Lecco perduta/50: le targhe in ferro battuto

Vecchia insegna con scritte in oro e fondo rosso, di una macelleria
Sono antiche targhe in ferro battuto, ma stanno diventando preziose come l’oro. Mandate in pensione dalla plastica e dal neon, rappresentano segni di altri tempi presso negozi e locali pubblici; sono patrimonio di tradizioni locali, ricordo delle botteghe che punteggiavano borghi e città, animavano le piazzette dei villaggi, prima dell’avvento della grande distribuzione.
    Le insegne in ferro battuto portano la nostalgia del banco familiare, del negozio a due passi da casa, dove tutti si conoscevano nella quotidiana spesa con la “sportina” e, magari, il libretto dove segnare i conti da pagare a fine mese. Sono insegne che trascinano le memorie del negozio dove il cliente era conosciuto nei suoi gusti e nelle sue preferenze, quasi nel cammino alimentare della settimana, con variazioni possibili dai giorni feriali a quelli festivi. Erano negozi dove il bottegaio quasi leggeva nella mente degli acquirenti.
    Anni or sono venne lanciato un appello a commercianti, negozianti, a titolari di alberghi e pubblici esercizi di salvare il salvabile e, oltre a mantenere l’esistente, a recuperare qualche targa in ferro abbandonata nei magazzini di deposito. Insomma, rovesciare la tendenza di adeguare il locale alla moda emergente dei neon futuristici. Qualche cosa è stato fatto presso le piccole botteghe superstiti, “formiche” di un commercio metropolitano. Un appello che dovrebbe essere rinnovato ancora; nonché un censimento delle superstiti targhe.
Veramente caratteristiche e tradizionali sono quelle delle macellerie, con parole in oro su sfondo rosso. Sarebbe interessante fare una passeggiata censimento nel centro cittadino, passando per i rioni dove tante “bandiere” come pennoni erano presso le botteghe, tante che hanno chiuso anche nel territorio comunale di Lecco.
Chissà che dopo anni di oblio possa tornare di moda alzare un’insegna che rappresenta un passato custodito, una mappa del tempo che fu.
A.B.
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