Lecco: diversi “ecosistemi” nel welfare del futuro, il tema alla conferenza del 3° settore
Un ecosistema comunitario in cui pubblico, privato e terzo settore si integrino tra loro, allo scopo di rispondere alle esigenze di una comunità sociale profondamente cambiata, e a quelle dei singoli con soluzioni “su misura” per le loro esigenze.
Questo il possibile futuro per il sistema di welfare locale, al centro di un ricco confronto nella giornata di oggi al Politecnico, in occasione della Quinta Conferenza del Terzo Settore che ha aperto la rassegna del sociale “Manifesta”.
A dirigere i lavori Gabriele Marinoni, a capo del Consorzio Consolida, che ha ricordato come il tema sia stato approfondito nei precedenti incontri con i rappresentanti di enti e istituzioni del territorio, in un lavoro costruttivo iniziato a gennaio.
Altra tematica affrontata quella della casa, per la quale è necessario fare incontrare domanda e risorse, considerando che sono 15.000 le famiglie che presentano al loro interno un disagio di tipo abitativo. Terzo tema quello degli anziani, che rappresentano il 20% della popolazione della nostra Provincia, per i quali è necessario creare una soluzione “su misura” per rispondere alle loro specifiche esigenze.
È stato il sociologo dell’Università di Trento Luca Fazzi a proporre stamane una profonda riflessione sul “domani” che attende il welfare, nel nostro territorio e non solo.
Lo ha fatto partendo da un video in cui un uomo tetraplegico, ben assistito durante il giorno nelle sue attività, pone all’attenzione degli operatori della cooperativa il fatto che la sua vita non finisce alle 19.00, quando terminano i servizi nei suoi confronti.
Un sistema che porta però ad una elevata dipendenza dal finanziamento pubblico, una crescente burocratizzazione e frammentazione degli interventi, una pressione molto forte sui costi.
“Le conseguenze riguardano le difficoltà a finanziare le nuove risposte, l’aumento della competizione e la rottura delle relazioni di coordinamento tra gli attori. In sintesi, gli operatori lavorano male e a rimetterci sono i destinatari dei servizi”.
Le due possibili alternative indicate dal sociologo sono costituite da un sistema pubblico ridimensionato (lo Stato si occupa dei casi più gravi mentre la restante assistenza si basa sulle capacità economiche del singolo, con un evidente rischio di discriminazione nei confronti dei più benestanti) oppure un welfare comunitario, quello sperimentato anche in Provincia di Lecco.
“Questo si sviluppa attraverso tavoli di comunità, fondazioni di compartecipazione, progetti di sviluppo locale integrati e contratti di area. Qui ho visto esempi positivi, come living land che ha portato i ragazzi a riqualificare angoli di paesi che costituisco un ritorno per l’intera comunità, con vantaggi anche economici in termini di fruizione e turismo. E’ presente una pluralità di attori tra pubblici, privati, comunitari, che condividono la volontà di dare risposte a minori, anziani e famiglie. Servono politiche di coordinamento tra i soggetti coinvolti, che operano intorno a tematiche di pubblico interesse. Le risposte da dare non sono semplici, e un modello di gestione unitario non riuscirà a risolvere i problemi. È probabile che in futuro diversi ecosistemi di welfare coesisteranno tra loro, e i risultati dipenderanno dalla capacità di valutazione e governo delle interazioni tra gli stessi, e dall’equilibrio che si riesce a costruire tra i diversi ecosistemi”.
Co-progettazione, collaborazione e rigenerazione delle risorse esistenti sono le strategie cui ispirarsi per la realizzazione di sistema di welfare partecipato, che trova nell’azione comune e condivisa il suo punto di forza.
Domani, a condurre la seconda e conclusiva giornata della Conferenza del Terzo Settore e degli Stati Generali Welfare 2016, sarà Angelo Vertemati (Presidente di So.Le.Vol.) che spiegherà come le associazioni e il mondo del volontariato si configurino quali attori strategici nel processo di implementazione e di diffusione delle nuove pratiche di welfare.
Ad arricchire i contenuti e le tematiche dei due giorni di lavoro saranno le iniziative, eventi, laboratori e spettacoli previsti dal programma di Manifesta 2016, quest’anno dedicata al tema “welfare generativo: aiutare ad aiutarsi”.
Questo il possibile futuro per il sistema di welfare locale, al centro di un ricco confronto nella giornata di oggi al Politecnico, in occasione della Quinta Conferenza del Terzo Settore che ha aperto la rassegna del sociale “Manifesta”.
A dirigere i lavori Gabriele Marinoni, a capo del Consorzio Consolida, che ha ricordato come il tema sia stato approfondito nei precedenti incontri con i rappresentanti di enti e istituzioni del territorio, in un lavoro costruttivo iniziato a gennaio.
Luca Fazzi
È stata Marina Panzeri, dirigente del comune di Lecco, a ricordare le tematiche trattate in occasione dei precedenti incontri sugli Stati Generali del Welfare. “Non si tratta di un convegno, ma di un momento di lavoro per il territorio, che ha già iniziato a dare dei risultati” ha spiegato, illustrando anche degli esempi pratici. “L’incontro sul sociale ha portato alla firma di un protocollo di intesa su progetti socio occupazionali, e ad un tavolo di studio territoriale. Abbiamo visto che il mondo economico è pronto a mettersi in gioco in presenza di determinate proposte, e c’è poi l’importante opportunità dell’alternanza scuola lavoro, che unisce l’attenzione al territorio e la valenza educativa”.Altra tematica affrontata quella della casa, per la quale è necessario fare incontrare domanda e risorse, considerando che sono 15.000 le famiglie che presentano al loro interno un disagio di tipo abitativo. Terzo tema quello degli anziani, che rappresentano il 20% della popolazione della nostra Provincia, per i quali è necessario creare una soluzione “su misura” per rispondere alle loro specifiche esigenze.
È stato il sociologo dell’Università di Trento Luca Fazzi a proporre stamane una profonda riflessione sul “domani” che attende il welfare, nel nostro territorio e non solo.
Lo ha fatto partendo da un video in cui un uomo tetraplegico, ben assistito durante il giorno nelle sue attività, pone all’attenzione degli operatori della cooperativa il fatto che la sua vita non finisce alle 19.00, quando terminano i servizi nei suoi confronti.
Un sistema che porta però ad una elevata dipendenza dal finanziamento pubblico, una crescente burocratizzazione e frammentazione degli interventi, una pressione molto forte sui costi.
“Le conseguenze riguardano le difficoltà a finanziare le nuove risposte, l’aumento della competizione e la rottura delle relazioni di coordinamento tra gli attori. In sintesi, gli operatori lavorano male e a rimetterci sono i destinatari dei servizi”.
Le due possibili alternative indicate dal sociologo sono costituite da un sistema pubblico ridimensionato (lo Stato si occupa dei casi più gravi mentre la restante assistenza si basa sulle capacità economiche del singolo, con un evidente rischio di discriminazione nei confronti dei più benestanti) oppure un welfare comunitario, quello sperimentato anche in Provincia di Lecco.
“Questo si sviluppa attraverso tavoli di comunità, fondazioni di compartecipazione, progetti di sviluppo locale integrati e contratti di area. Qui ho visto esempi positivi, come living land che ha portato i ragazzi a riqualificare angoli di paesi che costituisco un ritorno per l’intera comunità, con vantaggi anche economici in termini di fruizione e turismo. E’ presente una pluralità di attori tra pubblici, privati, comunitari, che condividono la volontà di dare risposte a minori, anziani e famiglie. Servono politiche di coordinamento tra i soggetti coinvolti, che operano intorno a tematiche di pubblico interesse. Le risposte da dare non sono semplici, e un modello di gestione unitario non riuscirà a risolvere i problemi. È probabile che in futuro diversi ecosistemi di welfare coesisteranno tra loro, e i risultati dipenderanno dalla capacità di valutazione e governo delle interazioni tra gli stessi, e dall’equilibrio che si riesce a costruire tra i diversi ecosistemi”.
Co-progettazione, collaborazione e rigenerazione delle risorse esistenti sono le strategie cui ispirarsi per la realizzazione di sistema di welfare partecipato, che trova nell’azione comune e condivisa il suo punto di forza.
Domani, a condurre la seconda e conclusiva giornata della Conferenza del Terzo Settore e degli Stati Generali Welfare 2016, sarà Angelo Vertemati (Presidente di So.Le.Vol.) che spiegherà come le associazioni e il mondo del volontariato si configurino quali attori strategici nel processo di implementazione e di diffusione delle nuove pratiche di welfare.
Ad arricchire i contenuti e le tematiche dei due giorni di lavoro saranno le iniziative, eventi, laboratori e spettacoli previsti dal programma di Manifesta 2016, quest’anno dedicata al tema “welfare generativo: aiutare ad aiutarsi”.