Mirtilli: la produzione cresce del 245%. 36 imprese attive, i cinghiali sono un pericolo

C'è anche la Provincia di Lecco tra i territori in cui l'estensione delle coltivazioni di mirtilli ha subito un incremento notevole nel corso degli ultimi 10 anni. Sono 36 le imprese che nel lecchese si occupano della coltivazione dei piccoli frutti blu. In totale (dato 2015) sono 53.900 i metri quadri destinati a questa particolare produzione (1.500 mq la superficie media destinata alla singola produzione) nel lecchese, un dato in crescita di 31.900 mq rispetto al 2006.

L'incremento della superficie è pari al 245% in 10 anni, e nel nostro territorio è la Valsassina (in particolare la zona di Barzio e Pasturo) a costituire il luogo preferenziale per la loro coltivazione.
"La montagna è l’ambiente ideale per i piccoli frutti di bosco perché molte varietà, nella fase di “dormienza”, hanno bisogno di vivere molte ore a temperature inferiori a +7°C" ha spiegato Attilio Locatelli, titolare della Cascina Coldognetta di Barzio. "La Valsassina, in particolare, è un territorio particolarmente adatto alla coltivazione di queste piante poiché il terreno è molto fertile e consente una crescita strettamente naturale, improntata a mantenere le proprietà nutrizionali a maturazione spontanea. Anche il sottobosco è ricco di frutti locali, ottimi per la trasformazione di conserve".
Negli ultimi dieci anni in tutta la Regione Lombardia - come ha sottolineato Coldiretti - le coltivazioni di mirtilli sono quasi triplicate, passando da meno di 500.000 metri quadrati nel 2006 a un milione e mezzo circa nel 2015.  La culla del mirtillo lombardo è la Valtellina, dove le superfici sono aumentate di circa 335.000 metri quadrati nell’arco di un decennio. Alcune realtà in Provincia di Sondrio sono passate dalla vendita del prodotto fresco al commercio di diversi “derivati” come nettari, confetture e perfino birra.
Ricco di vitamina C e antiossidanti, il mirtillo è da sempre presente in forma selvatica, mentre l’avvio della coltivazione specializzata è piuttosto recente. In Lombardia il primo impianto sperimentale fu realizzato nel 1973 a Cantù, in provincia di Como. Da allora è stato un continuo crescendo.
Il maltempo estivo ha creato non pochi problemi ai coltivatori dei frutti di bosco, che in gran parte si occupano personalmente della raccolta effettuandola a mano.
Non è solo il maltempo però a mettere a rischio le coltivazioni.
Dopo il mais e i campi a fieno, i cinghiali hanno infatti creato notevoli  disagi anche ai produttori di  mirtilli. “Il sogno di tanti coltivatori rischia  di trasformarsi in un incubo se questi animali continueranno a provocare disastri a ripetizione” ha spiegato il presidente della Coldiretti inteprovinciale di Como - Lecco Fortunato Trezzi che, unitamente al direttore Raffaello Betti sta monitorando direttamente la preoccupante escalation di invasioni che gli ungulati stanno compiendo nei campi agricoli delle due Province.

I danni provocati dai cinghiali



Comprese, appunto, le colture di mirtillo: l’ultimo episodio è avvenuto a Tremezzina, sul lago di Como, in un’azienda in cui metà delle piante sono andate distrutte con 400 kg di mirtilli persi, quasi metà raccolto. Tradotto in cifre, è possibile stimare danni per almeno 5.000 euro, se i frutti fossero stati venduti freschi, o addirittura di 15.000 € se trasformati in succo.
Proprio le scorse settimana Coldiretti ha lanciato l’hastag #bastacinghiali ed evidenziato un problema che, anche a livello nazionale, è ormai insostenibile. Sulle strade extraurbane delle due Province ben 1 incidente su 6 è provocato dai selvatici - soprattutto cinghiali, ma anche cervi e altri animali.  Inoltre, nel Comasco si verificano in media oltre 100 attacchi in un anno alla zone agricole, mentre nel Lecchese si sfiorano i 150 e per entrambe le zone nel 65% dei casi di tratta di incursioni di cinghiali, che devastano le colture e rivoltano il terreno. Sono animali molto prolifici e l’opera di limitazione della popolazione per adesso ha dato scarsi risultati, visto che in tutta Italia avrebbero raggiunto il milione di capi.
Ogni pianta di mirtillo può arrivare a produrre in media 2-3 chili di mirtilli a stagione, ma ci vogliono circa tre anni dalla piantumazione prima che possa dare frutti. I prezzi riconosciuti ai produttori variano tra 4 e i 6 euro al chilo, mentre al dettaglio oscillano tra i 10 e i 12 euro.
Per crescere bene – spiega l’analisi di Coldiretti Lombardia – il mirtillo ha bisogno di suoli poco profondi e con un pH acido, di temperature elevate e di una buona esposizione solare. Povero di calorie ma ricco di fibre, è apprezzato per le sue proprietà benefiche: oltre ad avere un’elevata capacità antiossidante protegge la vista, i vasi sanguigni e sembra avere anche un ruolo positivo contro il colesterolo “cattivo”. L’incremento costante della sua produzione deve però fare i conti con le “bizze” del maltempo e la presenza di cinghiali sul territorio.
Questo l'incremento registrato in Lombardia begli ultimi 10 anni:

R.R.
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