Lecco: “Indagine sul ventennio”, il libro di Deaglio che racconta l’era berlusconiana
Corruzione, mafia, conflitto di interessi, fascismo, narcotraffico, razzismo, attentati. E' un ritratto cupo, anzi cupissimo, senza possibilità di redenzione, quello che il giornalista Enrico Deaglio - esemplare di quella razza di giornalisti che non le mandano a dire- fa del nostro Paese, e in particolare della Lombardia, degli ultimi 20 anni.
Su tutto domina quello che per Deaglio è stato il vero e proprio monarca dell'Italia contemporanea : Silvio Berlusconi. E' proprio l'ex cavaliere, infatti, il protagonista assoluto del libro "Indagine sul ventennio" (ed. Feltrinelli) che il giornalista ha presentato nella sede della Cgil a Lecco nella serata di giovedì 10 luglio.
Una fine silenziosa. Uno spegnimento più che una caduta.
"Rispetto all'altro ventennio, quello fascista, non c'è stata alcuna lotta di liberazione da parte degli italiani. Berlusconi è caduto solo perché cosi ha voluto l'Europa. Finché non creava problemi fuori dai nostri confini è stato tollerato. Ma nel momento in cui ha messo a rischio con il suo operato l'economia mondiale è stato tolto dai piedi" ha ricostruito Deaglio. "E in questa operazioni Napolitano ha giocato un ruolo assolutamente meritorio".
Questo l'epilogo di quel ventennio iniziato il 26 gennaio 1994 con il video-messaggio che ha indiscutibilmente cambiato la Storia della seconda Repubblica. Un epilogo impietoso: Dell'Utri, colui che ha saputo creare in 2 mesi Forza Italia, in carcere e Berlusconi - l'uomo che per vent'anni ha retto le sorti politiche ed economiche del Paese - ai servizi sociali in una casa di riposo "Incapace di gestire. Senza più energie".
"Ma non c'è stata alcuna persecuzione giudiziaria: quello che Berlusconi ha vissuto con i giudizi in questi 20 anni è stato al contrario un bellissimo idillio, che gli ha permesso di evitare le diverse condanne" ha continuato Deaglio.
Ed è proprio su questo tema che il giornalista ha mosso il suo attacco più duro al cav. C'è infatti tanta, tantissima mafia nella Milano degli anni 80-90 in cui si muove Berlusconi nel libro di Deaglio. Una Milano in cui si aggirano i vari Vittorio Mangano e Marcello Dell'Utri.
"Sono convinto sia solo uno il motivo storico per cui Berlusconi, fino ad allora imprenditore, abbia deciso di entrare in politica: evitare di finire in galera per i suoi legami con la mafia. C'era il rischio serio e fondato che si indagasse su Fininvest, di cui nemmeno oggi sappiamo con certezza da chi è controllata".
Secondo il giornalista, da tempo i giudici avevano puntato gli occhi sui grandi poteri finanziari. Già gli stessi Giovanni Falcone e Paolo Borsellino stavano per scoperchiare il vaso dei traffici finanziari che dal Nord America e dalla Sicilia, attraverso personaggi come Ciancimino, confluivano sulla piazza di Milano.
Ma non c'è solo Forza Italia in questi 20 anni di Italia. Ci sono anche gli altri partiti.
E Deaglio non assolve nessuno.
C'è una nascente Lega Nord, un partito fondato secondo Deaglio sul razzismo, sulla violenza, con toni che sarebbero paragonabili a quelli del nascente partito nazista nella Germania degli anni '30: "Si pensi al tema razziale, mosso inizialmente contro i meridionali e poi con estrema violenza contro gli immigrati. Il legame con il suolo, con il territorio, la creazione di un'identità celtiche che non c'è mai stata, la lotta agli invasori, le ronde padane, gli assalti ai campi zingari, sono tutti aspetti che richiamano la salita al potere del nazismo. Mi ha sempre dato da pensare che sia potuto succedere in Lombardia, nella regione più ricca del mondo".
Non si salva la Chiesa, non si salvano i giornalisti, e non si salva nemmeno la sinistra italiana: "che sapeva che Berlusconi e Forza Italia erano antidemocratici ma non ha fatto nulla. Anzi una certa parte ha sempre cercato il dialogo. Pensate a D'Alema che ha proposto ad uno come Berlusconi di riscrivere con lui la Costituzione".
Sono parole di fuoco quelle che Deaglio, giornalista dalla penna affilatissima, ha lanciato contro un intero sistema di governo, forse anche di pensiero.
E' un ritratto terribile quello che è tratteggiato da questa "Indagine sul Ventennio": Deaglio non ha paura ad affondare completamente la sua penna in un sistema di cui sa portare a galla i lati peggiori. Ma dal quale forse si può recuperare una lezione: "Questi 20 anni ci hanno sicuramente dimostrato quanto anche società sviluppate siano fragili, e quanto sia facile lo smottamento culturale e politico."
Su tutto domina quello che per Deaglio è stato il vero e proprio monarca dell'Italia contemporanea : Silvio Berlusconi. E' proprio l'ex cavaliere, infatti, il protagonista assoluto del libro "Indagine sul ventennio" (ed. Feltrinelli) che il giornalista ha presentato nella sede della Cgil a Lecco nella serata di giovedì 10 luglio.
A destra l'ospite Enrico Deaglio
Partendo da un dato di fatto: "Berlusconi, 20 anni dopo la sua celebre discesa in campo, oggi è ormai finito. Ma è stata una fine che nessuno avrebbe mai immaginato. Non abbiamo avuto nessun Piazzale Loreto, ma non è nemmeno riuscito nel suo sogno di insediarsi al Quirinale".Una fine silenziosa. Uno spegnimento più che una caduta.
"Rispetto all'altro ventennio, quello fascista, non c'è stata alcuna lotta di liberazione da parte degli italiani. Berlusconi è caduto solo perché cosi ha voluto l'Europa. Finché non creava problemi fuori dai nostri confini è stato tollerato. Ma nel momento in cui ha messo a rischio con il suo operato l'economia mondiale è stato tolto dai piedi" ha ricostruito Deaglio. "E in questa operazioni Napolitano ha giocato un ruolo assolutamente meritorio".
Questo l'epilogo di quel ventennio iniziato il 26 gennaio 1994 con il video-messaggio che ha indiscutibilmente cambiato la Storia della seconda Repubblica. Un epilogo impietoso: Dell'Utri, colui che ha saputo creare in 2 mesi Forza Italia, in carcere e Berlusconi - l'uomo che per vent'anni ha retto le sorti politiche ed economiche del Paese - ai servizi sociali in una casa di riposo "Incapace di gestire. Senza più energie".
"Ma non c'è stata alcuna persecuzione giudiziaria: quello che Berlusconi ha vissuto con i giudizi in questi 20 anni è stato al contrario un bellissimo idillio, che gli ha permesso di evitare le diverse condanne" ha continuato Deaglio.
Ed è proprio su questo tema che il giornalista ha mosso il suo attacco più duro al cav. C'è infatti tanta, tantissima mafia nella Milano degli anni 80-90 in cui si muove Berlusconi nel libro di Deaglio. Una Milano in cui si aggirano i vari Vittorio Mangano e Marcello Dell'Utri.
"Sono convinto sia solo uno il motivo storico per cui Berlusconi, fino ad allora imprenditore, abbia deciso di entrare in politica: evitare di finire in galera per i suoi legami con la mafia. C'era il rischio serio e fondato che si indagasse su Fininvest, di cui nemmeno oggi sappiamo con certezza da chi è controllata".
Secondo il giornalista, da tempo i giudici avevano puntato gli occhi sui grandi poteri finanziari. Già gli stessi Giovanni Falcone e Paolo Borsellino stavano per scoperchiare il vaso dei traffici finanziari che dal Nord America e dalla Sicilia, attraverso personaggi come Ciancimino, confluivano sulla piazza di Milano.
Ma non c'è solo Forza Italia in questi 20 anni di Italia. Ci sono anche gli altri partiti.
E Deaglio non assolve nessuno.
C'è una nascente Lega Nord, un partito fondato secondo Deaglio sul razzismo, sulla violenza, con toni che sarebbero paragonabili a quelli del nascente partito nazista nella Germania degli anni '30: "Si pensi al tema razziale, mosso inizialmente contro i meridionali e poi con estrema violenza contro gli immigrati. Il legame con il suolo, con il territorio, la creazione di un'identità celtiche che non c'è mai stata, la lotta agli invasori, le ronde padane, gli assalti ai campi zingari, sono tutti aspetti che richiamano la salita al potere del nazismo. Mi ha sempre dato da pensare che sia potuto succedere in Lombardia, nella regione più ricca del mondo".
Non si salva la Chiesa, non si salvano i giornalisti, e non si salva nemmeno la sinistra italiana: "che sapeva che Berlusconi e Forza Italia erano antidemocratici ma non ha fatto nulla. Anzi una certa parte ha sempre cercato il dialogo. Pensate a D'Alema che ha proposto ad uno come Berlusconi di riscrivere con lui la Costituzione".
Sono parole di fuoco quelle che Deaglio, giornalista dalla penna affilatissima, ha lanciato contro un intero sistema di governo, forse anche di pensiero.
E' un ritratto terribile quello che è tratteggiato da questa "Indagine sul Ventennio": Deaglio non ha paura ad affondare completamente la sua penna in un sistema di cui sa portare a galla i lati peggiori. Ma dal quale forse si può recuperare una lezione: "Questi 20 anni ci hanno sicuramente dimostrato quanto anche società sviluppate siano fragili, e quanto sia facile lo smottamento culturale e politico."
P.V.