Garlate: per la festa delle forze armate le poesie dei bambini e i pensieri sulla guerra
Questa mattina a Garlate, come in molti comuni della provincia, si è fatto memoria del 4 novembre, festa delle forze armate e dei caduti durante le guerre. La pioggia caduta abbondante ha costretto a un cambio di programma, con lo svolgimento della prima parte della cerimonia all'interno della chiesa.
Le letture recitate durante la mattinata sono state scelte dal gruppo "Garlateatro" mentre i bambini di quinta elementare hanno contribuito, leggendo cinque poesie, che poi hanno omaggiato ai cittadini presenti.
I testi presentati dagli scolari e intitolati "Sboccia la pace", "Soffice pace", "Pace che domina", "Farfalla urgente" e "La vita è unica", legati dalla stessa struttura, hanno espresso dal punto di vista dei più piccoli, le impressioni e i simboli che suscitano in loro i concetti di "vita", "pace" e "guerra".
I quattro lettori del gruppo Garlateatro hanno invece recitato cinque diversi discorsi storici, seguendo cronologicamente le opinioni di alcuni grandi pensatori sulla guerra e mostrando come l'immagine dei conflitti nel mondo si sia evoluta dalla seconda metà del XX secolo.
La prima lettura è stata quella del "Manifesto Russell-Einstein", un documento del 1955 sponsorizzato da alcuni tra i più eminenti scienziati del '900, per una campagna di disarmo nucleare. All'inizio della guerra fredda, ciò che più si temeva era lo scoppio di un conflitto fra il blocco americano e quello sovietico dove sarebbero state usate armi atomiche. La forza e attualità del documento non vengono tanto dalla sua collocazione temporale, ma dall'universalità dei concetti espressi. "Ci attende, se lo vogliamo, un futuro di continuo progresso in termini di felicità, conoscenza e saggezza. Vogliamo invece scegliere la morte solo perché non siamo capaci di dimenticare le nostre contese? Ci appelliamo, in quanto esseri umani, ad altri esseri umani: ricordate la vostra umanità, e dimenticate il resto. Se ci riuscirete, si aprirà la strada verso un nuovo Paradiso; altrimenti, vi troverete davanti al rischio di un'estinzione totale."
La seconda lettura è stata il famosissimo discorso del presidente degli Stati Uniti d'America Ronald Reagan "Tear down this wall!", tenuto presso la porta di Brandeburgo il 12 giugno 1987, dove chiese formalmente a nome della nazione al premier sovietico Michail Gorbaciov di appianare le divergenze tra i loro paesi, poiché esse erano causa dell'indebolimento di molti popoli, stavano creando barriere e generando guerre. "Accogliamo con favore il cambiamento e l'apertura, perché crediamo che la libertà e la sicurezza vadano di pari passo, che il progresso della libertà umana non può che rafforzare l'obiettivo della pace nel mondo. C'è solo un'ineccepibile azione che i sovietici possono fare, che farebbe progredire notevolmente la libertà e la pace. Segretario generale Gorbaciov, se davvero vuole la pace, se vuole la prosperità per l'Unione Sovietica e per l'Europa orientale, venga qui a questa porta. Gorbaciov, apra questa porta. Gorbaciov, Gorbaciov, butti giù questo muro!"
La terza lettura è stata tratta dal discorso tenuto alle Nazioni Unite nel 2013 dalla più giovane premio Nobel della storia Malala Yousafzai, attivista pakistana che per la sua propaganda volta a liberare l'educazione femminile nel suo paese, represso dai Taliban, è stata più volte aggredita e minacciata. Dal discorso della ragazza, allora sedicenne, emerge il tema dell'informazione per demolire le barriere culturali che opprimono le persone, e da esso è stato citato questo passaggio: "Un giorno ricordo che un bambino della nostra scuola chiese a un giornalista perché i Taliban sono contrari all'istruzione. Il giornalista rispose con grande semplicità. Indicando un libro disse: "I Taliban hanno paura dei libri perché non sanno che cosa c'è scritto dentro". Pensano che Dio sia un piccolo essere conservatore che manderebbe le bambine all'inferno soltanto perché vogliono andare a scuola. I terroristi usano a sproposito il nome dell'Islam e la società pashtun per il loro tornaconto personale. Il Pakistan è un paese democratico che ama la pace e che vorrebbe trasmettere istruzione ai suoi figli. L'Islam dice che non soltanto è diritto di ogni bambino essere educato, ma anche che quello è il suo dovere e la sua responsabilità."
La quarta lettura, dal discorso tenuto da Papa Francesco durante il suo viaggio apostolico di quest'anno in Polonia in occasione della XXXI Giornata mondiale della gioventù, è stata indirizzata all'importanza della partecipazione attiva alla soluzione dei problemi del mondo. Il pontefice, usando l'immagine dei giovani e del divano per parlare di chi si crogiola nella propria felicità, senza interessarsi dei problemi degli altri, ha infatti detto: "Il tempo che oggi stiamo vivendo non ha bisogno di giovani-divano, ma di giovani con le scarpe, meglio ancora, con gli scarponcini calzati. Questo tempo accetta solo giocatori titolari in campo, non c'è posto per riserve. Il mondo di oggi vi chiede di essere protagonisti della storia perché la vita è bella sempre che vogliamo viverla, sempre che vogliamo lasciare un'impronta. La storia oggi ci chiede di difendere la nostra dignità e non lasciare che siano altri a decidere il nostro futuro. No! Noi dobbiamo decidere il nostro futuro, voi il vostro futuro! Il Signore, come a Pentecoste, vuole realizzare uno dei più grandi miracoli che possiamo sperimentare: far sì che le tue mani, le mie mani, le nostre mani si trasformino in segni di riconciliazione, di comunione, di creazione. Egli vuole le tue mani per continuare a costruire il mondo di oggi. Vuole costruirlo con te. E tu, cosa rispondi? Cosa rispondi, tu? Sì o no?"
La quinta lettura, tradizionalmente citata durante le celebrazioni del 4 novembre, è stata infine presa dal discorso di insediamento del Presidente Pertini del 1978, e in particolare nel punto in cui parla della posizione che deve avere lo Stato rispetto alla pace: "L'Italia, a mio avviso, deve essere nel mondo portatrice di pace: si svuotino gli arsenali di guerra, sorgente di morte, e si colmino i granai sorgente di vita per milioni di creature umane che lottano contro la fame. Il nostro popolo generoso si è sempre sentito fratello a tutti i popoli della terra. Questa la strada, la strada della pace che noi dobbiamo seguire. Ma dobbiamo operare perché, pur nel necessario e civile raffronto fra tutte le ideologie politiche, espressione di una vera democrazia, la concordia si realizzi nel nostro paese."
Terminati gli interventi la parola è passata al sindaco Giuseppe Conti che si è soffermato sulle vittime delle guerre. "Cento anni fa iniziò la prima fase della prima guerra mondiale: una guerra distruttiva e indicibile, fatta non di generali provenienti dalle università, ma di migliaia di giovani ragazzi analfabeti che conoscevano solo il loro Paese e hanno condiviso insieme in trincea il tempo che hanno speso per un Paese che ancora non esisteva. Durante il dopo-guerra non ha splenduto il sole. C'era da ricostruire e la rabbia degli sconfitti insieme alla desolazione dei popoli, hanno portato alla seconda guerra mondiale e agli orrori della shoah, durante la quale sono stati abbandonati e distrutti i valori primi dell'umanità e della civiltà".
Il sindaco ha poi spiegato, citando anche Papa Ratzinger, come il modo con cui oggi pensiamo alla guerra, sia da un punto di vista privilegiato e distaccato, che non ci porta a lavorare attivamente per fermare gli orrori che accadono ogni momento nel mondo:
"Dobbiamo chiederci cosa hanno insegnato cento anni di guerra, oltre le due mondiali, anche quella del Vietnam, quella in Iraq, quelle in Africa... La storia ha generato mostri in grado di dichiarare guerra all'umanità e continua a farlo. Papa Benedetto XVI, disse che "il volto dell'uomo ci guarda con gli occhi di chi è stato ad Auschwitz o dal Vietnam, dai paesi distrutti dall'ISIS, o dai barconi di profughi". Il problema è che consideriamo quel dolore insito nell'uomo. Ci rendiamo davvero conto di cosa sia il dolore e la distruzione apprendendoli dai tg? Non c'è stato un giorno senza guerra. Tutti dobbiamo spenderci per passare dall'essere delle persone passive di fronte all'immagine di morte, che ci allontana dalla vera salvezza, alla conoscenza profonda delle cose. Una conoscenza faticosa da ottenere, ma necessaria per ricordare chi è su quella lapide [riferendosi al monumento dei caduti], per cercare di rendere il mondo un posto migliore."
Terminati i discorsi il corteo, con in testa il sindaco, il gruppo alpini e i labari delle associazioni, ha raggiunto il monumento dei caduti e il santuario di Crotto dove sono stati letti i nomi dei concittadini morti o dispersi nei conflitti mondiali. In loro memoria è stato suonato il silenzio ed è stata impartita la benedizione dal parroco con l'intercessione dei patroni d'Italia, San Francesco d'Assisi e Santa Caterina da Siena.
SBOCCIA LA PACE
La guerra è
Buia
Come la notte oscura
Sanguinosa
Come le ferite che non si chiudono
Dolorosa
Come le sofferenze inflitte
Ardente
Come fuoco che non riesci a spegnere
Pungente
Come la rabbia che esce dal cuore
La pace è
Allegra
Come i bambini che giocano insieme
Chiara
Come i fiori che sbocciano al mattino
Colorata
Come un grande arcobaleno
Soffice
Come la neve d’inverno
Brillante
Come il sole d’inverno
Lascia sbocciare
La pace
Falla splendere
Come un arcobaleno nel cielo
SOFFICE PACE
La guerra è
Triste
Come un cuore spezzato
Brutta
Come la morte
Affilata
Come un coltello
Misteriosa
Come una notte tempestosa
Oscura
Di una violenza immensa.
La pace è
Colorata
Di gioia e serenità
Calma
Come la felicità di un canto
Soffice
Come nuvole addormentanti
Bella
Come un mondo che ti abbraccia con amore
Fresca
Come aria che ti accarezza la guancia
Gusta la felicità
Di un soffice canto,
cerca sempre
la pace.
PACE CHE DOMINA
La guerra è
Crudele
Come un virus che uccide
Sanguinosa
Come il fuoco che brucia le speranze
Spaventosa
Come perdere la famiglia
Nera
Come l’asfalto che sopporta la brutalità
Buia
Come la paura che scorre dentro di noi.
La pace è
Amorevole
Come due storie che si incontrano
Amichevole
Come un coniglio che trova la vita
Gioiosa
Come un arcobaleno che spunta dal nulla
Speranzosa
Come il cammino che si fa insieme
Coraggiosa
Come l’impegno che ti trovi ogni giorno.
Dimentica
Il nero, il buio, lo spaventoso
Cammina con noi
Sull’arcobaleno
D’ogni giorno
FARFALLA URGENTE
La guerra è
Sconvolgente
Come il fuoco ardente
Buia
Come una notte infinita
Dolorosa
Come un proiettile nel cuore
Triste
Come un cielo senza sole
Scontrosa
Come una ferita sanguinante.
La pace è
Colorata
Come una farfalla
Splendente
Come un sole urgente
Calma
Come un mare limpido e infinito
Desiderante
Come un sogno che diventa realtà
Gioiosa
Come l’estate appena arrivata.
Corri nel cielo.
La pace
È una farfalla
Urgente.
LA VITA È UNICA
La guerra è
Pungente
Come una spina di rovo
Scura
Come una notte buia
Spaventosa
Come una casa infestata
Angosciante
Come una persona che non si rialzano più
Gelida
Come la tormenta che avvolge il cuore.
La pace è
Stupenda
Come l’onda del mare
Colorata
Come un arcobaleno che avvolge le montagne
Leggera
Come un pensiero che libera la mente
Unica
Come il cielo infinito
Profumata
Come un prato fiorito.
Non lasciare
Che il gelo
Avvolga
Il cuore
Perché la vita è unica
Come un cielo infinito.
Le letture recitate durante la mattinata sono state scelte dal gruppo "Garlateatro" mentre i bambini di quinta elementare hanno contribuito, leggendo cinque poesie, che poi hanno omaggiato ai cittadini presenti.
I testi presentati dagli scolari e intitolati "Sboccia la pace", "Soffice pace", "Pace che domina", "Farfalla urgente" e "La vita è unica", legati dalla stessa struttura, hanno espresso dal punto di vista dei più piccoli, le impressioni e i simboli che suscitano in loro i concetti di "vita", "pace" e "guerra".
I quattro lettori del gruppo Garlateatro hanno invece recitato cinque diversi discorsi storici, seguendo cronologicamente le opinioni di alcuni grandi pensatori sulla guerra e mostrando come l'immagine dei conflitti nel mondo si sia evoluta dalla seconda metà del XX secolo.
La prima lettura è stata quella del "Manifesto Russell-Einstein", un documento del 1955 sponsorizzato da alcuni tra i più eminenti scienziati del '900, per una campagna di disarmo nucleare. All'inizio della guerra fredda, ciò che più si temeva era lo scoppio di un conflitto fra il blocco americano e quello sovietico dove sarebbero state usate armi atomiche. La forza e attualità del documento non vengono tanto dalla sua collocazione temporale, ma dall'universalità dei concetti espressi. "Ci attende, se lo vogliamo, un futuro di continuo progresso in termini di felicità, conoscenza e saggezza. Vogliamo invece scegliere la morte solo perché non siamo capaci di dimenticare le nostre contese? Ci appelliamo, in quanto esseri umani, ad altri esseri umani: ricordate la vostra umanità, e dimenticate il resto. Se ci riuscirete, si aprirà la strada verso un nuovo Paradiso; altrimenti, vi troverete davanti al rischio di un'estinzione totale."
La seconda lettura è stata il famosissimo discorso del presidente degli Stati Uniti d'America Ronald Reagan "Tear down this wall!", tenuto presso la porta di Brandeburgo il 12 giugno 1987, dove chiese formalmente a nome della nazione al premier sovietico Michail Gorbaciov di appianare le divergenze tra i loro paesi, poiché esse erano causa dell'indebolimento di molti popoli, stavano creando barriere e generando guerre. "Accogliamo con favore il cambiamento e l'apertura, perché crediamo che la libertà e la sicurezza vadano di pari passo, che il progresso della libertà umana non può che rafforzare l'obiettivo della pace nel mondo. C'è solo un'ineccepibile azione che i sovietici possono fare, che farebbe progredire notevolmente la libertà e la pace. Segretario generale Gorbaciov, se davvero vuole la pace, se vuole la prosperità per l'Unione Sovietica e per l'Europa orientale, venga qui a questa porta. Gorbaciov, apra questa porta. Gorbaciov, Gorbaciov, butti giù questo muro!"
La terza lettura è stata tratta dal discorso tenuto alle Nazioni Unite nel 2013 dalla più giovane premio Nobel della storia Malala Yousafzai, attivista pakistana che per la sua propaganda volta a liberare l'educazione femminile nel suo paese, represso dai Taliban, è stata più volte aggredita e minacciata. Dal discorso della ragazza, allora sedicenne, emerge il tema dell'informazione per demolire le barriere culturali che opprimono le persone, e da esso è stato citato questo passaggio: "Un giorno ricordo che un bambino della nostra scuola chiese a un giornalista perché i Taliban sono contrari all'istruzione. Il giornalista rispose con grande semplicità. Indicando un libro disse: "I Taliban hanno paura dei libri perché non sanno che cosa c'è scritto dentro". Pensano che Dio sia un piccolo essere conservatore che manderebbe le bambine all'inferno soltanto perché vogliono andare a scuola. I terroristi usano a sproposito il nome dell'Islam e la società pashtun per il loro tornaconto personale. Il Pakistan è un paese democratico che ama la pace e che vorrebbe trasmettere istruzione ai suoi figli. L'Islam dice che non soltanto è diritto di ogni bambino essere educato, ma anche che quello è il suo dovere e la sua responsabilità."
La quarta lettura, dal discorso tenuto da Papa Francesco durante il suo viaggio apostolico di quest'anno in Polonia in occasione della XXXI Giornata mondiale della gioventù, è stata indirizzata all'importanza della partecipazione attiva alla soluzione dei problemi del mondo. Il pontefice, usando l'immagine dei giovani e del divano per parlare di chi si crogiola nella propria felicità, senza interessarsi dei problemi degli altri, ha infatti detto: "Il tempo che oggi stiamo vivendo non ha bisogno di giovani-divano, ma di giovani con le scarpe, meglio ancora, con gli scarponcini calzati. Questo tempo accetta solo giocatori titolari in campo, non c'è posto per riserve. Il mondo di oggi vi chiede di essere protagonisti della storia perché la vita è bella sempre che vogliamo viverla, sempre che vogliamo lasciare un'impronta. La storia oggi ci chiede di difendere la nostra dignità e non lasciare che siano altri a decidere il nostro futuro. No! Noi dobbiamo decidere il nostro futuro, voi il vostro futuro! Il Signore, come a Pentecoste, vuole realizzare uno dei più grandi miracoli che possiamo sperimentare: far sì che le tue mani, le mie mani, le nostre mani si trasformino in segni di riconciliazione, di comunione, di creazione. Egli vuole le tue mani per continuare a costruire il mondo di oggi. Vuole costruirlo con te. E tu, cosa rispondi? Cosa rispondi, tu? Sì o no?"
La quinta lettura, tradizionalmente citata durante le celebrazioni del 4 novembre, è stata infine presa dal discorso di insediamento del Presidente Pertini del 1978, e in particolare nel punto in cui parla della posizione che deve avere lo Stato rispetto alla pace: "L'Italia, a mio avviso, deve essere nel mondo portatrice di pace: si svuotino gli arsenali di guerra, sorgente di morte, e si colmino i granai sorgente di vita per milioni di creature umane che lottano contro la fame. Il nostro popolo generoso si è sempre sentito fratello a tutti i popoli della terra. Questa la strada, la strada della pace che noi dobbiamo seguire. Ma dobbiamo operare perché, pur nel necessario e civile raffronto fra tutte le ideologie politiche, espressione di una vera democrazia, la concordia si realizzi nel nostro paese."
Terminati gli interventi la parola è passata al sindaco Giuseppe Conti che si è soffermato sulle vittime delle guerre. "Cento anni fa iniziò la prima fase della prima guerra mondiale: una guerra distruttiva e indicibile, fatta non di generali provenienti dalle università, ma di migliaia di giovani ragazzi analfabeti che conoscevano solo il loro Paese e hanno condiviso insieme in trincea il tempo che hanno speso per un Paese che ancora non esisteva. Durante il dopo-guerra non ha splenduto il sole. C'era da ricostruire e la rabbia degli sconfitti insieme alla desolazione dei popoli, hanno portato alla seconda guerra mondiale e agli orrori della shoah, durante la quale sono stati abbandonati e distrutti i valori primi dell'umanità e della civiltà".
Il sindaco ha poi spiegato, citando anche Papa Ratzinger, come il modo con cui oggi pensiamo alla guerra, sia da un punto di vista privilegiato e distaccato, che non ci porta a lavorare attivamente per fermare gli orrori che accadono ogni momento nel mondo:
"Dobbiamo chiederci cosa hanno insegnato cento anni di guerra, oltre le due mondiali, anche quella del Vietnam, quella in Iraq, quelle in Africa... La storia ha generato mostri in grado di dichiarare guerra all'umanità e continua a farlo. Papa Benedetto XVI, disse che "il volto dell'uomo ci guarda con gli occhi di chi è stato ad Auschwitz o dal Vietnam, dai paesi distrutti dall'ISIS, o dai barconi di profughi". Il problema è che consideriamo quel dolore insito nell'uomo. Ci rendiamo davvero conto di cosa sia il dolore e la distruzione apprendendoli dai tg? Non c'è stato un giorno senza guerra. Tutti dobbiamo spenderci per passare dall'essere delle persone passive di fronte all'immagine di morte, che ci allontana dalla vera salvezza, alla conoscenza profonda delle cose. Una conoscenza faticosa da ottenere, ma necessaria per ricordare chi è su quella lapide [riferendosi al monumento dei caduti], per cercare di rendere il mondo un posto migliore."
Terminati i discorsi il corteo, con in testa il sindaco, il gruppo alpini e i labari delle associazioni, ha raggiunto il monumento dei caduti e il santuario di Crotto dove sono stati letti i nomi dei concittadini morti o dispersi nei conflitti mondiali. In loro memoria è stato suonato il silenzio ed è stata impartita la benedizione dal parroco con l'intercessione dei patroni d'Italia, San Francesco d'Assisi e Santa Caterina da Siena.
SBOCCIA LA PACE
La guerra è
Buia
Come la notte oscura
Sanguinosa
Come le ferite che non si chiudono
Dolorosa
Come le sofferenze inflitte
Ardente
Come fuoco che non riesci a spegnere
Pungente
Come la rabbia che esce dal cuore
La pace è
Allegra
Come i bambini che giocano insieme
Chiara
Come i fiori che sbocciano al mattino
Colorata
Come un grande arcobaleno
Soffice
Come la neve d’inverno
Brillante
Come il sole d’inverno
Lascia sbocciare
La pace
Falla splendere
Come un arcobaleno nel cielo
SOFFICE PACE
La guerra è
Triste
Come un cuore spezzato
Brutta
Come la morte
Affilata
Come un coltello
Misteriosa
Come una notte tempestosa
Oscura
Di una violenza immensa.
La pace è
Colorata
Di gioia e serenità
Calma
Come la felicità di un canto
Soffice
Come nuvole addormentanti
Bella
Come un mondo che ti abbraccia con amore
Fresca
Come aria che ti accarezza la guancia
Gusta la felicità
Di un soffice canto,
cerca sempre
la pace.
PACE CHE DOMINA
La guerra è
Crudele
Come un virus che uccide
Sanguinosa
Come il fuoco che brucia le speranze
Spaventosa
Come perdere la famiglia
Nera
Come l’asfalto che sopporta la brutalità
Buia
Come la paura che scorre dentro di noi.
La pace è
Amorevole
Come due storie che si incontrano
Amichevole
Come un coniglio che trova la vita
Gioiosa
Come un arcobaleno che spunta dal nulla
Speranzosa
Come il cammino che si fa insieme
Coraggiosa
Come l’impegno che ti trovi ogni giorno.
Dimentica
Il nero, il buio, lo spaventoso
Cammina con noi
Sull’arcobaleno
D’ogni giorno
FARFALLA URGENTE
La guerra è
Sconvolgente
Come il fuoco ardente
Buia
Come una notte infinita
Dolorosa
Come un proiettile nel cuore
Triste
Come un cielo senza sole
Scontrosa
Come una ferita sanguinante.
La pace è
Colorata
Come una farfalla
Splendente
Come un sole urgente
Calma
Come un mare limpido e infinito
Desiderante
Come un sogno che diventa realtà
Gioiosa
Come l’estate appena arrivata.
Corri nel cielo.
La pace
È una farfalla
Urgente.
LA VITA È UNICA
La guerra è
Pungente
Come una spina di rovo
Scura
Come una notte buia
Spaventosa
Come una casa infestata
Angosciante
Come una persona che non si rialzano più
Gelida
Come la tormenta che avvolge il cuore.
La pace è
Stupenda
Come l’onda del mare
Colorata
Come un arcobaleno che avvolge le montagne
Leggera
Come un pensiero che libera la mente
Unica
Come il cielo infinito
Profumata
Come un prato fiorito.
Non lasciare
Che il gelo
Avvolga
Il cuore
Perché la vita è unica
Come un cielo infinito.
Riccardo Aurelio Gilardi