Lecco perduta/5: una contrada nata fin dall'origine Mal…pensata

Le bizze del Gerenzone sono all’origine del nome dell’antica contrada lecchese. Malpensata, dicevano gli anziani, quando vedevano le case allegate nelle cantine ed al piano terra, nel tratto ultimo del fiume, dal ponte vicino all’odierno Bar Baff, sino alla foce nel Lario. Una malpensata costruita così, troppo a ridosso del Gerenzone, capriccioso dopo i temporali e nei periodi di lunghe piogge.
    E’ rimasta tale denominazione alla contrada lecchese vicino al lago, che il tempo non ha eccessivamente modificato. Conserva quella via Malpensata che risale dal Lario, più volte curva, verso l’interno della città. Il tortuoso tracciato non fu una “malpensata”, ma preciso progetto per difendere residenti e passanti dalle rabbiose folate del vento lariano.
    I lecchesi di una certa età possono ricordare in via Sirtori, nel dopoguerra ’45, la sede della Camera del Lavoro, che rimase tale sino al 1981 con il trasferimento nel nuovo complesso di via Besonda al Caleotto. La “bandiera” della Malpensata era la trattoria omonima, che si affacciava sul minuscolo golfo del lago e conservava il fascino del tempo antico, il sapore delle cose semplici. Le specialità della trattoria Malpensata, con Bruna, Michele e Mauro Gilardoni, passavano dal pesce di lago agli gnocchi di zucca.
Il monumento a Stoppani nasconde l’ultimo tratto del Gerenzone verso il Lario. Nella zona vicina è rimasta la Malpensata di un tempo, con le case tranquille, i piccoli giardini, gli orti coltivati con passione, il verde serpeggiante verso i balconi. Il Gerenzone arriva nel lago con la “corona” di tre monumenti: quello di Antonio Stoppani (1928), la statua di San Nicolò sulle acque (1955), il timone bianco marmoreo dei marinai per i “Fratelli caduti del mare” (1986).
A.B.
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