Lecco: il campione di vela Giovanni Soldini racconta la sua simbiosi con il team e la barca
In occasione della 41° edizione dell'Interlaghi - Trofeo Credito Valtellinese, sulle sponde del lago di Lecco è approdato un velista di eccellenza, Giovanni Soldini, giunto il loco grazie al support di Scuderia Blu - Dealer Maserati.
Conosciuto da tutti come 'il velista solitario', Soldini ha intrattenuto i tanti ammiratori presenti raccontando alcuni aneddoti della sua brillante carriera: classe 1966, la sua è una passione che nasce da bambino, quando attorno ai sette anni i genitori lo mettono su di un 'flying junior'. Le emozioni di quelle prime uscite, unite ai bei momenti con la famiglia a bordo di Garbì, un Alpa 12.70, lo fanno innamorare di quella che sarebbe diventata la sua grande passione e che, nel tempo, lo avrebbe condotto a traguardi allora impensabili.
Davanti ad un bicchiere di vino, il velista solitario è stato chiamato dai presenti a rispondere ad alcune delle loro curiosità: grandi e piccini, sportivi, campioni ed ex campioni della Canottieri, hanno così indagato diversi aspetti della vita dell'ospite d'onore, dalle questioni più tecniche a quelle più psicologiche. A chi gli ha domandato quale fosse la preparazione adeguata in vista di un viaggio importante, Soldini ha risposto che "in solitaria la miglior preparazione è sempre navigare. Per andare forte con una barca ci vuole una grande sintonia con essa: devi imparare a sentire la sua voce, a riconoscerne i suoni e i movimenti".
Sotto il versante psicologico ed emotivo, Soldini ha confessato che "i momenti bui ci sono per tutti e anche io ho pensato tante volte 'ma chi me lo ha fatto fare", ma come insegna il campione, "l'importante è ritrovare sempre dentro se stessi la forza per reagire, specialmente quando si è da soli".
Tante le imprese di Soldini così come quelle che vorrebbe ancora compiere: "Il mondo della vela è pieno di cose da fare, anche molto diverse tra loro: la Coppa America, il Giro del Mondo senza scalo, regate tra le boe, Fastnet ecc. E' un mondo bellissimo e vario, il massimo è cercare di fare un po' di tutto mantenendo un buon livello in ogni cosa, e non è semplice", ha confessato. E se c'è ancora un sogno che finora gli è sfuggito, quello è proprio la Volvo Ocean Race: "Ci ho provato per quasi due anni ma non ho trovato le risorse necessarie. Forse non sono abbastanza bravo", ha detto il campione, ma senza crederci troppo nemmeno lui.
Curiosità, consigli e confessioni hanno così accompagnato per una buona ora la serata ospitata dalla Canottieri: dopo gli autografi e le dediche sui libri, è stata la volta dell'Open bar Di Saronno e la tradizionale cena dell'Interlaghi in Canottieri, a cura dello chef Alberto Galbani, a cui Soldini non è voluto mancare.
Il campione Giovanni Soldini
Conosciuto da tutti come 'il velista solitario', Soldini ha intrattenuto i tanti ammiratori presenti raccontando alcuni aneddoti della sua brillante carriera: classe 1966, la sua è una passione che nasce da bambino, quando attorno ai sette anni i genitori lo mettono su di un 'flying junior'. Le emozioni di quelle prime uscite, unite ai bei momenti con la famiglia a bordo di Garbì, un Alpa 12.70, lo fanno innamorare di quella che sarebbe diventata la sua grande passione e che, nel tempo, lo avrebbe condotto a traguardi allora impensabili.
A sinistra con l'assessore alle Politiche per lo sviluppo e la promozione sportiva Stefano Gheza
Davanti ad un bicchiere di vino, il velista solitario è stato chiamato dai presenti a rispondere ad alcune delle loro curiosità: grandi e piccini, sportivi, campioni ed ex campioni della Canottieri, hanno così indagato diversi aspetti della vita dell'ospite d'onore, dalle questioni più tecniche a quelle più psicologiche. A chi gli ha domandato quale fosse la preparazione adeguata in vista di un viaggio importante, Soldini ha risposto che "in solitaria la miglior preparazione è sempre navigare. Per andare forte con una barca ci vuole una grande sintonia con essa: devi imparare a sentire la sua voce, a riconoscerne i suoni e i movimenti".
Sotto il versante psicologico ed emotivo, Soldini ha confessato che "i momenti bui ci sono per tutti e anche io ho pensato tante volte 'ma chi me lo ha fatto fare", ma come insegna il campione, "l'importante è ritrovare sempre dentro se stessi la forza per reagire, specialmente quando si è da soli".
Tante le imprese di Soldini così come quelle che vorrebbe ancora compiere: "Il mondo della vela è pieno di cose da fare, anche molto diverse tra loro: la Coppa America, il Giro del Mondo senza scalo, regate tra le boe, Fastnet ecc. E' un mondo bellissimo e vario, il massimo è cercare di fare un po' di tutto mantenendo un buon livello in ogni cosa, e non è semplice", ha confessato. E se c'è ancora un sogno che finora gli è sfuggito, quello è proprio la Volvo Ocean Race: "Ci ho provato per quasi due anni ma non ho trovato le risorse necessarie. Forse non sono abbastanza bravo", ha detto il campione, ma senza crederci troppo nemmeno lui.
Immancabili gli autografi
Curiosità, consigli e confessioni hanno così accompagnato per una buona ora la serata ospitata dalla Canottieri: dopo gli autografi e le dediche sui libri, è stata la volta dell'Open bar Di Saronno e la tradizionale cena dell'Interlaghi in Canottieri, a cura dello chef Alberto Galbani, a cui Soldini non è voluto mancare.
Giulia Achler