
La copertina del libro
"Oggi riprendo a scrivere, cercando di ritrovare un pò di me stessa che ho smarrito lungo la strada, ho camminato e corso continuamente, senza lamentarmi, a volte trascinandomi, ma senza risparmiarmi mai, senza fermarmi mai, portando con me a volte anime sole, altre volte anime stanche, confuse. Le ho trascinate, risollevandone qualcuna, consolandone altre e perdendone altre ancora; ma senza arrendermi mai. Forse il continuo amare le cose, le persone, le emozioni che la vita ci regala, ha trascinato e sollevato me in quei momenti bui e tristi, quei momenti senza sole, senza luna, senza cielo. Sono entrata e uscita dentro di me tante volte, aprendo ogni porta, affrontando tutto ciò che vi trovavo oltre, a volte piangendo, a volte piangendo e altre volte piangendo. Sono tornata all'inizio della mia strada, del mio viaggio. Mi ritrovo sola e stanca in questo mondo degli adulti, con due piccole creature nate da un amore pulito e sincero, un amore che oggi tutti giudicano e del quale tutti parlano, ma che pochi possono comprendere e sicuramente nessuno conosce".
Inizia così "Dietro le sbarre. L'amore può tutto ma non basta". Un'opera prima o meglio la prima opera data effettivamente alla stampa tra i tanti scritti - molti risalenti alla fanciullezza - rimasti nel cassetto, tra le pagine dei diari di una bambina diventata adulta soffrendo, di una giovane donna che vent'anni fa ha scelto di seguire il cuore trovandosi poi sulla bocca di tutti, giudicata e etichettata per quella che non è. "Mafiosa a chi?" risponde infatti idealmente a quanti - ancora oggi - affibbiano a lei tale definizione, estendendola poi ai suoi due figli, due ragazzini "marchiati indelebilmente" con un cognome ingombrante, specie a Lecco: Trovato. La firma di "Dietro le sbarre. L'amore può tutto ma non basta" è infatti di Simona Poerio. La moglie di Emiliano Trovato. Il figlio - quest'ultimo - di Franco Coco Trovato, il boss dei tempi di Wall Street, pluriergastolano detenuto al 41bis, l'ispiratore - involontario - del romanzo autobiografico scritto dalla nuora. Il testo - ha raccontato recentemente Simona in un'intervista rilasciata per un magazine - "
è nato per permettere alla mia anima di evadere e di volare via dalle mie prigioni. Ho trascorso la mia vita a sentirmi dire: "Dovresti scrivere un libro" e in realtà ne ho scritti molti negli anni, ma per libera scelta non ho mai pubblicato. Poi un giorno scrissi una lettera a mio suocero, gli scrissi in un periodo buio, gli scrissi per sfogarmi, per chiedergli sostegno. Gli scrissi, perché in famiglia nulla andava bene. Scrissi a lui perché lo sentivo molto vicino nonostante la distanza. La delusione e il distacco fra noi arrivarono con la sua risposta, perché non mi aveva capita, non voleva capirmi, non voleva accettare né credere a quelle verità che gli avevo raccontato. Non mie verità, ma verità assolute. In quella sua lettera di risposta giudicava la mia, e con essa le mie parole, la mia vita. Mi scrisse: "Non so se è frutto di fantasia o se sono cose estrapolate da un romanzo...". Delusa profondamente da quelle illazioni, non avrei mai permesso che le sue parole offensive prevaricassero le mie verità, le mie lacrime. Così decisi che un giorno avrei scritto un libro, ma senza nessuna fantasia. Avrei estrapolato solo il passato e il presente di una vita vera, che qualcuno non ha rispettato...la mia. Dopo qualche anno durante una seduta psichiatrica mi venne chiesto cosa amavo fare, risposi la mamma. Mi chiese cosa amassi fare come donna, come essere umano e semplicemente risposi "scrivere, solo scrivere ". E così ho pubblicato un libro che racconta un po' di me, ma senza fantasia. Scrivo la vita per raccontare di me". 
Simona Poerio
E lo fa senza "sfronzoli". Seguendo il flusso del pensiero e delle emozioni. In forma quasi parlata per arrivare direttamente al lettore, trattando argomenti che toccano la vita di tutti. Facendo commuovere.
"Uso le mie esperienze per dialogare con le persone: una città intera mi ha puntato il dito addosso, quando ho iniziato a scrivere il libro volevo dire la mia. Sono riuscita a tirare fuori meno della metà di ciò che tenevo a raccontare". Simona sta dunque già preparando il sequel del romanzo - dopo aver già coperto le spese di stampa del primo seppur sia in vendita solo presso il suo Plaza Cafè di piazza Cermenati e sui circuiti online ma non ancora in alcuna libreria della città - e al tempo stesso sta ragionando sulla possibilità di concretizzare la stesura di un altro libro composto da una serie di capitoli
"ciascuno dedicato alla vita di qualcuno che ho conosciuto perché esistono tante persone coraggiose, tante persone a cui devo dire grazie per essermi rimaste accanto nelle difficoltà, seppur non vincolate da legami di parentela". Qualcuna la cita già nella prefazione del volume: Morra
"il mio l'angelo custode", Vale
"la mia persona" da più di 20 anni, la nipote Arianna e ancora
"fratelli di vita e di sangue, persi troppo presto" come Mario Trovato (fratello di Emiliano,
"il mio migliore amico e non il figlio del boss come titolarono i giornali dopo l'incidente stradale in cui perse la vita"), Gaetano Giordano (
"il figlio di una cugina di mia mamma a cui sono riuscita a dire ti voglio bene prima che un tumore lo portasse via") e Francesco Poerio (il cugino
"assassinato come un cane, con la foto sbattuta in prima pagina quando nemmeno io ho potuto avviciarmi suo cadavere"). Nel libro Simona parla anche di loro. Ma la protagonista rimane lei.
"Il racconto parte da dentro di me" spiega infatti, narrando pagina dopo pagina del proprio vissuto, dal matrimonio senza però dimenticare un accenno all'infanzia e al rapporto con la madre perché
"ciò rappresenta la base di ciò che si diventa poi da adulti". Senza mai cadere però nel vittimismo.
"L'orgoglio l'ho perso, la dignità no" afferma infatti con sicurezza, ammettendo
"sono morta tante di quelle volte, ora non mi tocca più niente. Se mi dai tanto, io ti do tanto. Se mi ignori, io faccio altrettanto. L'unico amore che ci rimane è quello che diamo via. Se metti in piazza i tuoi punti deboli, nessuno potrà mai attaccarti per quelli. Se ti prendi un po' in giro da sola, se riesci a essere autoironica, non potranno farlo gli altri".
Alice Mandelli