di tutto il territorio.
Oltre alla ciminiera, l’atto di vendita prevedeva ovviamente l’acquisto da parte della società della piena proprietà della collina/discarica, che il documento definisce “area nuda destinata a giacimento controllato (discarica di rifiuti non pericolosi)”.
Subentrando alla ICS – si legge ancora nel documento – “La parte acquirente [la Dalton ndr] si impegna a mantenere in efficienza tutti gli impianti di controllo e di monitoraggio del sottosuolo che garantiscano il controllo della sottostante falda freatica, per un periodo non inferiore ai trent’anni dalla data di collaudo avvenuto il 10 agosto 2007 e, comunque non inferiore a quanto previsto dalle legge vigenti”.
Mancano ancora 20 anni alla ipotetica scadenza ma un eventuale fallimento potrebbe complicare non poco lo scenario.
E’ interessante allora guardare alle fidejussioni volute all’epoca come garanzia, di cui il Comune oggi ha chiesto in parte l’escussione. Tra i vari obblighi e impegni finanziari, risulta che furono stipulate a favore del Comune di Calolziocorte anche: una fidejussione di 25.800 euro per l’esecuzione di opere di manutenzione del verde esistente sull’area adibita a discarica; una fidejussione di 258.000 euro a garanzia della manutenzione della discarica e delle attrezzature necessarie al suo controllo; una fidejussione di 246.480 euro per la gestione post operativa della discarica.
