Torre: la storia dell'acquedotto che sfrutta la fonte Ovrena, costruito più di 60 anni fa

Non si è parlato solo della pulizia della grotta dell'Ena (vedi articolo) domenica pomeriggio a San Michele (Torre de' Busi), in occasione dell'interessante pomeriggio alla scoperta delle storie meno conosciute di Torre de' Busi organizzato dalla Pro Loco.
Il filo conduttore sono stati infatti i segreti del sottosuolo: un approfondimento è stato così dedicato al grande acquedotto che pesca dalla sorgente Ovrena a Torre  per raggiungere poi i comuni dell'Isola bergamasca.
Un capolavoro di ingegneria pensato già prima della seconda guerra mondiale e realizzato tra il dal 1953 e il 1956.

Roberto Vetere di Hidrogest

Prima di allora infatti i comuni della cosiddetta Isola soffrivano di gravi siccità e di epidemie di tifo. Per farvi fronte si decise di prendere l'acqua della montagne: la scelta cadde proprio sulla grande sorgente che sgorga dal sottosuolo di Torre de' Busi e che ha una portata media di 40 litri al secondo.
Domenica le tappe e i protagonisti di un'infrastruttura di primaria importanza per la Val San Martino e dell'Isola bergamasca sono tornati a sverlarsi nel plesso di San Michele grazie all'ingegner Roberto Vetere di Hidrogest (la società che oggi si occupa delle reti idriche della zona) che ha ripercorso la storia di quella che oggi chiameremmo "una grande opera". 

I lavori di costruzione del casello di presa alla sorgente Ovrena a Torre de' Busi


 "Già negli anni '20 sulle pagine dell'Eco di Bergamo ci si interrogava su come risolvere la mancanza di acqua nella zona dell'Isola e già allora si pensò di sfruttare la fonte Ovrena: nel 1934 l'ingegner Aldo Colleoni preparò il progetto che prevedeva nuove condotte per 122 chilometri e la sistemazione di altri 40 chilometri di tubi già esistenti, il tutto per un costo stimato di 7 milioni di lire. La guerra però blocco tutto e solo nel 1946, il 14 dicembre, venne costituito il Consorzio Acquedotto dell'Isola che realizzò l'opera negli anni '50. Dapprima venne riaggiornato il progetto di Colleoni e si ottenne il finanziamento da parte del Ministero dei Lavori pubblici" ha spiegato.
Quest'anno dunque ricorrono i 70 anni dalla fondazione del Consorzio.



Intorno al 1953 iniziò così il cantiere. Le maestranze erano formate da contadini e braccianti del posto che scavarono letteralmente a mano l'intero tracciato dove vennero poi posizionate le tubazioni: nelle foto d'epoca si vedono gli operai che, metro dopo metro, disegnano il percorso per l'acqua di Torre de' Busi usando solo badili e picconi, non si vedono infatti escavatori o simili. Anche i tubi erano portati a dorso dei muli. I numeri della struttura parlano chiaro: avrebbe potuto soddisfare la richiesta di acqua potabile di una popolazione di 60 mila cittadini, riunita in 275 nuclei abitati, con oltre 200 fontanine e altrettanti idranti, per un complesso di 162 chilometri.

La sorgente Ovrena oggi


Vennero anche realizzati 11 serbatoi per un totale di 1085 mc di accumulo di acqua. Tra questi anche quello di Monte Marenzo, che riporta la targa originale che contraddistingue i manufatti costruiti in quel periodo per l'acquedotto consorziale dell'Isola All'epoca è stata realizzata anche il casello di presa (usato ancora oggi): una struttura in muratura che protegge la grotta (immersa tra i boschi) dove l'acqua sgorga naturalmente. Lì partono le tubature che la portano alla stazione di trattamento e filtraggio, sempre nel territorio del comune di Torre de' Busi. E' anch'essa ancora in funzione, ovviamente con tecnologie più moderne: nei locali l'acqua viene trattata con biossido di cloro. 

La stazione di potabilizzazione con l'adiacente casa del guardiano


  "Adiacente alla struttura c'era anche una casa per il guardiano che doveva costantemente garantire il funzionamento degli impianti. Per tanti anni la mansione fu svolta da Gino Ravagli, un giovane ragazzo toscano dipendente dell'azienda Mantovani che realizzò l'acquedotto. Il Consorzio gli garantiva l'alloggio e uno stipendio di 25.000 lire mensili. In cambio gli veniva richiesto di prestare ininterrottamente il servizio di custodia e di guardia nonché quello relativo al funzionamento del macchinario stesso" ha ricordato ancora l'ingegner Vetere.

La costruzione dell'acquedotto


 Intorno al 1956 il primo lotto dell'acquedotto consorziale che sfruttava - e continua a sfruttare - la sorgente Ovrena era pronto. Sembra quasi paradossale ma Torre fino al 1985 non ha fatto parte del Consorzio: l'acqua della fonte era dunque portata ai comuni dell'Isola ma non veniva utilizzata per gli abitanti del paese che era invece "coperto" da una rete alimentata da altre 2 piccole sorgenti.
Oggi la Ovrena continua a essere fondamentale. "Ha una portata media di circa 40 litri al secondo ma è anche caratterizzata da una grande variabilità, legata agli eventi atmosferici. Si possono raggiungere picchi di 70 litri nei periodi di pioggia ma in caso di siccità si può anche scendere a un minimo di 10/20 litri al secondo. E quando succede non è sufficiente per alimentare tutte le abitazioni: per questo dobbiamo pompare l'acqua dalla pianura, precisamente da Villa D'Adda. Due anni molto critici furono le estati del 2007 e del 2012" ha concluso l'ingegnere di Hidrogest. "Negli anni '70 si pensò addirittura di innalzare una diga a Torre de' Busi per la creazione di un bacino accumulo proprio per far fronte ai periodi di secca. Un'ipotesi che venne poi accantonata". 

Storie che, non lo immaginiamo nemmeno, affiorano ogni volta che apriamo i rubinetti di casa...
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.