Bertacchi: avrebbe modificato i voti di una studentessa. In aula racconta la sua verità

L'ingresso del Bertacchi
Per la prima volta ha esposto la sua verità al giudice, nell'ambito del procedimento penale che la vede imputata per il reato di per falsità materiale commessa da pubblico ufficiale (secondo l'articolo 476 c.p.).
Nella tarda mattinata odierna è toccato alla professoressa Maria Graziella Megna, presentare la sua versione rispetto ai fatti che le vengono contestati; una vicenda giudiziaria, quella che la vede protagonista, scaturita dalla denuncia di una studentessa pescatese, oggi 18enne, che due anni aveva raccontato ai carabinieri di essere stata vittima della condotta della docente dell'istituto superiore Bertacchi che, sul finire dell'anno scolastico, avrebbe alterato - abbassandole - due votazioni dal registro elettronico.
Se nel marzo scorso, in occasione della precedente udienza, il giudice Salvatore Catalano e il pubblico ministero Mattia Mascaro, avevano ascoltato, una dopo l'altra, le testimonianze di docenti e compagni di classe della ragazza - costituitasi parte civile tramite l'avvocato Monica Gambirasio del foro di Milano - stamani la professoressa Megna si è sottoposta ad ''esame'', cercando di allontanare da sè le accuse emerse sino ad oggi nei suoi confronti in sede di istruttoria dibattimentale.
Nel rispondere alla domanda postale dall'avvocato Marco Fusari del foro di Milano (che la assiste insieme al collega Ezio Guerinoni), l'insegnante ha spiegato la differenza fra registro docente - ad uso personale - e registro di classe, una sorta di verbale quotidiano dell'attività svolta in aula. Sul primo infatti, secondo le contestazioni della pubblica accusa, la professoressa Megna avrebbe alterato le due votazioni dell'alunna, riferite ad una verifica scritta e ad un'interrogazione orale.
''Più che di un cambiamento di voto, parlerei di un adeguamento'' ha detto l'imputata al giudice, spiegando che, trattandosi di una classe particolarmente assenteista, fu costretta all'epoca dei fatti a proporre la verifica scritta in due momenti diversi. Il 18 aprile la prova fu sostenuta dagli alunni presenti in classe - tra i quali la parte civile - e il 25 maggio dai compagni che a detta della docente non si erano presentati proprio per non sottoporsi al compito in classe. A seguito dei risultati emersi dalla seconda tranche di studenti esaminati, la professoressa Megna ha ritenuto di ''adottare un unico parametro per i voti, secondo quella che era la mia griglia di valutazione''. Nel spiegare meglio al giudice questa scelta, l'insegnante ha ribadito che la 3SB - frequentata dalla parte lesa - era una classe difficile ''che andava e veniva. Quando ho fatto la verifica ad aprile non c'erano tutti e ho deciso di riproporla agli altri ragazzi in un secondo momento, perchè altrimenti non avrei avuto la possibilità di valutarli. La prova è stata sostenuta al rientro dalle vacanze e dai vari ponti festivi: nessuno l'ha contestata'' ha precisato l'imputata, motivando così la decisione di modificare il voto inizialmente inserito all'alunna - passato da 4.5 a 4 - a seguito cioè delle risultanze del resto dei compagni e dalla necessità di adottare un unico parametro di giudizio, avendo valutato le verifiche in momenti diversi. ''Mi sono resa conto di non essere stata equa e per fare le cose in maniera equa ho utilizzato una griglia di valutazione omogenea'' ha affermato la docente, secondo la quale all'epoca dei fatti ''non c'era nessuna circolare che impediva di effettuare modifiche sul registro elettronico. Il divieto è arrivato dopo''.
Per quanto riguarda invece la prova orale - con il voto passato da 7 a 6 - la professoressa non ha fornito una motivazione specifica rispetto alla cifra cambiata. ''Non ricordo, credo si sia trattato di un semplice errore. Devo aver sbagliato ad inserire il voto'' ha detto, aggiungendo: ''so bene che le modifiche apportate al registro elettronico sono visibili, per questo non mi sono posta alcun problema ad effettuarle, sapendo motivare le mie scelte. Quell'anno avevo sette classi, la mole di lavoro a scuola era gravosa e spesso i voti li inserivo da casa, anche perchè con tutto quel che c'è da fare non è possibile farlo in tempo reale''.
In sede di controesame l'avvocato di parte civile Gambirasio ha chiesto alla docente di spiegare nuovamente le ragioni che l'hanno portata a modificare i voti dell'alunna, ricordando poi i problemi sorti durante l'anno scolastico tra lei e la classe 3SB, recatasi prima dal preside e poi dal provveditore per avanzare alcune critiche nei confronti dell'insegnante, culminate con il rifiuto a siglare il programma finale presentato dalla docente. ''E' l'unica classe con la quale ho avuto problemi e lo stesso vale per altri miei colleghi'' ha affermato sul finale di deposizione, l'imputata.
Terminato l'esame, il giudice Catalano ha dichiarato chiusa l'istruttoria, rinviando l'udienza al 27 novembre per la discussione finale.
G.C.
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