Lecco: 30 anni dopo al 'Brick' si ricorda l'alluvione in Valtellina
La terza domenica di luglio, trent’anni dopo quel 1987, che segnò l’inizio della tragica alluvione in Valtellina: il distributore Tamoil Brick alla periferia settentrionale della città di Lecco verso la Valtellina era il passaggio obbligato delle colonne di soccorso dirette a Morbegno. La Polizia Stradale effettuava controlli di circolazione, segnalando che la Statale non era più percorribile oltre Colico, quindi nel territorio della provincia di Sondrio, dove l’Adda era esondato nella notte in diverse località.
Lecco divenne, quella terza domenica di luglio 1987, la base di retrovia di tutte le operazioni di soccorso, con il ministro della Protezione Civile, on. Giuseppe Zamberletti, che era riuscito a raggiungere Sondrio con un viaggio avventuroso nella notte, lungo la vecchia strada Valeriana; il fondo valle ormai invaso dalle acque tumultuose del fiume, che aveva rotto l’argine al Pian della Selvetta.
Il l’acqua tracimò in piazza Cermenati, invadendo l’imbarcadero e mettendo in seria difficoltà il traffico veicolare in tutta l’ansa della sponda che corre dallo stesso allo sbocco di via Nazario Sauro, in particolare davanti al ristorante Italia, oggi McDonald’s.
La Valtellina è intanto risorta, come conferma un recente provvedimento di Legambiente che, premiando le eccellenze delle montagne, ha conferito un vessillo di merito al Comune di Castello dell’Acqua, in provincia di Sondrio, dove l’Amministrazione ed i cittadini hanno realizzato una rete escursionistica su antichi sentieri che si snoda tra contrade ed alpeggi. Il Comune di Castello dell’Acqua ha 677 abitanti, si trova a 660 metri di quota, è situato sulla sponda orobica valtellinese, circa a metà vallata e confina con i Comuni di Chiuro, Ponte in Valtellina e Teglio. Il territorio, prevalentemente boschivo, è compreso tra i torrenti Malgisa ed Armisa. Nell’edizione 2017 delle “bandiere verdi” promossa da Legambiente Castello dell’Acqua ha ricevuto tale significativo riconoscimento, a conferma che anche angoli dimenticati o quasi delle Alpi stanno rinascendo, grazie all’impegno dell’uomo.
Domenica 2017 al Brick Caviate
L’allarme dell’alluvione era già avvenuto nel tardo pomeriggio di sabato, con la frana che aveva travolto la “Grande Baita” di Tartano, frequentata da villeggianti e da turisti. Vi erano preoccupazioni nel lecchese per alcuni gitanti cittadini dati per dispersi nella zona Ponte del Diavolo, vicino a Bormio, e per un campeggio di boy scout in Valle Mello. Le linee telefoniche erano saltate ed i collegamenti di fortuna erano affidati ai radio amatori.Lecco divenne, quella terza domenica di luglio 1987, la base di retrovia di tutte le operazioni di soccorso, con il ministro della Protezione Civile, on. Giuseppe Zamberletti, che era riuscito a raggiungere Sondrio con un viaggio avventuroso nella notte, lungo la vecchia strada Valeriana; il fondo valle ormai invaso dalle acque tumultuose del fiume, che aveva rotto l’argine al Pian della Selvetta.
Domenica 1987
Targhette dell’acqua alta nella darsena della Canottieri Lecco
Colonne con automezzi e reparti di vario tipo passavano alle Caviate precedute da vigili motociclisti di Lecco a sirene spiegate. Il traffico civile era fermo sul viale Piave, mentre qualche schiarita si verificava dopo una notte di pioggia intensa, che aveva portato il lago, anche in città, al limite dell’esondazione. C’è da ricordare che durante l’alluvione in Valtellina il lago toccò nel nostro capoluogo il suo massimo livello storico, dopo l’eccezionale esondazione del 3 novembre 1928, segnata da apposita “targa” nella darsena della Canottieri. A fine luglio 1987 il lago lambì la targa record che non era stata raggiunta nemmeno durante la grande alluvione del Polesine 1951.Il l’acqua tracimò in piazza Cermenati, invadendo l’imbarcadero e mettendo in seria difficoltà il traffico veicolare in tutta l’ansa della sponda che corre dallo stesso allo sbocco di via Nazario Sauro, in particolare davanti al ristorante Italia, oggi McDonald’s.
L’imbarcadero allagato con il bar pontile nel luglio 1987
Il traffico in difficoltà sul lungolago davanti a piazza Cermenati
Al Brick Tamoil trent’anni dopo nulla può ricordare il movimento frenetico del 1987. Il traffico veicolare è meno del consueto, essendo chiuso un tratto di lungolago sino a via Capodistria, per la gara di triathlon. Numerosi i ciclisti della domenica, che pedalano sotto un sole tiepido ma non rovente come nelle precedenti giornate. Il traffico di rifornimento carburante è maggiore sul lato lago, con motoscafi di vario di tipo, rispetto a quello stradale. C’è una “passerella” sulle acque con il passaggio di alcune Lucie che lasciano la città verso l’alto Lario, dopo aver partecipato alla “Notte bianca”. Trent’anni da allora e nulla può ricordare, tranne testimonianze verbali o fotografiche, il coinvolgimento di Lecco nella tragedia.La Valtellina è intanto risorta, come conferma un recente provvedimento di Legambiente che, premiando le eccellenze delle montagne, ha conferito un vessillo di merito al Comune di Castello dell’Acqua, in provincia di Sondrio, dove l’Amministrazione ed i cittadini hanno realizzato una rete escursionistica su antichi sentieri che si snoda tra contrade ed alpeggi. Il Comune di Castello dell’Acqua ha 677 abitanti, si trova a 660 metri di quota, è situato sulla sponda orobica valtellinese, circa a metà vallata e confina con i Comuni di Chiuro, Ponte in Valtellina e Teglio. Il territorio, prevalentemente boschivo, è compreso tra i torrenti Malgisa ed Armisa. Nell’edizione 2017 delle “bandiere verdi” promossa da Legambiente Castello dell’Acqua ha ricevuto tale significativo riconoscimento, a conferma che anche angoli dimenticati o quasi delle Alpi stanno rinascendo, grazie all’impegno dell’uomo.
Aloisio Bonfanti