Bertacchi: in lockdown inizia a comporre poesie, ora a 18 anni emoziona scrivendo di guerra

"Caro diario, fermati con me e ascolta questo straziante grido...". È uno dei primi versi de "La guerra che sembrava lontana", struggente poesia a firma di Emanuele Brena, studente di appena 18 anni iscritto all'indirizzo regionale dell'Istituto Bertacchi di Lecco. A scuola il suo ultimo componimento sta letteralmente spopolando, tanto tra i compagni quanto tra gli insegnanti, rimasti profondamente colpiti e ammirati dalla capacità di un così giovane alunno di trasporre sulla carta le emozioni e le paure suscitate in lui dalla recente esplosione del conflitto in Ucraina, ma in generale dal pensiero della violenza che troppo spesso rovina il mondo.

Emanuele Brena

"Il titolo parla già da sè: a volte la guerra ci appare qualcosa di lontano - e magari geograficamente lo è - ma dal punto di vista umano non possiamo non considerarla vicina a noi, perché in realtà ci chiama tutti in causa" ci ha detto Emanuele, residente a Primaluna e iscritto alla 4^B OTS, che già lo scorso anno era balzato agli onori della cronaca - almeno tra le mura della scuola di via XI Febbraio - per aver vinto un concorso di poesia interno con "Ceneri lucenti".
"Ho composto il testo come un dialogo con il mio diario. Il protagonista è un bimbo che con il suo peluche vaga tra le macerie della guerra, in cerca della sua mamma che però non troverà mai: lei non è più tra noi, ma lo guida verso la strada del futuro dal cielo. Penso che la guerra sia una questione di tutti, che non può lasciare indifferenti: ognuno di noi dovrebbe prendersi la responsabilità di provare a cambiare le cose, perché non possiamo accettare di arrenderci ai capricci infantili di pochi potenti".
Appassionato di letteratura fin da piccolo, con una predilezione particolare per Dante, Emanuele ha iniziato a scrivere poesie durante il primo lockdown, ispirandosi a momenti della sua vita quotidiana e arrivando a centinaia di componimenti: uno slancio straordinario, degno dei migliori artisti. "Per assurdo, quel periodo è stato molto piacevole e positivo per me: mi ha aiutato a mettermi in gioco e ad andare a fondo nelle mie sensazioni, tanto che una volta tornato a scuola mi sono sentito una persona diversa, meno timida e più aperta agli altri" ha proseguito lo studente valsassinese, sottolineando come proprio la poesia sia stata per lui di grande aiuto in questo suo percorso di crescita umana. "Non so che cosa mi riserverà il futuro e quale strada professionale prenderò, ma spero di poter continuare a scrivere come sto facendo ora, per suscitare emozioni attraverso i pensieri quotidiani".
Intanto, Emanuele Brena ha voluto condividere il testo de "La guerra che sembrava lontana" con noi e i nostri lettori.

La guerra che sembrava lontana

Gridano le voci lungo quelle strade, e con struggevole tristezza,
raccolgono i detriti di un passato cancellato da un capriccio infantile
Caro diario, fermati con me, e ascolta questo straziante grido
Cammina per la strada un docile bambino, che con paura va alla ricerca
della sua mamma
Cammina e va con il suo dolce peluche in mano
Corre
Sopra il nostro cielo si vedono solo le nuvole bianche, che non vengono
tormentate dagli sguardi innocenti di chi, purtroppo, ha perso la
speranza
Scivola timido oggi il mio inchiostro su questa pagina e con animo mesto
cerco di consolare il suo spirito
Cara stella, è passato il tempo delle notti magiche, quando facevi
tremare il mio cuore
Passa il tempo sopra quel bambino, che stanco si siede sul ciglio della
strada
Coccola il suo peluche, e ride
Attorno tutto è deserto, il silenzio della città rimbomba solo la sua voce
Caro diario, su quella strada polverosa marcia la storia distrutta
Evaporano le lacrime di chi soffre
Caro diario, la guerra è lontana vero?
Attimi di falsa consapevolezza
La guerra non è mai lontana
Essa prende tutti perchè coinvolge umani come noi
Donne, bambini, uomini
Tutti
Passa intanto il tempo
E nulla si ferma, ancora piange la povera donna che ha abbandonato
suo marito
Lo rivedrà?
Un futuro incerto prende vita
Vivono queste persone con la forza dell'inerzia
Mentre al suono dell'allarme scivolano nell'incubo della paura
La guerra non è distante
Davanti ad uno specchio si guardano gli uomini
E attoniti ammirano il disastro dei loro capricci
Il rimorso vive dove non c'è coscienza
Gocce di pioggia scivolano lentamente sulla mia pelle
Scivola fra i palazzi distrutti il dolce bambino, parla e gioca col suo
peluche
Lo abbraccia e vaga senza meta
Caro diario, manda il tuo dolce spirito a consolare ogni dolore di questa
gente
Ora il tempo chiama a raccolta anche me
Prega per chi ha la sfortuna di vivere tali miserie
È ormai sera
Il dolce bambino va, non smette di camminare
Cerca la sua mamma
Piano piano si immerge nel tramonto
E la sua mamma, dall'alto del cielo, lo guida e lo protegge
La guerra che sembrava lontana chiama a raccolta gli occhi di chi ha
coscienza
Dolce bambino
Stringi fra le braccia quel ricordo, perchè possa guidarti in un mondo
migliore
Ultime righe di una storia non realizzabile
Ti do la buona notte dolce diario
Fa’ che all'alba la pace non sia un'utopia
Fa’ che la pace sia il destino fatale del nostro mondo

Ema
B.P.
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