Olginate, fallimento della Fonderia San Martino: lo spin-off sotto la lente in Aula. Marina Rossi: 'per me è stato un tradimento'

La sede della Fonderia San Martino a Olginate
A settembre 2016 sei coimputati hanno optato per il patteggiamento. A giudizio, dinnanzi al collegio del Tribunale di Lecco - presidente Enrico Manzi, a latere Salvatore Catalano e Nora Lisa Passoni - vi è dunque solo lui: è entrato nel vivo, nella mattinata di giovedì 6 giugno, il procedimento penale intentato nei confronti del dr. Ezio Algarotti, classe 1961, con casa a Bergamo, chiamato a rispondere - in concorso con gli altri originali indagati già usciti di scena - di bancarotta fraudolenta in relazione al crack milionario della Fonderia San Martino di Olginate, impresa storica del territorio, dichiarata fallita nel luglio del 2014.
Nello specifico l'uomo, affidatosi all'avvocato Eugenio Sarai, in qualità di allora membro del collegio sindacale, risponde delle conseguenze di una decisione avallata nel gennaio del 2009, quando, come sintetizzato nel capo d'imputazione, compiutamente ricostruito in Aula dal curatore dr. Mario Motta, espresse parere favorevole all'operazione di "spin off" finita all'attenzione della Procura che, per la prima volta a Lecco, ha ritenuto tale passaggio "distrattivo" quantificando in oltre 10 milioni di euro il danno patrimoniale complessivamente causato alla fallita dal conferimento dell'intero patrimonio immobiliare alla neo costituita "San Martino Immobiliare" e del 98% delle quote sociali alla "San Martino Finance srl". Tramite questo e altri artifizi, così come analiticamente dettagliato dalla curatela - rappresentata, in qualità di legale di parte civile, dall'avvocato Stefano Pelizzari - si sarebbe determinata una riduzione del 95% del capitale sociale della Fonderia (da 3.200.000 euro a 150.000 euro) con un conseguente azzeramento del patrimonio netto contabile della società scissa che, dal valore di 4.464.331 euro risultante al bilancio del 31.12.2008, dopo l'operazione di scorporo, sarebbe precipitato sotto zero, "in rosso" per oltre 600.000 euro. Le due delle tre "società sorelle", poi, come le ha definite il dr. Motta, descrivendole come "portatrici di interessi autonomi", avrebbero intrecciato indissolubilmente i loro destini con la San Martino Immobiliare che avrebbe concesso infatti fidejussioni per circa 7 milioni - solo per il ceto bancario come evidenziato dal curatore - per coprire debiti della Fonderia, pur non essendo vincolata alla stessa. "Il dissesto dell'Immobiliare - ammessa dapprima al concordato, poi dichiarata fallita, salvo poi essere disposta la revoca della sentenza ndr - si è verificato perché si è legata mani e piedi alla Fonderia" ha confermato anche il dr. Balconi, curatore di tale società, in Aula quale teste di parte civile. "L'insolvenza della Fonderia ha poi trascinato l'Immobiliare".
"La scissione mi è stata presentata da Roberto" ha raccontato, tradendo una certa agitazione sfocata perfino in commozione, Marina Rossi, socia della Fonderia, figlia della signora Ernestina Magni (classe 1931), presidente del consiglio di amministrazione e sorella di Maria Luisa Rossi (classe 1970, designata poi quale amministratore unico della San Martino Immobiliare), Maurizio Rossi (classe 1959), Enrico Rossi (classe 1960) e Roberto Rossi (classe 1954, amministratore di diritto della Fonderia fino al 20 gennaio 2009 e successivamente - ritiene la Procura - amministratore di fatto della stessa nonché rappresentante della nuova "San Martino Finance srl"), tutti ammessi al patteggiamento in udienza preliminare (2 anni) così come il dr. Ferdinando Luigi Rossi, classe 1960, residente a Sirmione, presidente del collegio sindacale (1 anno, 9 mesi e 20 giorni). "Visto che i nostri genitori diventavano anziani, si poneva il problema della divisione tra di noi. Mi spiegò che a noi sorelle lasciavano gli immobili e loro fratelli prendevano l'azienda. Io non sapevo nemmeno di essere socia. Mi occupavo della gestione di locali - ha risposto interrogata sul punto - quindi ammetto di non essermi mai interessata degli affari. Ero la sorella stronza, quella che parlava... " ha aggiunto parlando di "tradimento" da parte dei propri cari per poi specificare ulteriormente: "Mi è stato detto che avrebbero portato la produzione alla Montorso (fonderia di vicentina partecipata dalla San Martino Finance ndr) e che piano piano trasformavano l'attività".
Venendo nello specifico alla posizione dell'unico imputato, la signora Marina, incalzata dalla domande dell'avvocato Pelizzari, ha detto: "L'operazione in sé mi veniva presentata come pensata da Algarotti", sempre facendo riferimento alle informazioni ricevute dal fratello Roberto.
"Non sapevo nemmeno esistesse la Baini" ha sostenuto, poi, rispondendo circa una società di diritto estero, coinvolta nello spin off. "Ho saputo che era riconducibile a noi, famiglia Rossi". Proprio in riferimento a tale entità lussemburghese si è basata invece l'audizione del dr. Amedeo Gherardi, al tempo della "scissione" praticante commercialista presso lo studio in cui esercitava il dr. Fernando Rossi che lo avrebbe pregato - al rientro da un periodo di malattia - di presenziare in qualità di delegato all'assemblea che ratificò la decisione "incriminata". "Mi ha chiesto di essere presente ad un atto dinnanzi ad un notaio perché uno dei soci non poteva esserci. Ho appreso solo al momento che si sarebbe deliberato una scissione societaria e che non rappresentavo una persona fisica ma una società, la Baina sa" ha aggiunto ricordando l'episodio specifico. "In quell'occasione c'erano il dottor Rossi (Ferdinando), un sindaco (Algarotti) e una signora anziana che dovrebbe essere la mamma dei fratelli presenti, soci della Fonderia San Martino. Non avevo la possibilità di impormi, anche perché mi trovavo in una situazione psicologia brutta. L'indicazione era "dobbiamo votare a favore" anche perché alla mia richiesta di spiegazioni mi è stato detto che si trattava di una normalissima scissione e che non c'era nulla di cui preoccuparsi". Nella tesi accusatoria del sostituto procuratore Nicola Preteroti non fu propriamente così. Il processo riprenderà il prossimo 23 novembre.
A.M.
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