Lecco perduta/2: il piccolo mondo del Lazzaretto

Il piccolo mondo del Lazzaretto era ancora tranquillo negli anni ’50, prima dell’inaugurazione, avvenuta nell’autunno 1955, del nuovo ponte stradale sull’Adda, il secondo della città, dopo il trecentesco di Azzone Visconti.

Via Leonardo da Vinci anni ‘50, verso la zona del Ponte Nuovo, che non c’era ancora

    La contrada Lazzaretto sI allungava praticamente lungo via Leonardo da Vinci, oltre il ponte sul Caldone ancora scoperto, nei pressi del Palazzo di Giustizia e della caserma Sirtori. Il fondo stradale era in terra battuta: l’asfalto arriverà quando si avvicina l’inaugurazione del nuovo ponte che toglierà la tranquillità alla zona lecchese di via Leonardo da Vinci.
    La terra battuta della lunga arteria diveniva all’alba “campo” di esercitazione con marce e corse dei militari della caserma Sirtori. Erano i fanti della Legnano, che salivano anche a Pian Sciresa sul Monte Barro, con pezzi di mortaio sulle spalle per le esercitazioni di tiro.
    Vecchio quartiere lecchese, il Lazzaretto annoverava lungo la sua strada principale le botteghe più importanti della spesa quotidiana, dal panificio agli alimentari ed una variopinta attività artigianale, dal fabbro al sellaio, dal barbiere al falegname. Era un piccolo mondo che si trovava al Bar Roma, che poteva ancora collocare all’esterno, nei giorni belli della stazione calda, i tavolini per gli avventori. Erano interminabili le discussioni serali intorno alle diarchie nazionali dell’Italia post bellica, da De Gasperi a Togliatti, da Bartali a Coppi, dalla Guzzi alla Gilera, ed anche, ovviamente, al campionato di calcio, con il grande Torino. Non mancarono manifestazioni di entusiasmo al Bar Roma, come in tutta Italia, quando Gino Bartali conquistò la maglia gialla vincendo una tappa del Tour entrata nella leggenda. Si parlava anche delle strepitose ondine della vicina Canottieri Lecco che, con Wilma Francoletti e Nucci Solari, conquistavano a raffica vittorie prestigiose, con titoli e primati nazionali, guidate da Aronne Anghileri.
A.B.
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