Il 16 agosto territorio in festa per S. Rocco. L'ex sindaco di Cremeno 'sfila' da diacono

Sempre diffuso è il culto di San Rocco, antico patrono dei viandanti, invocato nelle terribili pestilenze nel corso dei secoli, in quanto lui stesso colpito dal morbo e poi miracolosamente guarito, dopo essersi rifugiato in una capanna sulle rive del Po, vicino a Piacenza. E' raffigurato nelle statue e nei dipinti con le vesti del pellegrino, con bisaccia, bastone e con il cane che porta un pezzo di pane. Rocco, infatti, quando fu colpito da peste non morì di fame perché un cane, ogni giorno, portava all'infermo un grosso pezzo di pane.

San Rocco a Cremeno

San Rocco a Cremeno

            Il quotidiano l'Eco di Bergamo ha elencato, qualche anno fa, che nel territorio della diocesi orobica 87 comunità festeggiano San Rocco, dalla città a solitarie chiesette campestri ed alpestri. Nell'elenco figurano anche le lecchesi Vercurago e Sopracornola di Calolziocorte, che sono in diocesi di Bergamo.

Limonta, Oliveto Lario

            Sono, comunque, numerose, nel solco di un'antichissima tradizione, le celebrazioni di San Rocco in tutto il lecchese, dalla Brianza alla Valsassina, passando per Olginate dove la festa è stata rilanciata nel 2001, dopo un periodo di oblio. Quest'ultima festa è promossa da un gruppo di residenti in via San Rocco, dove si trova una piccola chiesa dedicata al Santo.
            Fra i piccoli nuclei che rivivono per San Rocco c'è Mozzana di Galbiate, sui primi rilievi verso Colle Brianza. E' la chiesetta chiamata anche dei Promessi Sposi per le immagini cinematografiche girate nel film del regista Camerini sul romanzo di Alessandro Manzoni, all'inizio degli anni '40.

A destra San Rocco a Cremeno

Ravellino, Colle Brianza

            A Ravellino di Colle Brianza la sagra di San Rocco dura alcuni giorni e vede, oltre le cerimonie religiose, con la solenne processione, anche una curiosa e singolare "passerella" di asinelli nel vecchio nucleo del paese. Si possono trovare anche i tradizionali "panini" di San Rocco.
            Una festa grande e storica è quella di Cremeno, in Valsassina. I fedeli della parrocchia di San Giorgio conservano la memoria e la devozione degli avi, ricordando il voto del 1836, durante una terribile pestilenza di colera. Era, tra l'altro, quest'ultimo voto eco di quello precedente del 1472, durante l'infuriare della peste. Cremeno annovera memorie particolari di San Rocco, che vanno da una delle vie più centrali del paese alla seconda delle cinque campane della torre, dalla pala d'altare in onore del santo alle due belle statue in legno, una del 1836 e l'altra al 1956. C'è poi l'oratorio di San Rocco, divenuto sacrario dei Caduti, risalente, come prima costruzione, al 1594. La solenne processione muoverà alle 15 dalla parrocchiale di Cremeno e vedrà i Confratelli con l'antica divisa dalla mantellina rossa e dalla tunica bianca.

Confraternita

Ravellino, Colle Brianza

I Confratelli saranno chiamati, soprattutto, con turni vari, a portare la statua di San Rocco che, con il relativo basamento, supera il peso dei tre quintali. Le divise della Confraternita sono state conservate sino ai giorni nostri grazie alla premurosa attenzione di Peppino Devizzi. Nelle processione sfileranno anche gli stendardi in onore di San Rocco, patrono soprattutto di viandanti e pellegrini, molto popolare in tutta la Valsassina, dove sentieri alpestri, mulattiere, antichi tratturi sono punteggiati da dipinti ed edicole sacre dedicate, appunto a San Rocco. Il santo, che un tempo era patrono dei viandanti è diventato anche quello dei turisti e di coloro che trascorrono le vacanze nel mese di agosto, quando cade il giorno della sua ricorrenza.

Ravellino, Colle Brianza

            La processione di San Rocco vede la partecipazione con fascia tricolore dei sindaci di Cremeno e di Cassina. Vi ha preso pare per anni il sindaco di Cremeno Fabrizio Valsecchi. Ora sarà in processione come diacono permanente della diocesi di Milano. Al termine della processione, all'interno della parrocchiale, vi sarà il bacio della reliquia, con il canto solenne del Te Deum di ringraziamento.
Aloisio Bonfanti
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