Draghi, streghe, nani, ballerine e cavalieri per la giustizia
Se nei racconti epici l'elemento caratterizzante era la lotta tra il Bene e il Male e quindi il possibile trionfo della Giustizia, anche oggi, con molto meno romanticismo ma altrettanto ridondante narrazione mediatica, si assiste ad analoghe vicende.
Solo che queste vicende attuali, mi riferisco alla complessa questione della finanziaria- legge di bilancio 2022 in corso di definizione, sono tutt'altro che fantasticherie perché coinvolgono molto concretamente, in modo diretto o indiretto, molteplici aspetti della nostra quotidianità, come pure elementi strutturali del nostro sistema di vita sociale ed economico.
Quindi l'unico collegamento con fiabe e leggende mi sembra possa essere costituito, in questo caso, solo dal nome di Draghi, il nostro presidente del Consiglio, anche se non pochi operatori del circo mediatico lo stanno dipingendo in termini quasi "mitici".
Del resto streghe, nani e ballerine hanno sempre abbondato nella conveniente ed ossequiente sequela del Potere Economico. A maggior ragione oggi.
Non che Draghi non abbia acquisito un consolidato prestigio a più valenze nel corso della sua lunga carriera come è altrettanto oggettivo che stia ora cercando di svolgere un difficile ruolo istituzionale, ma occorrerebbe, a mio parere, giudicare il suo operato non sui più o meno presunti "meriti" pregressi ma sulle concrete scelte che pur faticosamente, anche a causa di una classe partitica strumentale ai propri fini, sta cercando di portare avanti.
C'è infatti chi sostiene sia l'alfiere del neoliberismo imperante, specie finanziario, quindi "uomo del sistema" e chi invece lo descrive come un "illuminato" statista anche con sensibilità sociali, purtroppo tirato un po' da tutte le parti.
Ci sono però, sempre a mio parere, indicatori reali per valutare da che parte "batta realmente il suo cuore". Non volendo allungarmi troppo, e quindi necessariamente semplificando, ne indico un paio incentrate su un elemento che dovrebbe essere basilare per un politico che si dica realmente mosso da principi di giustizia sociale :
la questione di come siano spalmati gli sgravi della tassazione Irpef e l'altrettanto spinosa e strutturale questione del contrasto alle delocalizzazioni facili che spogliano interi territori di enormi risorse economiche, professionali e soprattutto umane.
Sul primo fronte sarà importante vedere se e come le istanze finalizzate ad una maggior equità distributiva avanzate da 2 sindacati saranno accolte. Su questo fatto ci sarebbe molto da discutere ma tutto si può dire fuorché che non occorra prelevare più risorse da chi ha di più, rispetto a chi ha di meno.
Il tutto sempre inquadrato nella persistente logica delle quadrature di bilancio e dell'ormai mitico debito pubblico su cui andrebbero spesi perlomeno molti e significativi dubbi strutturali.
Sull'annosa questione della riduzione del fisco fanno, ad esempio e a mio parere, amaramente "sorridere" le lamentele di chi, percettore di redditi annuali superiori a 75.000 euro, satiricamente ironizza ( rispetto alla proposta nei loro confronti di congelare per un anno i benefici della previsto abbassamento dell' Irpef, a vantaggio di chi ha di meno ... sich !!!) auto assegnandosi un "pagate maledetti ricchi" e così strumentalmente contrapponendosi ad altri percettori di redditi ben più bassi. Quasi che siano gli unici a faticare ... di questo passo si arriverà a proclamare "beati i poveri perché non hanno problemi derivanti dallo "stress" di investire oculatamente i capitali".
Certo il discorso ci porterebbe molto lontano e non potrebbe che partire dalla coerenza che uno Stato dovrebbe avere nel perseguire soprattutto - per la stessa logica sopra evidenziata - i grandi evasori e non rischiare di "accanirsi" coi percettori di redditi minimi (purché oggettivi), siano essi dipendenti che piccoli operatori in proprio. Partendo dall'alto nella lotta all'evasione fiscale, tanto proclamata a parole quanto mai del tutto attuata, si creerebbe un effetto progressivo a cascata che recuperando gettito "in alto" potrebbero consentire di ridurre le tasse in basso rimuovendo così l'alibi dell'evasione di "necessità". Ma per fare questo occorrerebbe una scelta Politica chiara che difficilmente potrà partire, se non adeguatamente perorata, da realtà partitiche più orientate, a vario titolo, a tenersi buoni i ceti più ricchi e a ingannevolmente far credere al "popolino", specie dei moltissimi artigiani e piccoli imprenditori (che caratterizzano positivamente questo nostro martoriato Paese e che di questi tempi tirano particolarmente la cinghia), che le loro sorti siano strettamente legate a quelle degli straricchi. Mentre in realtà finiscono spesso con l'essere molto più simili a quelle sempre più precarie dei loro dipendenti.
Ecco perché trovo semplicemente e strutturalmente giusta l'azione riequilibratrice di Landini e Bombardieri, che sembra si siano finalmente risvegliatisi dalla palude dell'apparente impotenza. Certo la grancassa mediatica di gran parte dei "talk show" sia televisivi che cartacei li sta dipingendo come quasi degli irresponsabili e comunque isolati ma questo è certamente il prezzo che si deve sempre pagare quando si cerca di incidere realmente su andazzi quasi strutturalmente consolidati.
L'altro indicatore "di sistema" a cui facevo riferimento, che mi sembra ineludibile se si vuol realmente cambiare, è quello di varare norme cogenti che impediscano o perlomeno condizionino fortemente le delocalizzazioni selvagge di significative realtà produttive. Il proliferare di molti e analoghi casi è sotto gli occhi di tutti.
Come è anche risaputo che ci sono da tempo proposte di legge in cantiere ( una co-elaborata dai lavoratori della GKN di Campi Bisenzio coinvolti in una di queste gravissime vicende) per regolare questa dirimente questione.
In pratica siamo di fronte anche in questo caso ad una scelta strutturale : o il sistema di regole e norme - oltre che azioni "politiche" a supporto - tutela i lavoratori e interi territori dall'inevitabile impoverimento derivante da azioni predatorie di multinazionali e simili o, di fatto, si sancisce il primato assoluto del profitto a scapito di Donne e Uomini.
Come si vede entrambe queste delicatissime questioni rappresentano un vero e proprio spartiacque di sistema ed è su questi indicatori che si dovrà infine giudicare l'operato - illuminato o meno - di Draghi, streghe, nani, ballerine e cavalieri di Giustizia !
Solo che queste vicende attuali, mi riferisco alla complessa questione della finanziaria- legge di bilancio 2022 in corso di definizione, sono tutt'altro che fantasticherie perché coinvolgono molto concretamente, in modo diretto o indiretto, molteplici aspetti della nostra quotidianità, come pure elementi strutturali del nostro sistema di vita sociale ed economico.
Quindi l'unico collegamento con fiabe e leggende mi sembra possa essere costituito, in questo caso, solo dal nome di Draghi, il nostro presidente del Consiglio, anche se non pochi operatori del circo mediatico lo stanno dipingendo in termini quasi "mitici".
Del resto streghe, nani e ballerine hanno sempre abbondato nella conveniente ed ossequiente sequela del Potere Economico. A maggior ragione oggi.
Non che Draghi non abbia acquisito un consolidato prestigio a più valenze nel corso della sua lunga carriera come è altrettanto oggettivo che stia ora cercando di svolgere un difficile ruolo istituzionale, ma occorrerebbe, a mio parere, giudicare il suo operato non sui più o meno presunti "meriti" pregressi ma sulle concrete scelte che pur faticosamente, anche a causa di una classe partitica strumentale ai propri fini, sta cercando di portare avanti.
C'è infatti chi sostiene sia l'alfiere del neoliberismo imperante, specie finanziario, quindi "uomo del sistema" e chi invece lo descrive come un "illuminato" statista anche con sensibilità sociali, purtroppo tirato un po' da tutte le parti.
Ci sono però, sempre a mio parere, indicatori reali per valutare da che parte "batta realmente il suo cuore". Non volendo allungarmi troppo, e quindi necessariamente semplificando, ne indico un paio incentrate su un elemento che dovrebbe essere basilare per un politico che si dica realmente mosso da principi di giustizia sociale :
la questione di come siano spalmati gli sgravi della tassazione Irpef e l'altrettanto spinosa e strutturale questione del contrasto alle delocalizzazioni facili che spogliano interi territori di enormi risorse economiche, professionali e soprattutto umane.
Sul primo fronte sarà importante vedere se e come le istanze finalizzate ad una maggior equità distributiva avanzate da 2 sindacati saranno accolte. Su questo fatto ci sarebbe molto da discutere ma tutto si può dire fuorché che non occorra prelevare più risorse da chi ha di più, rispetto a chi ha di meno.
Il tutto sempre inquadrato nella persistente logica delle quadrature di bilancio e dell'ormai mitico debito pubblico su cui andrebbero spesi perlomeno molti e significativi dubbi strutturali.
Sull'annosa questione della riduzione del fisco fanno, ad esempio e a mio parere, amaramente "sorridere" le lamentele di chi, percettore di redditi annuali superiori a 75.000 euro, satiricamente ironizza ( rispetto alla proposta nei loro confronti di congelare per un anno i benefici della previsto abbassamento dell' Irpef, a vantaggio di chi ha di meno ... sich !!!) auto assegnandosi un "pagate maledetti ricchi" e così strumentalmente contrapponendosi ad altri percettori di redditi ben più bassi. Quasi che siano gli unici a faticare ... di questo passo si arriverà a proclamare "beati i poveri perché non hanno problemi derivanti dallo "stress" di investire oculatamente i capitali".
Certo il discorso ci porterebbe molto lontano e non potrebbe che partire dalla coerenza che uno Stato dovrebbe avere nel perseguire soprattutto - per la stessa logica sopra evidenziata - i grandi evasori e non rischiare di "accanirsi" coi percettori di redditi minimi (purché oggettivi), siano essi dipendenti che piccoli operatori in proprio. Partendo dall'alto nella lotta all'evasione fiscale, tanto proclamata a parole quanto mai del tutto attuata, si creerebbe un effetto progressivo a cascata che recuperando gettito "in alto" potrebbero consentire di ridurre le tasse in basso rimuovendo così l'alibi dell'evasione di "necessità". Ma per fare questo occorrerebbe una scelta Politica chiara che difficilmente potrà partire, se non adeguatamente perorata, da realtà partitiche più orientate, a vario titolo, a tenersi buoni i ceti più ricchi e a ingannevolmente far credere al "popolino", specie dei moltissimi artigiani e piccoli imprenditori (che caratterizzano positivamente questo nostro martoriato Paese e che di questi tempi tirano particolarmente la cinghia), che le loro sorti siano strettamente legate a quelle degli straricchi. Mentre in realtà finiscono spesso con l'essere molto più simili a quelle sempre più precarie dei loro dipendenti.
Ecco perché trovo semplicemente e strutturalmente giusta l'azione riequilibratrice di Landini e Bombardieri, che sembra si siano finalmente risvegliatisi dalla palude dell'apparente impotenza. Certo la grancassa mediatica di gran parte dei "talk show" sia televisivi che cartacei li sta dipingendo come quasi degli irresponsabili e comunque isolati ma questo è certamente il prezzo che si deve sempre pagare quando si cerca di incidere realmente su andazzi quasi strutturalmente consolidati.
L'altro indicatore "di sistema" a cui facevo riferimento, che mi sembra ineludibile se si vuol realmente cambiare, è quello di varare norme cogenti che impediscano o perlomeno condizionino fortemente le delocalizzazioni selvagge di significative realtà produttive. Il proliferare di molti e analoghi casi è sotto gli occhi di tutti.
Come è anche risaputo che ci sono da tempo proposte di legge in cantiere ( una co-elaborata dai lavoratori della GKN di Campi Bisenzio coinvolti in una di queste gravissime vicende) per regolare questa dirimente questione.
In pratica siamo di fronte anche in questo caso ad una scelta strutturale : o il sistema di regole e norme - oltre che azioni "politiche" a supporto - tutela i lavoratori e interi territori dall'inevitabile impoverimento derivante da azioni predatorie di multinazionali e simili o, di fatto, si sancisce il primato assoluto del profitto a scapito di Donne e Uomini.
Come si vede entrambe queste delicatissime questioni rappresentano un vero e proprio spartiacque di sistema ed è su questi indicatori che si dovrà infine giudicare l'operato - illuminato o meno - di Draghi, streghe, nani, ballerine e cavalieri di Giustizia !
Germano Bosisio