Annone, cavalcavia crollato: summit dei consulenti presso il ''cimitero di cemento'' dove giace quel che resta del ponte
A, B, C… e così via. Ogni “pezzo” è contrassegnato da una lettera, quasi a ricordare la corretta sequenza nel caso servisse riordinare un puzzle che – nemmeno con un lavoro certosino – probabilmente sarà mai completo. Quel che resta del cavalcavia di Annone crollato lo scorso 28 ottobre è da giorni ordinatamente disposto in un “magazzino giudiziario a cielo aperto” alle porte del capoluogo, “protetto” da una rete da cantiere – che nessuno il tragico pomeriggio del cedimento si è preso la responsabilità di far tirare per tempo per impedire il transito veicolare nel tratto “aereo” della sp 49 a scavalco della ss36 – sulla quale la Polizia Stradale, ha affisso perentori avvisi a indicare che quei “calcinacci” di varie dimensioni siano effettivamente elementi posti sotto sequestro in relazione all’inchiesta affidata al sostituto procuratore Nicola Preteroti, affianco a stretto giro dal Procuratore Antonio Angelo Chiappani in persona.
Tutto ciò mentre al quinto piano del Palazzo di Giustizia prosegue l’acquisizione e l’analisi dalla documentazione ritenuta utile per fare luce su un accadimento che – a distanza di settimane – continua a richiamare l’attenzione anche della stampa nazionale.
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Quel che resta del ponte
Una drammatica immagine scattata il giorno della tragedia
Presso quel cimitero di blocchi di cemento armato nella mattinata odierna hanno preso avvio – come stabilito nei giorni scorsi – le operazioni peritali con il confronto tra professionisti poi proseguito in un’aula del Politecnico dove, attorno ad un tavolo, professori e ingegneri, hanno concordato gli aspetti procedurali e quindi le modalità di analisi dei singoli elementi nonché il cronoprogramma. Presenti, oltre all’ingegner Marco Di Prisco, Ordinario di Tecnica delle Costruzione presso l’ateneo cittadino nominato consulente tecnico del pubblico ministero con decreto del 7 novembre, anche i professionisti indicati dai difensori dei tre indagati (gli ingegneri di Villa Locatelli Andrea Sesana e Angelo Valsecchi nonché il collega di Anas Giovanni Salvatore assistiti rispettivamente dai penalisti Stefano Pelizzari, Edoardo Fumagalli e Sara Mantegazza) nonché dalle ipotizzate parti offese ovvero gli eredi del signor Claudio Bertini, unica vittima del crollo (avv. Biagio Giancola), la famiglia Femiano di Mandello che viaggiava sull’auto precipitata insieme all’infrastruttura collassata (avv. Vito Zotti), il Codacons in rappresentanza degli utenti della strada e l’autotrasportatore Vasile Ciorei (avv. Luigi Villa), alla guida del trasporto eccezionale al cui passaggio il ponte ha ceduto. Proprio sul ruolo giocato dal transito del tir – partito da Ravenna e quasi arrivato a destinazione, presso l’Eusider di Bosisio Parini – sembrerebbe essere già stato messo in discussione quest’oggi dai consulenti dei tre professionisti iscritti nel registro degli indagati seppur, da quello che è dato sapersi fino a questo momento, il peso dello stesso fosse nei limiti previsti (107,5 tonnellate a fronte di un’autorizzazione rilasciata dalla provincia di Bergamo, competente per territorio avendo la società trasportatrice sede ad Albino per un massimo di 108).Tutto ciò mentre al quinto piano del Palazzo di Giustizia prosegue l’acquisizione e l’analisi dalla documentazione ritenuta utile per fare luce su un accadimento che – a distanza di settimane – continua a richiamare l’attenzione anche della stampa nazionale.
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A.M.