Lecco perduta/43: c’era il ristorante ''dai Brambilla''

Il quadrante del tempo, nel dicembre 2006,dieci anni or sono, scandiva la vicina chiusura del ristorante "dai Brambilla", caratteristico locale cittadino lungo la centralissima via Cavour, l'antica Contrada Larga di ottocentesca memoria. Apriva i battenti proprio nel tratto di via Cavour dove esiste ancora il rientro a curva degli edifici per consentire la svolta della carrozze nel cortile di deposito dell'antico albergo detto "il Leunzin", locale di sosta e di cambio cavalli quando le comunicazioni erano affidate e vetture ippotrainate.


Si concludeva un cammino di impegno e di presenza iniziato nel 1959 con la rosticceria aperta dai novelli sposi Marialda Crotta ed Antonio Brambilla nei locali dove c'era una vecchia macelleria e poi, nel 1975, con il ristorante ricavato nei retrostanti magazzini. Era un locale dall'atmosfera familiare, dove piatti appetitosi, preparati con professionalità e premura, erano circondati da pareti del ristoro, "passerella" di cimeli, con stemmi, targhe, simboli della vecchia città, praticamente ancora antico borgo. Il locale aveva visto tra i protagonisti, oltre ad Antonio Brambilla e la consorte Marialda Crotta, anche la figlia Paola. Nel curriculum di Marialda si ricordava il prestigioso riconoscimento del "collare rosso" del Collegio Cocorum ed il ruolo di Regina Grigna in un carnevalone lecchese degli anni '60, a fianco di Re Resegone. Si scrisse, alla vigilia della chiusura, "la cucina "dai Brambilla" resterà nei ricordi dei buongustai per piatti deliziosi, come le lasagnette verdi di formaggi, il pesce in carpione, polenta e funghi, i risotti alla milanese della nonna, i primi piatti della Paola e la torta alle rose di Marialda". Il ricordo migliore resta quello di un locale legato alla città ed alla sua gente, nelle espressioni più genuine, di laboriosità e di fedeltà. E' stata una storia di vita e di lavoro intrecciata con passione e dedizione. E' stato scritto di Marialda ed Antonio che si lasciavano alle spalle "una vita passata a prendere i lecchesi per la gola".
A.B.
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