Anche il Lario ha il suo mostro: 70 anni fa il 1° avvistamento del misterioso animale
L’aspetto che doveva avere il Lariosaurus
O almeno è questo che raccontava esattamente 70 anni fa il "Corriere Comasco" in un articolo del 18 novembre 1946 intitolato "La paurosa avventura di due cacciatori brianzoli" che - durante una battuta al pian di Spagna - si sarebbero imbattuti nella spaventosa creatura, un animale mai visto primo, lungo due o tre metri, di colore rosso-bruno, con una cresta.
I due brianzoli - continuava ancora l'articolista - avrebbero anche sparato verso la bestia, cercando inutilmente di catturarla.
E' questo l'episodio che ha dato il via alla leggenda del Mostro del Lago di Como, forse un cugino - seppur meno famoso - del celebre "Nessie", il mostro del Lago di Lockness, tanto che c'è chi ha suggerito che che la creatura del Lario debba chiamarsi "Larrie".
La provocazione del Corriere Comasco, con il suo pesce d'aprile fuori stagione, iniziò a far nascere leggende e suggestioni sulla inusuae creatura che vivrebbe tra Colico, Como e Lecco, tanto che dal 1946 sono state moltissime gli "avvistamenti" su entrambe le sponde del lago.
Fin da quel primo articolo il mostro è ribattezzato "Lariosauro", riprendendo il nome del fossile di rettile scoperto circa un secolo prima, nel 1830, a Perledo.
Già la settimana successiva al primo incontro del Pian di Spagna, è La Provincia (forse per non essere da meno rispetto al Corriere Comasco) a raccontare di un nuovo faccia a faccia con il mostro, che da Colico si sarebbe spostato nelle acque di fronte a Varenna.
Calco del fossile di Lariosaurus esposto a Palazzo Belgiojoso
E anche negli anni successivi - nonostante il Corriere Comasco ammise che si trattava solo di una gigantesca bufala, di una diverte bravata - più volte la leggenda del Lariosauro vivente tornò di nuovo a galla. E' nel 1954 l'incontro con "uno strano animale" nei pressi di Argeno, mentre solo 3 anni più tardi - nel 1957 - si verificarono gli avvistamenti più eclatanti: nell'agosto un enorme mostro sarebbe apparso tra Dongo e Musso e il mese successivo questa apparizione si ripeté durante l'esplorazione di Luigi Percassi e Renzo Pagani a bordo di una batisfera. I due raccontarono di avere notato un essere con una testa simile a quella di un coccodrillo.
A questa vicenda si ispira il romanzo di Emanuele Pagani "Il mostro del lago di Como". Avvistamenti e incontri si sono susseguiti fino ai giorni nostri, come nel 2003 nelle acque di fronte a Lecco.
A diffonderne la leggenda ha contribuito anche il noto giallista Carlo Lucarelli nel ultimo libro, «Strane storie» edito da Skira, dedicato ai misteri del mondo. Qualcuno ha anche cercato di dare una spiegazione "scientifica" avanzando l'ipotesi che si potesse trattare di un esemplare - sopravvissuto all'estinzione - di Lariosaurus, rettile preistorico della lunghezza di circa un metro i cui fossili sono attualmente nelle collezioni dei Musei di Lecco, Milano e del Servizio Geologico di Roma, nonché nei musei di Francoforte e di Monaco di Baviera. Il mostro del lago è comunque entrato nell'immaginario collettivo, una leggenda da raccontare ai bambini e ai turisti.
Soprattutto in quelle giornate in cui la nebbia sembra appoggiarsi sulla superfice dell'acqua, passeggiando sulle rive del nostro lago, è facile farsi trasportare dalla suggestione e scorgere la cresta della terribile creatura inabissarsi con un guizzo tra onde. Sarà capitato, chissà, anche al cantautore Davide Van De Sfroos che al "mustru" ha dedicato una malinconica canzone:
l'era faa cumè un'anguila / l'era gross cume un batèll / e'l majava tücc i stell / una bissa incatramata / cun la buca sbaratada / e cui öcc dell'oltrummuund... (era fatto come un'anguilla/ era grosso come un battello / e mangiava tutte le stelle / una biscia incatramata / con la bocca spalancata / e occhi dell'altro mondo).
P.V.