Lecco perduta/73: il paracarro ''sepolto'' di via Col di Lana


C’è un antico paracarro stradale, dimenticato, quasi sepolto ed ingessato fra le mura dell’edificio contrassegnato dal numero civico 2 di via Col di Lana, in alto a via Parini, dove si apre il Vanperbar. E’ cippo di un’importantissima strada maestra, l’attraversamento di Lecco lungo la statale 36 dello Stelvio e dello Spluga. Coloro che entravano in Lecco dal ponte Azzone Visconti, unico ponte stradale sino al 1955, e dovevano superare la città per proseguire oltre, verso i paesi del Lario e la Valtellina, nonché la Valchiavenna, dovevano percorrere via Visconti, piazza Manzoni, via Roma, salire lungo via Cavour e poi via Volta verso via Col di Lana, che puntava in direzione Castello (come indica il paracarro), prima di affrontare in località Galandra il rettilineo di via Stelvio, verso le prime pendici del San Martino.
La “grande strada” usciva dall’abitato all’altezza dell’attuale incrocio via Pasubio-via Petrarca, dove c’era la Trattoria della Pesa. Il tratto successivo, in direzione nord, era campestre, tra il verde alle prime propaggini del San Martino, passando per le case del Sole, distrutte dalla tragica frana del febbraio 1969. Si giungeva, poi, al valico detto di Santo Stefano, con “trincea” scavata in roccia, dove iniziava la discesa verso la località Pradello, divenuta Orsa Maggiore nel 1960. Il tracciato era con direzione inversa per coloro che da Sondrio dovevano attraversare la città, sino al ponte Azzone Visconti.
Il paracarro di via Col di Lana è un cippo superstite dell’importantissimo tracciato, superato nel 1932/1933 dall’apertura del tratto litoraneo in località Brick Caviate, che consentiva la percorrenza di tutto il lungolago per uscire ed entrare dalla città lungo la statale 36.
La prima gara ciclistica riservata ai dilettanti per la disputa della Coppa Martiri della Libertà, il 25 aprile 1946, aveva il tracciato piazza Mazzini, lungo Lario, Pradello, via Stelvio, colle di Santo Stefano, via Pasubio, via Col di Lana ed oltre, da ripetersi cinque volte, con traguardo in corso Martiri. Il ritrovo dei concorrenti era presso il Circolo Ferrovieri, sull’angolo di piazza Manzoni, davanti al Santuario della Vittoria, area dove è sorto nel 1957 l’attuale grattacielo. La gara ciclistica passava, quindi, davanti al paracarro oggi poco visibile e segnalato ai cultori di storia civica dal dr. Cesare Piccamiglio.
E’ passato, davanti al paracarro, anche un re d’Italia: Vittorio Emanuele III di Savoia. Nei manifesti di saluto del podestà Tubi, nell’aprile 1928, per la visita del re a Lecco, dove avrebbe sostato nel nuovo palazzo comunale di piazza Diaz, sede recentissima della Grande Lecco e poi inaugurato l’istituto per la cura e vigilanza della tubercolosi al Caleotto, si può leggere “Per la prima volta il re viene, in forma ufficiale, nella nostra città. Vi passò rapidamente, in automobile, la sera del 24 agosto 1915 e pochi cittadini si accorsero allora dell’avvenimento. Proveniva dallo Stelvio, dove si combatteva”. Non vi era allora altra strada che quella che transitava davanti al paracarro superstite e dimenticato in via Col di Lana.
A.B.
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