Calolzio: con una gerla carica di auspici e aspettative sulle spalle, don Giancarlo ha fatto il suo ingresso in parrocchia

Ingresso “bucolico” per don Giarcarlo Scarpellini, nuovo arciprete di Calolziocorte. Nel tardo pomeriggio odierno il sacerdote è stato accolto infatti dalla comunità della parrocchia di San Martino con una solenne celebrazione preceduta da una breve sfilata per le strade della cittadina, dal palazzo municipale alla chiesa, percorsa dal nuovo arrivato con una gerla sulle spalle all’interno della quale ognuno dei fedeli calolziesi ha idealmente riposto le proprie aspettative e uno speciale augurio rivolto al sostituto di don Leone Maestroni.

Al centro don Giancarlo con la gerla sulle spalle

Il messaggio dei giovani della parrocchia

Nel cesto – donato dai più piccini e retto, durante il cammino, non solo da don Giancarlo ma anche da altri sacerdoti legati a Calolziocorte presenti alla partecipata “processione” aperta dalla banda e “colorata” dal gonfalone comunale dietro al quale camminavano le autorità “laiche” locali – sono così stati inseriti dei semi consegnati dagli adolescenti che hanno chiesto al nuovo arciprete di aiutarli a coltivare la loro fede all’interno di una comunità “composta per la maggior parte da vecchi”, un innaffiatoio porto da una coppia di genitori in rappresentanza di tutte le famiglie e le cesoie proposte dalla “portavoce” degli adulti, consapevoli che “soltanto con una buona potatura sapremo essere migliori”.

L'incontro con le suore

Alcuni dei religiosi presenti alla cerimonia

I fedeli tutti, poi, dall’altare hanno espresso a don Giancarlo il “profondo desiderio di acqua fresca” avvertito da coloro i quali hanno bisogno “di essere di nuovo comunità” e nutrono dunque “tante aspettative” in riferimento alla nuova pagina di vita parrocchiale che sarà scritta dal prevosto, di fatto tornato a Calolzio dove era già stato in gioventù, ospite presso don Romano Alessio, allora curato insieme a don Oliverio Facchi, quando, al quarto anno di seminario, scelse di vivere una parentesi da prete operaio e venne destinato alla Rosa Metalmeccanica di Lecco.

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“Siamo consapevoli che nessuno ha la bacchetta magica – è scritto poi nella missiva, ricalcante il tema del vignaiuolo che ha fatto da filo conduttore della cerimonia con tanto di addobbo a tema anche in chiesa, letta a nome di tutti i parrocchiani – ma siamo tutti convinti che solo lavorando insieme il nostro campo potrà essere nuovamente ancora più fertile”.

Il "dono" delle famiglie

I rappresentanti dell'amministrazione comunale

Ma prima di arrivare a questo momento, altre tre tappe hanno caratterizzato la prima fase della celebrazione: l’incontro con le suore orsoline in piazza, il passaggio del bastone dell’arciprete con don Leone che non ha mancato di attribuire a don Matteo la volontà di portare avanti tale tradizione sbilanciandosi anche in una frase suonata più o meno così “per quel che ti ho conosciuto mi sa che non lo userai più” rivolta affettuosamente al suo successore e infine la liturgia di insediamento “presieduta” dal decano don Roberto Trussardi, delegato del vescovo.

Un bel primo piano di don Giancarlo sorridente

Il passaggio del bastone sul portone della chiesa con don Leone

Don Scarpellini, applaudito al suo ingresso in chiesa, ha così baciato la croce, prestando poi giuramento per infine cospargersi di acqua benedetta, baciare e incensare anche l’altare e sottoscrivere da ultimo l’atto ufficiale attraverso il quale è diventato a tutti gli effetti il nuovo arciprete di Calolzio.

La firma sul documento per l'accettazione dell'incarico di parroco

I sacerdoti presenti sull'altare

Nell’omelia, dopo i necessari ringraziamenti a don Leone, don Matteo e a tutti i volontari di parrocchia e oratorio, don Roberto rifacendosi alle letture tratte dal Libro dei Re e dalla Prima Lettera di San Paolo apostolo ai Corinzi nonché dal brano di Vangelo scelto per la quarta domenica dopo il martirio di San Giovanni Battista, ha chiesto a don Giancarlo nella sua triplice veste di uomo, cristiano e sacerdote, di essere angelo in carne ed ossa per sostenere nel momento del bisogno i suoi parrocchiani, regalo di Cristo con la parola e con le azioni rivolte verso chi incontrerà sulla sua strada e colui il quale spezza il pane della vita, cibo non da mettere in vetrina ma sulla tavola per essere condiviso. “Non manchi mai a don Giancarlo, don Matteo e don Leone una comunità che li sostenga” ha poi chiosato.

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A.M.
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