Lecco perduta/54: il collegio di Campo de Boi

Il collegio
Si è tornato a parlare della località Campo de Boi, sopra il quartiere Germanedo, a 600 metri di quota, per un progetto di collegamento stradale. La bianca Madonnina di Campo de Boi, accompagnata sullo sfondo dalle caratteristiche guglie del Resegone, è presente nei ricordi di numerose centinaia di ex ragazzi di varie città di Lombardia, che hanno trascorso le vacanze estive nella casa di montagna dei collegi di Saronno, Desio e Tradate. La statua della Madonnina spicca sul piazzale belvedere che domina il panorama di Lecco.
    Era il luglio 1921 quando veniva inaugurata a Campo de Boi la casa di vacanze che ha visto tra i promotori il lecchese arch. don Giuseppe Polvara, insegnante  nel collegio di Saronno. Il sacerdote è stato il fondatore della scuola d’arte Beato Angelico; una lapide lo ricorda presso la casa natale nel vecchio nucleo di Pescarenico. E’ scomparso nel 1950.
    La casa di Campo de Boi ha visto nel periodo estivo, da giugno a fine agosto, gli alunni provenienti dai collegi di Saronno, Desio e Tradale. L’edificio ha funzionato per vacanze sino agli anni 1975/1976; poi è stato utilizzato per castagnate autunnali e per escursioni alpestri. Ora è divenuto di proprietà Unicalce.
L’ex collegio conserva nella chiesetta un bel mosaico della Beato Angelico, detto “il cervo alla fonte”. Nel 1943 la presenza dei ragazzi a Campo de Boi andò oltre le vacanze estive. La permanenza a Saronno era pericolosa per i bombardamenti aerei di guerra. Così 80 ragazzi di 3^, 4^ e 5^ elementare salirono, sfollati, a Campo de Boi nella stagione invernale. Con loro c’era il giovane prete don Antonio Arioli, due insegnanti e tre suore di Maria Bambina, una delle quali infermiera. Cercarono di aiutare tutti; la suora infermiera raggiungeva, nelle baite del vecchio borgo, partigiani febbricitanti, portando medicine e consigliando possibili cure. Fu un difficile periodo con rastrellamenti che portarono pericoli anche al collegio sul monte.
    Passava da Campo de Boi un “sentiero della Libertà”, che puntava poi oltre il Resegone verso Morterone e verso l’alta Valsassina. Don Antonio Arioli ricordava di aver conosciuto il sindacalista Gaetano Invernizzi, organizzatore della lotta clandestina in Erna: “diventerà il primo segretario della Camera del Lavoro di Milano, dopo la Liberazione – dichiarò don Ariolo –  Credeva fermamente negli ideali della Resistenza. E’ sempre rimasto, sino alla morte, mio ottimo amico. Fu un grande uomo”.
A.B.
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