Inaugurata la “Piccola”. Ma adesso va riempita

L’hanno battezzato Urban Center di Lecco, che sarà certo più trendy. Ma per i lecchesi resta la “Piccola”, lo storico scalo merci in disuso ormai da decenni e che dopo un’odissea burocratica durata più di trent’anni e altri due anni e mezzo di lavori è tornata un luogo da vivere. Il quindicesimo rione della città, come lo definisce il sindaco. 
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Ultimati i lavori di ristrutturazione delle vecchie palazzine, ieri è stato il momento del tanto atteso taglio del nastro, ma ora arriva quello più delicato, l’autentica sfida e cioè come riempire quelle stecche e che fare dell’intera area di circa ventimila metri quadri nel cuore della città.
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Non è un caso che, dopo l’inaugurazione del tardo pomeriggio, già in serata, nella palazzina ultimata è stato ospitato il primo dei tre incontri sul tema del piano di governo del territorio – lo strumento con il quale si definisce lo sviluppo urbanistico dei prossimi anni – proprio con al centro il futuro della “Piccola”, per lanciare suggestioni e raccogliere suggerimenti, un’operazione che continuerà nei prossimi mesi «perché questa – ha detto il sindaco Mauro Gattinoni – è l’ultima opportunità strategica della città e non si può sbagliare».
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Ma intanto ci si gode questo primo traguardo importante, costato 4 milioni e 700mila euro, dei quali metà coperti con i fondi europei del cosiddetto Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza).
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«E’ un momento pazzesco – ha esordito lo stesso primo cittadino nel suo intervento -. Siamo in un luogo del lavoro. Qui arrivavano i treni che scaricavano le merci per tutte le nostre industrie. Per sua natura, quindi, questo è luogo di incontro e di scambio, un luogo dove ci si misura. Ed è quello che dovrà essere per il futuro della città: un luogo di incontro e di scambio. Dopo anni di abbandono era diventato un luogo di bivacchi di fortuna, c’erano persone accampate alla bell’e meglio e, prima dell’apertura del cantiere, avevamo dovuto effettuare tre sgomberi, ce lo ricordiamo tutti, era il peggio di una brutta periferia. Rigenerare vuol dire proprio questo: prendere uno spazio e recuperarlo, ma è necessario che se ne riconosca un senso. Se i lecchesi lo frequenteranno diventerà uno spazio vivo in cui riconoscersi, uno spazio a disposizione di tutti, uno spazio per la città. Ora inizia un processo per trovare questo senso. Non ci c’è una proposta predefinita e questo luogo può ospitare di tutto. Oggi, nessuno progetta più uno spazio per un unico uso, bensì multifunzionale. E no lo si può decidere a tavolino, ma strada facendo».
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Per esempio – ha sottolineato Gattinoni – nella sala in cui si è svolta la cerimonia mancano i vetri alle lunette superiori e vi sono soltanto delle zanzariere perché tra le ipotesi sorte in passato vi era anche quello di una sorta di mercato coperto e allora i vetri superiori erano controproducenti: «Si potranno realizzare tantissime cose, in ore diverse della giornata, in giorni diversi, in mesi diversi, in stagioni diverse.»
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Il prossimo intervento sarà la sistemazione del piazzale antistante che diventerà un’area verde: i lavori partiranno a novembre e dovrebbero concludersi a marzo con un investimento di 400mila euro. Saranno piantati alberi, installate panchine e fontane, mentre il camminamento principale sarà lastricato con il granito che un tempo pavimentava corso Matteotti dove sorgeva la “Badoni” e anche questo è stato indicato come un altro modo di far rivivere la memoria della città. Sarà la nostra Piccola, la vostra Piccola, il quindicesimo rione della città, il rione delle relazioni.»
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L’assessore ai lavori pubblici Maria Sacchi ha poi ricordato come questo luogo per molti anni sia apparso a chi vi passava come cupo: «E allora parliamo di chiuso e aperto, parliamo di cose e merci e di persone. Abito a Lecco da cinquant’anni e questo posto l’avevo sempre visto chiuso e adesso essere qui in un luogo che non è più chiuso ma aperto, che non accoglie più cose e merci e persone, nel mezzo della città, è la gioia più grande. Ed è un posto magnifico: da qui vediamo tutte le nostre montagne».
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Sacchi ha poi ricordato come l’intervento di recupero sia stato particolarmente delicato, perché l’edificio sottostà a un vincolo della Soprintendenza ai beni culturali. E allora sono stati mantenuti il colore, la pavimentazione, le orlature delle tettoie, le capriate, i volumi originali.
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Ne ha parlato Massimiliano De Adamich, il titolare dell’impresa Img di Milano che ha eseguito i lavori: «Quando si mette mano a questi edifici che hanno una storia ci sono mille problemi E per superarli serve la collaborazione di tutti. Collaborazione che in questo caso c’è stata.»
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Da parte sua, l’architetto Piero Luconi, progettista assieme a all’architetto Sergio Fumagalli, purtroppo scomparso lo scorso anno, ha definito questo intervento «un’avventura bellissima».
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E’ stata infine Federica Micheletti di “Itinerari paralleli” a spiegare come ci si muoverà nelle prossime settimane per cominciare a riflettere sul destino dal complesso e dell’intera area, essendo per ora punto fermo il solo ristorante che sorgerà nella seconda stecca e la cui gestione sarà affidata alla Ristogest che già gestisce l’ostello di San Giovanni.
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«La nostra società – ha detto Micheletti – si occupa di trasformazione urbana. Gli “spazi” diventano “luoghi” quando vengono riempiti di persone e iniziative. E allora il mercoledì – uno dei due giorni di mercato – diventerà anche il giorno in cui funzionerà un laboratorio civico permanente. Alla mattina ci si dedicherà alla coprogettazione con enti e associazioni, al pomeriggio incontri privati e dalle 16 alle 18 tutti i cittadini potranno venire e dire cosa vogliono all’interno della “Piccola”.»
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Poi, la foto di gruppo con amministratori e operatori: i tecnici comunali e quelli privati, chi ha operato negli uffici e chi direttamente sul posto come il capocantiere Giovanni Maccaldi che aveva un pressoché quotidiano confronto con l’assessore Sacchi. E naturalmente il taglio del nastro, seguito dalla visita dei grandi saloni.
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La giornata, come detto, non si è però chiusa così. In serata, si è infatti svolto un primo incontro per cominciare a raccogliere suggerimenti «per cominciare a decidere – ha detto ancora Gattinoni al pubblico presente – quello che questo luogo dovrà essere nei prossimi anni per la città».
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Il sindaco ha poi presentato un’ipotesi progettuale iniziale e che ora vale come una semplice suggestione: trasformare il parcheggio di superfice in un silo interrato di due piani passando dagli attuali 250 a 766 posti-macchina. E sopra una grande area verde ondulata, magari un anfiteatro che possa accogliere addirittura cinquemila persone, o un auditorium da 1500 posti. E poi una passerella pedonale che scavalchi la ferrovia e un tunnel che invece la sottopassi collegando la via Amendola alla rotonda dell’istituto “Parini” e quindi all’attraversamento. Solo uno spunto di discussione, nulla è stato deciso e di queste idee magari non si farà nulla perché dai lecchesi arriveranno invece altre richieste.
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L’assessore all’urbanistica Giuseppe Rusconi ha sottolineato come quella della “Piccola” – secondo quanto stabilito dall’accordo di programma sottoscritto nel 2003 dal Comune con altri enti e istituzioni – dovrà essere un’area di servizi. Ha poi ricordato come già per la predisposizione del nuovo piano di governo del territorio nei mesi scorsi siano state raccolte indicazioni in occasione di incontri ai quali hanno partecipato cittadini e associazioni «e parte di quei suggerimenti è contenuta nella bozza di piani che dovrà essere approvato all’inizio del prossimo anno.»
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E ciò vale anche per la “Piccola”, un quartiere che dovrà fornire servizi alla città e nello stesso tempo contribuire a “estroflettere” il centro della città e cioè superare quel concetto di centro che hanno i lecchesi e che è ridotto alle piazze XX Settembre e Garibaldi, alle vie Roma e Cavour, un centro cittadino quindi che allargherà i propri confini.
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Per il sindaco Gattinoni, inoltre, è stata anche l’occasione per dire che il palco tradizionalmente collocato davanti alla facciata del Teatro della Società per le iniziative estive dovrà essere in qualche modo rivisto: «E’ stato ed è un punto di raccolta importante e resterà, ma la sua struttura dovrà essere meno ingombrante.»
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In quanto agli interventi del pubblico, di là da alcuni chiarimenti tecnici e procedurali, c’è chi ha sostenuto l’ipotesi di realizzare una grande area verde, chi ha chiesto la realizzazione di punti di riferimento per le donne come Irene Riva per l’associazione “Femminile presente” e chi per i giovani che non hanno luoghi dove ritrovarsi, chi ha proposto di realizzare alla “Piccola” l’hub di interscambio previsto in via Balicco, chi si è interrogato sulla possibilità di un palazzetto, chi di strutture sportive, chi ha polemizzato come Angelo Riva del Crams ricordando come anche altre aree strategiche siano da considerare, per quanto di proprietà privata, come l’ex Leuci al Caleotto o la ex Sae al Garabuso.
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Attenzione anche alla sicurezza, una grande area come la “Piccola” se non dovesse essere utilizzata con costanza potrebbe diventare malfrequentata, un rischio che si potrebbe già presentare nei primi tempi e le brutte frequentazioni potrebbero finire con l’allontanare i lecchesi.
D.C.
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