Lecco: 82 persone al rifugio notturno della Caritas, l’80% richiedenti asilo ''diniegati''

Il prossimo 2 aprile chiuderà i battenti il rifugio notturno di Lecco della Caritas. La “stagione” appena conclusa – che ha preso il via lo scorso novembre – è stata “un’esperienza straordinaria”, per utilizzare le parole del responsabile di zona Don Ettore e di Angela Missaglia, coordinatrice della struttura di Via Marsala che anche per il prossimo inverno accoglierà i senza fissa dimora.
Molto più che un luogo fornito di posti letto (25, cui si sono aggiunti alcuni materassi nei periodi più freddi), il rifugio si pone come obiettivo l’accoglienza delle persone che vengono prese in carico, assistite attraverso il Centro di ascolto e “accompagnate” verso un futuro che per alcuni di loro appare ora carico di aspettative.
82 gli “ospiti” che sono transitati in questi mesi, per lo più uomini e di origine straniera, l’80% dei quali è costituito da richiedenti asilo che non possono più godere della “protezione” garantita dal progetto di accoglienza nazionale e non hanno dunque alcun tipo di sostentamento economico, i cosiddetti “diniegati”.

La struttura che ospita il rifugio notturno

“E’ questa la nuova problematica della nostra società, esplosa nel corso degli ultimi mesi in città” ha spiegato Don Ettore, che ha già convocato l’amministrazione comunale per un confronto in merito. “L’emergenza ora non è più la loro, che sono arrivati qui, ma quella di chi è chiamato a dare una risposta a queste persone. Molti nel periodo trascorso qui hanno allacciato relazioni e difficilmente accettano di allontanarsi. L’esperienza del rifugio ci dimostra che la situazione dei profughi riguarda la politica e la società nel suo complesso, siamo in ritardo nel rispondere”.
Come ha specificato la signora Angela, alcuni di questi uomini hanno terminato l’esperienza presso i Cas  (Centri di accoglienza straordinaria) e sono in attesa di accedere allo Sprar (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati), un passaggio che può durare diversi mesi durante i quali non hanno un posto dove dormire. “Altri hanno ottenuto un diniego alla richiesta di asilo politico e stanno provvedendo ad effettuare un ricorso, ma nel frattempo non possono più usufruire dei contributi. Altri ancora sono arrivati autonomamente sul nostro territorio e, dopo essersi registrati in Questura, sono in attesa di essere assegnati ad un Cas”.

Don Ettore

Oltre alle persone che rientrano in questa “casistica” e che sono destinate ad aumentare in modo esponenziale nel corso dei prossimi mesi, ci sono diverse situazioni tra chi si è rivolto al servizio Caritas. “Dentro ognuno di loro c’è un uomo, un essere umano che ha avuto una storia personale difficile o ha vissuto un’esperienza di disamore, solitudine e violenza. Conoscerli mi ha arricchito molto” ha spiegato Angela Missaglia, che si è confrontata quotidianamente con questa realtà  unitamente ai 76 volontari di tutte le età che si sono impegnati nell’attività del rifugio.
“Gli italiani sono stati un quindicina, alcuni si sono ritrovati in questa condizione dopo aver perso il lavoro, altri a seguito di una separazione. Ricordo un padre che ha dovuto lasciare la casa di famiglia, incontrava i suoi figli regolarmente senza avere un tetto sopra la testa”.
Per altri l’esperienza al rifugio, che va ben al di là della semplice “assistenza”, è stata il trampolino di lancio verso un futuro migliore. “Due uomini che vivevano in strada sono arrivati da noi con delle problematiche che abbiamo contribuito a superare: uno è in cura in ospedale, l’altro ha vissuto un’esperienza di volontariato presso una Cooperativa e da oggi è stato assunto. Tutto questo grazie al fatto che qualcuno ha dato loro fiducia” ha sottolineato Angela.
Un grande aiuto alla Caritas in questo percorso di accompagnamento arriva da parrocchie e istituzioni esterni, oltre a privati che si mettono a disposizione.

Angela Missaglia

“Un parrucchiere il lunedì taglia i capelli gratuitamente ai senza fissa dimora, un dentista di Lecco si è offerto di sistemare i denti a uno di loro, il titolare di un bar ha offerto dei pasti e grazie alla risposta di tanti è stato possibile creare un vero e proprio “clima famigliare” al rifugio, con eventi all’insegna dell’intrattenimento e della condivisione” ha commentato Don Ettore. “Lecco ha risposto benissimo in questo senso e gli stessi residenti di Olate, inizialmente dubbiosi sulla presenza della struttura, hanno accettato e compreso l’idea alla base di questa esperienza. Lo stile vincente è quello di aver creato un clima mite e accogliente”.
Le parrocchie che hanno collaborato, alcune delle quali hanno ospitato i senza fissa dimora per cene e incontri, sono quelle di Acquate, Olate, Bonacina, Santuario della Vittoria e Pescarenico, i frati di S. Francesco, Germanedo, Belledo, S. Nicolò, S. Giovanni, unitamente all’oratorio di Valmadrera che ha proposto un incontro con i ragazzi. Hanno contribuito gli istituti religiosi delle suore di Maria Ausiliatrice di Olate e delle suore di Maria Bambina.
Il prossimo appuntamento sarà il 21 marzo con una “gita” insieme ai senza fissa dimora presso un eremo, per vivere una giornata all’insegna della condivisione e della preghiera.
La relazione con gli utenti del rifugio proseguirà anche dopo la chiusura, attraverso il centro di ascolto e la mensa.
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