Torre de' Busi:gli speleologi hanno ripulito la grotta Ena, recuperati 2800 chili di rifiuti
Ci sono voluti 45 volontari e 4 giorni di lavoro per raccogliere l'incredibile quantità di 2800 chili di rifiuti che da decenni intasavano la grotta Ena, una grande cavità naturale a tra Caprino e Torre de' Busi.
A farsi carico dell'ingrato compito sono stati gli speleologici dello Speleo Club Orobico del Cai di Bergamo che, varcato l'ingresso della Ena con corde, sacchi e paranche, hanno estratto tutto il materiale abbandonato.
La Ena in particolare è un grotta con una profondità di circa 130 metri al confine tra Torre e Caprino Bergamasco: il suo accesso non è lontano dall'Agriturismo Costa del Coldara.
"Visitare una grotta è come vedere un torrente della roccia: si vedono curve, cascate, pieghe e sbalzi proprio come se si trattasse di un torrente "esterno"" ha spiegato Marzia dello Speleo Club Orobico. "Noi speleologi ci "divertiamo" ad esplorarle, osservandone l'interno e segnalando eventuali situazioni di rischio anche ambientale dovuto in particolare alla presenza di inquinanti".
E ovviamente i danni all'ambiente e anche alle falde acquifere possono essere molto gravi. Per questo la Società Speleologica Italiana ha lanciato l'iniziativa "Puliamo il buio" chiedendo ai vari gruppi locali di ripulire le grotte del loro territorio.
Da diversi anni lo Speleo Club Orobico è dunque in prima linea e si è già occupato del Buco del Castello a Roncobello (BG), della Laca del Roccolino dove sono stati raccolti 480 kg di rifiuti e della Laca del Lumbric (650 kg). Il triste primato è andato però proprio alla grotta Ena di Torre.
"Per due interi weekend abbiamo dovuto lavorare alla rimozione dei rifiuti accatastati: in tutto abbiamo calcolato che il loro volume era di 14 metri cubi. Abbiamo trovato di tutto: bottiglie di vetro, medicinali, una bicicletta, due piani cottura, tanti scheletri di animali e ogni sorta di rifiuto. Alcuni erano nella grotta dagli anni '20/'30 ma altri invece erano dei nostri giorni" ha sottolineato lo speleologo Francesco Merisio.
La grotta è profonda 130 metri ma fortunatamente si trova un avvallamento a pochi metri di profondità dove se ne è accumulata la gran parte, altrimenti le operazioni di sgombero sarebbero state ben più complesse.
"Ci siamo accorti che quello che credevamo essere il pavimento era invece uno strato di rifiuti spesso oltre 70 centimetri".
"La grotta era chiusa con un cancello e una rete che però era stata divelta proprio per poter gettare i rifiuti: ora abbiamo ripulito l'area e sistemato di nuovo la recinzione. Speriamo solo che non ci sia chi decida di vanificare il nostro lavoro" ha concluso Marzia. "I rifiuti possono rovinare l'equilibrio del delicato ecosistema della grotta. Ma possono anche contaminare l'acqua che poi finisce nelle falde acquifere che noi utilizziamo per la rete idrica".
A farsi carico dell'ingrato compito sono stati gli speleologici dello Speleo Club Orobico del Cai di Bergamo che, varcato l'ingresso della Ena con corde, sacchi e paranche, hanno estratto tutto il materiale abbandonato.
Marzia dello Speleo Club Orobico
Il pubblico intervenuto a San Michele. A destra, Francesco Merisio
Nel territorio si trovano diverse grotte e cavità, di grandezze e profondità molto diverse tra loro, scavate dall'acqua all'interno del sottosuolo. Alcune sono ben note fino dal passato e sono state anche utilizzata dai nostri nonni come "frigoriferi" naturali per la conservazione di latte, burro e formaggi.La Ena in particolare è un grotta con una profondità di circa 130 metri al confine tra Torre e Caprino Bergamasco: il suo accesso non è lontano dall'Agriturismo Costa del Coldara.
L’ingresso della grotta
"Visitare una grotta è come vedere un torrente della roccia: si vedono curve, cascate, pieghe e sbalzi proprio come se si trattasse di un torrente "esterno"" ha spiegato Marzia dello Speleo Club Orobico. "Noi speleologi ci "divertiamo" ad esplorarle, osservandone l'interno e segnalando eventuali situazioni di rischio anche ambientale dovuto in particolare alla presenza di inquinanti".
Le operazioni di pulizia
E ovviamente i danni all'ambiente e anche alle falde acquifere possono essere molto gravi. Per questo la Società Speleologica Italiana ha lanciato l'iniziativa "Puliamo il buio" chiedendo ai vari gruppi locali di ripulire le grotte del loro territorio.
Da diversi anni lo Speleo Club Orobico è dunque in prima linea e si è già occupato del Buco del Castello a Roncobello (BG), della Laca del Roccolino dove sono stati raccolti 480 kg di rifiuti e della Laca del Lumbric (650 kg). Il triste primato è andato però proprio alla grotta Ena di Torre.
"Per due interi weekend abbiamo dovuto lavorare alla rimozione dei rifiuti accatastati: in tutto abbiamo calcolato che il loro volume era di 14 metri cubi. Abbiamo trovato di tutto: bottiglie di vetro, medicinali, una bicicletta, due piani cottura, tanti scheletri di animali e ogni sorta di rifiuto. Alcuni erano nella grotta dagli anni '20/'30 ma altri invece erano dei nostri giorni" ha sottolineato lo speleologo Francesco Merisio.
La grotta è profonda 130 metri ma fortunatamente si trova un avvallamento a pochi metri di profondità dove se ne è accumulata la gran parte, altrimenti le operazioni di sgombero sarebbero state ben più complesse.
"Ci siamo accorti che quello che credevamo essere il pavimento era invece uno strato di rifiuti spesso oltre 70 centimetri".
Parte del materiale abbandonato
Alcuni dei sacchi colmi di rifiuti raccolti
Sono stati 45 i volontari all'opera appartenenti a Speleo Club Orobico CAI Bergamo, Gruppo Grotte Milano SEM-CAI, Tutela Ambiente Montagna CAI Bergamo: chi era in grotta con tuta e mascherina a raccogliere il materiale, chi lo issava in superficie con le varie corde e chi lo portava avanti e indietro in spalla o con la motocarriola fino alla strada per poi conferirlo in discarica (lo smaltimento è stato effettuato dal Comune di Caprino Bergamasco). Un grazie va anche al vicino agriturismo che ha fornito tutto l'appoggio necessario."La grotta era chiusa con un cancello e una rete che però era stata divelta proprio per poter gettare i rifiuti: ora abbiamo ripulito l'area e sistemato di nuovo la recinzione. Speriamo solo che non ci sia chi decida di vanificare il nostro lavoro" ha concluso Marzia. "I rifiuti possono rovinare l'equilibrio del delicato ecosistema della grotta. Ma possono anche contaminare l'acqua che poi finisce nelle falde acquifere che noi utilizziamo per la rete idrica".
P.V.