Lecco: ''accesso abusivo'' alle banche dati, un brigadiere della Gdf assolto dalle accuse

Assolto per insufficienza di prove. Questa la sentenza pronunciata nella mattinata di oggi, lunedì 9 gennaio, dal giudice del Tribunale di Lecco Enrico Manzi nei confronti del finanziere a processo con l’accusa di “accesso abusivo ad un sistema informatico”, ai sensi dell’articolo 615 Ter del codice penale. Il basco verde, in base al quadro accusatorio originariamente tracciato dal pubblico ministero Alessandro Gobbis che ne ha chiesto il rinvio a giudizio nel 2015, tra il 2009 e il 2011 avrebbe effettuato decine di accessi abusivi allo Sdi, cercando di carpire informazioni relativamente a professionisti del lecchese, altri militari,  parenti, amici ma anche donne incontrate – si ritiene - incidentalmente. Accessi che, come ha spiegato in aula il colonnello Corrado Loero, non avrebbero arrecato alcun guadagno al sottoposto e -  in un’occasione -  effettuati per organizzare un torneo tra rappresentanti delle forze dell’ordine.
Il viceprocuratore onoerario Pietro Bassi, pur augurando all’imputato (residente in Provincia di Como ma in servizio presso il comando provinciale di Lecco all’epoca dei fatti) una lunga e brillante carriera, ha chiesto la condanna  a 20 giorni di reclusione convertibili in una pena pecuniaria. “Sicuramente egli non commetterà altri errori di questo tipo ma l’accesso alla banca dati per fini non legati all’attività di ufficiale di Polizia giudiziaria c’è stato” ha concluso.
Diversa la posizione dell’avvocato difensore Marco Rigamonti che ha chiesto per il proprio assistito l’assoluzione perché il fatto non sussiste, sollevando l’eccezione della inutilizzabilità dei tabulati relativi agli accessi informatici contestati al brigadiere.
“Dobbiamo chiederci quale sia il grado di offensività relativo a questo reato” ha spiegato il legale, domandando in subordine l’assoluzione anche alla particolare tenuità del fatto (ai sensi dell’articolo 131 bis del codice penale). “Siamo di fronte ad un 615 Ter non “normale”, poiché coinvolge un pubblico ufficiale. Gli sono state consegnate le password per accedere al sistema con un procedimento amministrativo ufficiale. Non siamo in presenza di reato, il fatto non sussiste perché manca una serie di elementi soggettivi”. L’avvocato ha poi parlato di “indagini improprie”, poiché i documenti relativi ai flussi informatici oggetto del processo sarebbero stati acquisiti prima dell’iscrizione al procedimento. “Anche lo scritto anonimo da cui ha preso il via l’indagine, citato da Loero, non avrebbe potuto essere utilizzato e forse anche la sua testimonianza non risulta “valida”. I tabulati agli atti costituiscono la traduzione del flusso informatico. In base a questa considerazione, il fascicolo del mio assistito risulta vuoto”.
Il giudice Manzi ha assolto il finanziere nel merito, ai sensi del secondo comma dell’articolo 530 del codice di procedura penale.
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